Obama e Romney, parte la sfida a chi raccoglie più fondi

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Le due versioni mobile dei siti di Obama e Romney puntano molto sulla raccolta fondi.
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Il presidente e il candidato alle primarie repubblicane adottano Square, un servizio per raccogliere finanziamenti col telefonino. Tra porta a porta, merchandising di ogni tipo e applicazioni online, l'attuale presidente americano ha già doppiato Romney

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di Carola Frediani

Quando il gioco si fa duro, i tweet non bastano più. Ed entrano in campo i soldi. Così, mentre si snocciolano le primarie repubblicane non senza colpi di scena, l'attenzione si sposta sulla raccolta fondi. E sul mezzo più adatto a rastrellarli porta a porta: il telefonino. Sia lo staff di Obama che quello di Mitt Romney, il candidato repubblicano che malgrado la recente batosta nel Midwest resta ancora lo sfidante “inevitabile”, hanno infatti adottato un sistema per ricevere donazioni per strada tramite carta di credito.

Si tratta di Square, un recente servizio di mobile payment ideato da Jack Dorsey, uno dei cofondatori di Twitter, che consente di ricevere micropagamenti senza l'uso di contante ma attraverso un lettore di carte di credito da applicare a iPhone, iPod Touch e smartphone Android. La campagna dell'attuale presidente in carica si sta organizzando per munire di questi dispositivi centinaia di coordinatori e volontari, con l'obiettivo di dare una spinta al fundraising dal basso. Ma soprattutto sta preparando una applicazione personalizzata che, una volta scaricata sul telefonino, permetterebbe a qualsiasi sostenitore democratico di andare in giro nel proprio quartiere a ricevere offerte. Il programmino manderà direttamente i soldi al quartier generale di Obama. E su un progetto simile sta lavorando anche lo staff di Romney.

Secondo molti analisti, il pagamento via cellulare potrebbe essere l'arma vincente di questa campagna elettorale, proprio come nel 2008 lo furono i social media. Anche perché un'applicazione come Square permette anche di ricevere dati in tempo reale sulle donazioni oltre che sui profili demografici dei contribuenti: e quindi potrebbe essere usata per analizzare i luoghi, gli eventi e le modalità più efficaci della raccolta fondi, e per spingere ad esempio di più sugli incontri municipali piuttosto che sul porta a porta, o viceversa.

Fino ad oggi nel fundraising Obama ha surclassato i suoi rivali repubblicani: a fine 2011 il presidente aveva incassato 139,5 milioni di dollari contro i 57 milioni di Romney o i 12 milioni di Newt Gingrich. Tuttavia negli ultimi mesi la situazione è cambiata, e ora il fronte repubblicano, seppure disperso, sta ricevendo nuova linfa dall'uso intensivo dei Super PAC. Si tratta dei comitati elettorali che non hanno vincoli nella raccolta di fondi da aziende e privati perché formalmente indipendenti dai candidati e che tuttavia entrano sempre più spesso a gamba tesa nella campagna, finanziando soprattutto pubblicità negativa nei confronti degli avversari. E così American Crossroads, super PAC conservatore fondato dal guru della destra americana Karl Rove, nel 2011 ha raccolto 51 milioni di dollari, con l'obiettivo di arrivare a 200 milioni di qui a novembre, quando si terranno le elezioni. Di questi almeno 10 milioni sono già stati spesi in spot televisivi contro il presidente. Un altro gruppo conservatore, Americans for Prosperity, ha pagato altri 6,8 milioni in pubblicità anti-Obama.

Non stupisce dunque che l'attuale presidente, che ha sempre osteggiato i super PAC e la sentenza della Corte Suprema che nel 2010 li ha autorizzati, abbia fatto un'improvvisa inversione a U, sostenendo pubblicamente il maggiore Super PAC democratico, il Priorities USA Action. Che per altro fino ad oggi è stato molto meno attivo rispetto ai suoi omologhi repubblicani. Malgrado ciò, nella campagna di Obama, non sono mancate gaffe imbarazzanti. Come i 200mila dollari donati dalla famiglia Cardonas: uno dei suoi membri è un latitante accusato di traffico di droga e omicidio. Una volta emersa la faccenda, la campagna di Obama ha rimandato il denaro al mittente.

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