Siria, continua la repressione: almeno 70 morti

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foto da homs

Mentre l'Onu chiede al regime di Bashar Al Assad di allontanare i militari dalle principali città, prosegue l'ondata di violenze. Tra le vittime, tre bambini. Bloccate al confine alcune famiglie in fuga

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Al primo segnale univoco del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che mercoledì 21 marzo in una dichiarazione ha chiesto un cessate il fuoco in Siria e l'avvio di una transizione democratica, ha fatto da contrappunto 24 ore dopo un'intensificazione delle violenze, con un bilancio di almeno 70 morti secondo fonti dell'opposizione.
L'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), con sede a Londra, ha detto che tra gli uccisi figurano dieci civili, tra i quali tre bambini e due donne, che cercavano di mettersi in salvo.
L'Osservatorio ha precisato che le vittime viaggiavano su un autobus nella provincia di Idlib che è stato colpito dalle forze governative.
Le truppe del regime, aggiunge la fonte, hanno lanciato attacchi contro alcune città ribelli, in particolare appunto nella provincia di Idlib, dove si registra il maggior numero di vittime, e in quelle di Lattakia, Deraa e Hama, oltre che contro la città di Qusseir, nella provincia di Homs.
Nei combattimenti fra truppe regolari e disertori, aggiunge Osdh, sono morti almeno 12 militari governativi.

Bloccate alcune famiglie in fuga - Da parte sua l'agenzia governativa Sana dà notizia dei funerali di 18 tra militari e agenti di polizia che afferma essere stati uccisi da "gruppi terroristi armati" a Deraa, Homs e Hama.
Sempre la Sana afferma che due bambini sono stati uccisi il 21 marzo a Homs in un attacco ancora di "terroristi" contro il minibus su cui viaggiavano nel quartiere di al Qusur.
Intanto centinaia di famiglie che cercavano di mettersi in salvo attraversando la frontiera con la Giordania sono state bloccate nel sud della Siria dalle autorità di Damasco e costrette ad accamparsi in un'area a ridosso della frontiera, secondo quanto riferito da conducenti di veicoli che percorrono regolarmente la strada tra i due Paesi.
Samir Nashar, membro del Consiglio nazionale siriano (Cns), il maggiore raggruppamento dell'opposizione, ha criticato, parlando con l'agenzia Afp, la dichiarazione letta il 21 marzo nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu, affermando che essa dà al presidente siriano Bashar al Assad di "continuare la politica di distruzione e di schiacciare la rivoluzione".

La richiesta dell'Onu: "Ritirate i militari dalle città" - Una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza ha un valore politico ridotto rispetto ad una risoluzione. Ma è la prima volta che la Russia e la Cina, che hanno già posto il veto a due risoluzioni di condanna del regime siriano, hanno unito la loro voce alle potenze occidentali chiedendo che vengano attuate le proposte dell'inviato dell'Onu, Kofi Annan.
Quest'ultimo ha chiesto tra l'altro di ritirare le forze militari dalle città e di rilasciare coloro che sono stati arrestati arbitrariamente. Il ministro degli Esteri francese Alain Jupp‚ ha sottolineato che vi è stata comunque una "evoluzione" nella politica della Russia. Mentre il capo della diplomazia britannica, William Hague, ha ammesso che per ora una dichiarazione era il massimo risultato che si potesse raggiungere, perché‚ "non siamo al momento nella condizione" di approvare una risoluzione.
La Turchia, che il primo aprile ospiterà una nuova riunione degli 'Amici della Siria' - con la presenza confermata del segretario di Stato americano Hillary Clinton - ha affermato che ci vuole anche "un piano d'azione" che metta fine alla "tragedia umana" in atto in Siria. Mentre l'Unione europea ha fatto sapere di apprestarsi ad approvare domani nuove sanzioni contro appartenenti al circolo del potere a Damasco, tra i quali la moglie di Assad, Asma.

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