Siria, 70mila in piazza a Homs

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Continua la protesta nel paese mediorientale. Nella città in cui sono già morte oltre 2mila persone arrivano gli osservatori della Lega Araba. Intanto le forze speciali uccidono un gruppo di uomini al confine con la Turchia

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Gli osservatori della Lega Araba sono entrati a Homs, nel centro della Siria, roccaforte della resistenza contro il presidente Bashar al-Assad. Nelle ultime 24 ore la città - che conta quasi 2mila morti dall'inizio delle proteste in marzo - aveva registrato 34 vittime cadute per mano del regime. L'arrivo del team è stato accolto da un'imponente manifestazione dell'opposizione, con oltre 70mila persone scese in piazza nel quartiere centrale di Khalidiya, uno dei più martoriati dalla repressione. In vista dell'arrivo degli osservatori, testimoni e residenti hanno riferito che il regime ha ritirato almeno 11 carri armati dalla periferia cittadina; un'operazione che l'opposizione giudica di puro maquillage, tanto più che le autorità avrebbero anche fatto sparire dal locale obitorio centinaia di cadaveri e trasferito i detenuti in basi militari, dove il team della Lega Araba non ha accesso.

Sempre nell'area di Homs, vicino Rastan, l'agenzia di regime ha riferito di un "attacco terroristico" contro un gasdotto, già preso di mira nei mesi passati. Al confine con la Turchia, inoltre, le forze speciali siriane avrebbero respinto "gruppi terroristici" che cercavano di infiltrarsi in Siria, uccidendo "diverse persone". I 50 osservatori sono incaricati di monitorare l'attuazione del piano di pace elaborato dalla Lega Araba. L'intesa prevede la fine immediata delle violenze, il ritiro delle forze armate e il rilascio dei detenuti. La squadra è stata divisa in 5 gruppi di 10 osservatori, che visiteranno le zone calde del Paese, tra cui Homs, la provincia nordoccidentale di Idlib, Damasco e Deraa. Il capo della missione, il generale sudanese Mustafa al-Dabi, ha fatto sapere che finora il governo di Damasco si è mostrato "molto collaborativo".

A Homs il team della Lega Araba ha incontrato il locale governatore, Ghassan Abdel Al, e visitato il quartiere di Bab Sebaa, dove - stando alla tv Dunia, assai vicina al regime - avrebbe constatato "i danni prodotti dai gruppi armati" e incontrato "i familiari dei martiri e delle persone sequestrate" da tali gruppi. "Molti residenti" avrebbero inoltre denunciato agli osservatori "la cospirazione in corso contro la Siria". Poco più in là 30mila oppositori scendevano in piazza per denunciare "i crimini del regime", come dall'Osservatorio siriano per i diritti umani.

Intanto, la tenaglia contro Assad sembra chiudersi ogni giorno di più. Secondo Debka, sito vicino all'intelligence israeliana, il Qatar - attivissimo nel conflitto libico contro Muammar Gheddafi - avrebbe dato vita ad una "forza d'intervento sunnita" di 2.500 unità, con base ad Antiochia, incaricata di velocizzare la caduta del presidente siriano. Al comando di tale forza vi sarebbe Abdel Hakim Belhaj, già capo delle milizie che ad agosto espugnarono Tripoli.

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