Un commando ha colpito la sede del Parlamento, vari edifici pubblici non lontano dal palazzo presidenziale e basi Isaf. Altri due attentatori si sono fatti saltare in aria nell'est del Paese. I ribelli: "E’ la risposta agli abusi dei marine". FOTO E VIDEO
Al via l'offensiva di primavera. I talebani hanno sferrato domenica 15 una violento attacco militare assaltando numerosi obiettivi afghani ed internazionali nella zona di massima sicurezza di Kabul ed altri in tre province dell'est del paese (Paktia, Logar e Nangahar), seminando il panico fra la popolazione e tenendo testa per molte ore alla reazione delle forze speciali afghane appoggiate da reparti di militari della Nato (LE FOTO). Preceduti all'inizio del pomeriggio da una decina di esplosioni, gli attacchi hanno investito nel quartiere di Wazir Akbar Khan varie ambasciate (Usa, Gb, Germania, Giappone, Russia ed Iran), la sede del Parlamento, vari edifici pubblici non lontano dal palazzo presidenziale, basi della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) ed anche un hotel, il Kabul Star, appena costruito (guarda la mappa).
Impossibile in serata fornire un bilancio definitivo delle vittime. Il portavoce del ministero dell'Interno, Siddiq Siddiqi, ha detto all'agenzia Ansa che a Kabul "non vi sono notizie di morti fra la popolazione civile, mentre 17 kamikaze, di cui una decina nella capitale, hanno perso la vita negli scontri a fuoco o nell'esplosione dei loro giubbotti in tutto l'Afghanistan. Da parte sua un portavoce dell'Ospedale Emergency di Gino Strada a Kabul ha segnalato il decesso di tre soldati afghani feriti.
Un aggiornamento di Emergency su Twitter
15/4 #Kabul Surgical Centre for War Victims: 5 people dead on arrival and 3 casualties have been admitted so far (10 p.m. local time)
— EMERGENCY ONG/Onlus (@emergency_ong) Aprile 15, 2012
Inoltre il portavoce del governo provinciale di Nangarhar, Ahmad Zia Abdulzai, ha parlato di dieci morti (sette kamikaze e tre civili) nell'attacco ad una base del gruppo di ricostruzione provinciale (Prt) vicino all'aeroporto di Jalalabad In successive rivendicazioni il portavoce dell'Emirato islamico dell'Afghanistan, Zabihullah Mujahid, ha precisato che le violenze odierne "segnano l'inizio dell'Offensiva di Primavera" che i talebani scatenano ogni anno alla fine dell'inverno contro le forze di sicurezza afghane e straniere. Per i talebani è una ritorsione contro il rogo del Corano, la strage del sergente Usa e il video dei marines che urinano su cadaveri.
Quella di domenica 15 è stata l'operazione più significativa realizzata dai talebani nel cuore della capitale afghana dallo scorso settembre, confermanso ancora una volta la vulnerabilità del sistema di sicurezza esistente che ha permesso al folto gruppo di kamikaze di raggiungere con una certa facilità tutti gli obiettivi prescelti. Come successo già in precedenti occasioni, alcuni attentatori suicidi si sono fatti esplodere per aprire la strada ad altri armati fino ai denti, che hanno preso posizione su edifici in costruzione - uno non lontano dal Parlamento, l'altro dalla zona delle ambasciate - da cui hanno lanciato razzi centrando gli obiettivi prescelti.
Ad un certo punto sembrava addirittura che i mujaheddin fossero riusciti a penetrare all'interno dell'edificio dell'Assemblea nazionale, ma così non è stato, come ha precisato un responsabile della polizia, secondo cui "perfino alcuni parlamentari hanno imbracciato le armi e sono saliti sul tetto dell'edificio per difenderlo dagli aggressori". Infine, alcuni razzi hanno raggiunto secondo i talebani anche il quartier generale dell'Isaf a Wazir Akbar Khan e la Base Warehouse, a dieci chilometri ad est del centro di Kabul.
In serata il comandante dell'Isaf, generale John Allen, ha diffuso un comunicato in cui si sosteneva che gli scontri "non erano ancora terminati", ma che valeva la pena di sottolineare "con orgoglio la rapidità con cui le forze di sicurezza afghane hanno risposto all'offensiva, senza chiedere l'aiuto, sempre disponibile, della Coalizione internazionale". Un fatto sottolineato anche dagli Stati Uniti.
Il generale Jacobson, portavoce Isaf, commenta gli attacchi