Siria, ancora morti nell'ennesimo venerdì di protesta

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Oltre 40 vittime, tra cui cinque bambini. Questo il bilancio degli scontri secondo quanto riferito dagli oppositori al regime di Bashar al Assad. Epicentro delle tensioni la città di Homs

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Nel venerdì di protesta che precede sia le annunciate elezioni municipali di lunedì 12 dicembre - le prime dallo scoppio delle proteste - sia lo sciopero generale a oltranza convocato a partire da domenica 11, secondo gli oppositori al regime sarebbero almeno 44 le persone uccise, tra cui quattro ragazzini, dalle forze fedeli al presidente Bashar al Assad, mentre i media ufficiali riferiscono dell'uccisione da parte di terroristi di una bambina e del ferimento di 14 tra poliziotti e civili.

Quattro ragazzini tra le vittime - Venerdì 9 dicembre si sono svolti raduni anti-regime nei diversi centri della rivolta: dalla regione meridionale di Daraa a quella nord-orientale di Qamislhi, da quella nord-occidentale di Idlib a quella orientale di Dayr az Zor passando per il fulcro delle violenze, la regione centrale di Homs. Qui, secondo il bilancio in continuo aggiornamento delle vittime della repressione, sono caduti più della metà dei 44 uccisi complessivi. Tra questi figurano anche quattro ragazzini: Maher Hussein, 10 anni; Muhammad Nassar, 12; Abdelmajid Izzeddin, 12; Muhammad Kurdi, 13. A loro si aggiunge la bambina Iman Allush, uccisa a Sanamayn (Daraa) secondo attivisti da cecchini lealisti.

I media ufficiali smentiscono - L'agenzia ufficiale Sana smentisce questo bilancio e afferma che ad uccidere la piccola Iman sono stati terroristi armati, che a Sanamayn hanno ferito anche quattro civili e cinque poliziotti. Altrettanti sono stati feriti - sempre secondo la Sana - da terroristi a Tafas, altra località nel sud. E tre agenti sono rimasti feriti da colpi di arma da fuoco sparati da non meglio precisate bande armate a Latakia, principale porto nel nord-ovest del Paese.
La tv di Stato, intanto, ha trasmesso nuove confessioni di presunti terroristi, che hanno ammesso di aver compiuto crimini di sangue contro civili e forze dell'ordine ma non hanno precisato i motivi della loro azione.
Confessioni che gli attivisti, sui loro siti Internet, definiscono "una farsa", così come contestano la versione ufficiale del regime, che ha l'8 dicembre ha attribuito a terroristi l'esplosione di un tratto di un oleodotto nei pressi di Homs.

Accuse alle autorità di Damasco -
Secondo il Consiglio nazionale siriano (Cns), piattaforma di oppositori all'estero di cui fanno parte anche gli attivisti dei Comitati di coordinamento locali, le autorità di Damasco si servono del "pretesto di incidenti confessionali per giustificare il suo crimine, incendiando moschee, uccidendo giovani e torturandoli, rapendo donne e bambini...e ieri ha dato fuoco all'oleodotto accusando quelli che chiama gruppi armati".
"Homs è circondata da importanti rinforzi militari - prosegue il Cns - da migliaia di soldati e da un numero incalcolabile di mezzi pesanti. Le forze del regime hanno eretto più di 60 posti di blocco all'interno di Homs".
Secondo gli oppositori "tutte le informazioni, i video e gli attivisti sul terreno affermano che il regime si sta preparando a compiere un massacro collettivo per reprimere la rivoluzione a Homs e fare della città un esempio che serva alle altre regioni". Degli oltre 5.000 siriani uccisi - sempre secondo il bilancio dei Comitati - ben 1.742 provengono da Homs.

Oltre 5mila persone uccise - Sul sito del Centro di documentazione delle violazioni in Siria, legato ai Comitati, la lista aggiornata e dettagliata delle vittime, con indicazioni del luogo e della data della loro uccisione, è di 5.011 persone uccise, di cui 4099 civili e 910 tra militari e agenti dei servizi di sicurezza. Tra i civili figurano i nomi di 341 tra bambini e adolescenti, e quelli di 117 donne. L'Onu fornisce un bilancio di circa 4.000 uccisi in otto mesi di violenze.

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