Il sito francese Allocine ha chiesto ai candidati all'Eliseo quali sono i loro film preferiti. Tra polpettoni e grandi classici, spuntano western e film per bambini. Stanley Kubrick, citato sia da Sarkozy che da Hollande, il regista più apprezzato
di Greta Sclaunich
Serate casalinghe, sdraiati sul divano davanti a serie tv a stelle e strisce: Nicolas Sarkozy e Carla Bruni raccontavano di rilassarsi così, come una coppia qualunque. Ma con il primo turno delle elezioni presidenziali alle porte il presidente uscente (e candidato per la seconda volta all’Eliseo) ha deciso di correggere il tiro e rispolverare i grandi classici della storia del cinema. E la sua top list, pubblicata sul sito francese Allocine (che, a una settimana dalla chiamata alle urne, ha chiesto ai candidati i loro cinque film preferiti) rivela gusti raffinati.
Tanto per cominciare, esordisce dicendo che “non esiste un solo cinema, ma una moltitudine di stili incomparabili fra loro. Come potrei gerarchizzare i film che adoro?”. Però cinque titoli li cita: “La passione di Giovanna d’Arco” di Carl Theodor Dreyer, “L’Atalante” di Jean Vigo, “New York – Miami” di Frank Capra, “Lolita” di Stanley Kubrick. Che avesse una predilezione per il cinema italiano, già si sapeva: stavolta Sarkozy, che in passato aveva già detto di amare il neorealismo, cita “Roma città aperta” di Roberto Rossellini e “Bellissima” di Luchino Visconti.
Il suo rivale, il socialista François Hollande, preferisce invece il cinema francese. Nella sua lista compaiono “Baci rubati” di François Truffaut, “La mia notte con Maud” di Eric Rohmer e “Sotto la sabbia” di François Ozon. A sorpresa spunta un western, ma non uno qualunque: si tratta de “Il grande sentiero”, opera con cui John Ford fece il suo mea culpa nei confronti dei pellirossa (un altro film dello stesso regista, “L’uomo che uccise Liberty Valance”, compare nella lista di Jacques Cheminade, candidato per Solidarietà e Progresso). E poi c’è di nuovo Kubrick, con “Spartaco” – film che fa capolino anche nella top 5 di un altro candidato di sinistra, Philippe Poutou.
Ma la sinistra francese punta anche sull’ironia per conquistare voti. Basta dare un occhio ai titoli elencati da altri leader della gauche: Nathalie Arthaud, di Lotta operaia, cita “Galline in fuga” (di Peter Lord e Nick Park) mentre Jean-Luc Mélenchon, che guida la coalizione Front de gauche, nomina “Apocalipse Now” (di Francis Ford Coppola) e “Blade Runner” (di Ridley Scott). Mentre la candidata dei Verdi Eva Joly inserisce “Il Padrino” di Francis Ford Coppola.
A destra, invece, poche sorprese. Nella lista di Marine Le Pen, candidata del Front National, compaiono polpettoni storici costruiti intorno a grandi figure di combattenti solitari, come “Braveheart” di Mel Gibson e “Il Gladiatore” di Ridley Scott (ma c’è anche “Il silenzio degli innocenti” di Jonathan Demme). Il cinema italiano d’autore ritorna anche nella top 5 di Nicolas Dupunt-Aignan, leader di Debout la République, che si rivela grande fan de “La dolce vita” di Federico Fellini.
La vera chicca, però, compare in fondo alla lista compilata dal centrista François Bayrou, che guida il MoDem: “Pretty woman” di Garry Marshall. “Per Julia Roberts”, ammette lui, rivelandosi grande fan dell’attrice americana.
Serate casalinghe, sdraiati sul divano davanti a serie tv a stelle e strisce: Nicolas Sarkozy e Carla Bruni raccontavano di rilassarsi così, come una coppia qualunque. Ma con il primo turno delle elezioni presidenziali alle porte il presidente uscente (e candidato per la seconda volta all’Eliseo) ha deciso di correggere il tiro e rispolverare i grandi classici della storia del cinema. E la sua top list, pubblicata sul sito francese Allocine (che, a una settimana dalla chiamata alle urne, ha chiesto ai candidati i loro cinque film preferiti) rivela gusti raffinati.
Tanto per cominciare, esordisce dicendo che “non esiste un solo cinema, ma una moltitudine di stili incomparabili fra loro. Come potrei gerarchizzare i film che adoro?”. Però cinque titoli li cita: “La passione di Giovanna d’Arco” di Carl Theodor Dreyer, “L’Atalante” di Jean Vigo, “New York – Miami” di Frank Capra, “Lolita” di Stanley Kubrick. Che avesse una predilezione per il cinema italiano, già si sapeva: stavolta Sarkozy, che in passato aveva già detto di amare il neorealismo, cita “Roma città aperta” di Roberto Rossellini e “Bellissima” di Luchino Visconti.
Il suo rivale, il socialista François Hollande, preferisce invece il cinema francese. Nella sua lista compaiono “Baci rubati” di François Truffaut, “La mia notte con Maud” di Eric Rohmer e “Sotto la sabbia” di François Ozon. A sorpresa spunta un western, ma non uno qualunque: si tratta de “Il grande sentiero”, opera con cui John Ford fece il suo mea culpa nei confronti dei pellirossa (un altro film dello stesso regista, “L’uomo che uccise Liberty Valance”, compare nella lista di Jacques Cheminade, candidato per Solidarietà e Progresso). E poi c’è di nuovo Kubrick, con “Spartaco” – film che fa capolino anche nella top 5 di un altro candidato di sinistra, Philippe Poutou.
Ma la sinistra francese punta anche sull’ironia per conquistare voti. Basta dare un occhio ai titoli elencati da altri leader della gauche: Nathalie Arthaud, di Lotta operaia, cita “Galline in fuga” (di Peter Lord e Nick Park) mentre Jean-Luc Mélenchon, che guida la coalizione Front de gauche, nomina “Apocalipse Now” (di Francis Ford Coppola) e “Blade Runner” (di Ridley Scott). Mentre la candidata dei Verdi Eva Joly inserisce “Il Padrino” di Francis Ford Coppola.
A destra, invece, poche sorprese. Nella lista di Marine Le Pen, candidata del Front National, compaiono polpettoni storici costruiti intorno a grandi figure di combattenti solitari, come “Braveheart” di Mel Gibson e “Il Gladiatore” di Ridley Scott (ma c’è anche “Il silenzio degli innocenti” di Jonathan Demme). Il cinema italiano d’autore ritorna anche nella top 5 di Nicolas Dupunt-Aignan, leader di Debout la République, che si rivela grande fan de “La dolce vita” di Federico Fellini.
La vera chicca, però, compare in fondo alla lista compilata dal centrista François Bayrou, che guida il MoDem: “Pretty woman” di Garry Marshall. “Per Julia Roberts”, ammette lui, rivelandosi grande fan dell’attrice americana.