Liberata petroliera italiana sequestrata dai pirati somali

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I 22 membri dell'equipaggio, tra cui cinque italiani, hanno trascorso 11 mesi prigionieri dei pirati. Secondo il sito internet "Somalia Report" sarebbe stato pagato un riscatto, ma la Farnesina smentisce

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I pirati somali hanno liberato la petroliera battente bandiera italiana Savina Caylyn. Grande soddisfazione delle istituzioni, espressa dal presidente Giorgio Napolitano, il premier Mario Monti e dal ministro degli Esteri Giulio Terzi. Ventidue membri dell'equipaggio, tra cui cinque italiani, Giuseppe Lubrano Lavadera, comandante della nave, Crescenzo Guardascione, Gianmaria Cesaro, Antonio Verrecchia ed Eugenio Bon, sono stati rilasciati alle 14 ora locale, le 12 ora italiana, dopo ben 10 mesi passati in prigionia, in tempo per passare il Natale con le loro famiglie.

La petroliera, lunga 266 metri e con una stazza di 105mila tonnellate, è di proprietà della societa' partenopea Fratelli D'Amato ed è stata varata nel 2008.  Era salpata dal terminal petrolifero di Marsa Bashayer, in Sudan e il carico di greggio che trasportava era destinato a una società che tratta materie prime, la Arcadia.che che aveva come destinazione il porto di Pasir Gudang, in Malaysia. L'8 febbraio, mentre navigava nelle acque nell'Oceano Indiano, a est dell'isola yemenita di Socotra, cinque pirati, a bordo di una piccola imbarcazione, avevano sparato raffiche di mitra e lanciato alcune granate incendiarie verso l'imbarcazione. Secondo la Marina italiana, il capitano aveva tentato invano di sfuggire alla cattura aumentando la velocita', cambiando improvvisamente andatura e lanciando potenti getti d'acqua con gli idranti. La nave era stata alla fine sequestrata con tutto il suo equipaggio.

Soddisfazione per la liberazione è stata espressa subito dal premier Mario Monti e, in serata, anche la Farnesina, rigorosamente trincerata durante il giorno nel silenzio stampa, ha divulgato in serata un comunicato per sottolineare "l'intenso lavoro"  in costante coordinamento con la Difesa. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che in giornata aveva fatto sapere su Twitter che la Farnesina avrebbe parlato a operazione conclusa, ha "seguito personalmente" la vicenda, ha fatto sapere la nota. "E' stata evitata qualsiasi azione di tipo militare che potesse mettere in pericolo la sicurezza ed incolumita' degli ostaggi stessi" ha spiegato la Farnesina e "il governo italiano non ha mai contemplato la possibilità di una trattativa diretta con i pirati e tanto meno il pagamento di riscatti per la liberazione degli ostaggi, come espressamente vietato dalla normativa". In realta' invece il sito Somalia Report, sulla base di fonti dei pirati, aveva ipotizzato il pagamento di 11,5 milioni di dollari in due tranche, un prima da 8,5 milioni effettuato all'alba di oggi, e un secondo di 3 milioni in giornata. I pirati somali, che hanno appena rilasciato l'equipaggio della Savina Caylyn, attualmente hanno 200 persone in ostaggio, secondo dati odienri di Navfor, la missione anti-pirateria dell'Ue, tra questi ci sarebbe anche una donna.

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