Egitto nel caos: sangue e scontri in piazza Tahrir

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Ancora tensioni nel cuore del Cairo, teatro della protesta che portò alle dimissioni di Hosni Mubarak. Guerriglia tra poliziotti e manifestanti, che reclamano l'uscita di scena della giunta militare. Decine di vittime e centinaia di feritii

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Tornano gli scontri in piazza Tahrir

(in fondo all'articolo tutti video sulle proteste in Egitto)

Ancora scontri in Piazza Tahrir tra i manifestanti, che reclamano l'uscita di scena della giunta militare che ha preso il potere dopo la caduta del regime di Hosni Mubarak e il trasferimento del potere a un esecutivo civile, e la polizia in tenuta antisommossa. Il bilancio di questi tre giorni è di decine di vittime e migliaia di feriti. In Rete i manifestanti continuano a pubblicare i video degli scontri. Tutti gli aggiornamenti possono essere seguiti anche su Twitter.
Il 28 novembre in Egitto ci saranno le elezioni. Si tratta però solo della prima data di un percorso elettorale lungo e difficoltoso e sembra molto problematico che i militari e la polizia siano in grado di garantire uno svolgimento tranquillo e democratico.

Scontri - Anche oggi, lunedì 21 novembre, gli agenti hanno sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la folla, mentre i dimostranti hanno divelto i marciapiedi per trarne pezzi di cemento da lanciare contro le forze dell'ordine (LE FOTO). Carri armati sono stati schierati dall'esercito a protezione della zona dei ministeri ed in particolare di quello dell'interno, per bloccare via Mohamed Mahmoud, strada laterale parallela all'edificio dell' Università Americana. Sulla stessa strada, adiacente al lato sudorientale di piazza Tahrir, i manifestanti hanno issato barricate con lastre metalliche e dato fuoco a pneumatici. Ad accrescere il caos, vicino a piazza Tahrir è scoppiato un incendio in un palazzo di sei piani, in cui è rimasto intrappolato un numero imprecisato di persone. I dimostranti hanno cercato di scalare i muri esterni per prestare loro soccorso, mentre l'intervento dei vigili del fuoco è stato ostacolato dalle forze dell'ordine che hanno lanciato lacrimogeni sulla folla.
Violenze anche nel resto del Paese. Ad Alessandria un poliziotto è morto, mentre cinque manifestanti e altri sei agenti della polizia sono rimasti feriti.

Donne protagoniste - Accanto agli uomini manifestano anche le donne. Alcune con il capo velato come vuole l'Islam, altre a capo scoperto, tutte unite dalla volontà di far sentire la loro voce contro un potere militare che processa i civili e mantiene lo stato d'emergenza. Così come fu durante la Rivoluzione del 25 gennaio, che portò alle dimissioni dell'allora presidente Hosni Mubarak l'11 febbraio, le donne sono scese in prima linea, sfidando gas lacrimogeni con fazzoletti imbevuti d'aceto a fianco dei loro compagni. Altre erano presenti in strada con telecamere e telefonini cellulari per riprendere la repressione della manifestazione messa in campo dalle forze dell'ordine.

Pronta una manifestazione –
Intanto i manifestanti si stanno mobilitando per una nuova giornata di protesta nazionale. "Milioni" di persone a piazza Tahrir: questo l'appello di 35 partiti e movimenti egiziani. Secondo il sito web del giornale egiziano al-Wafd, l'inizio della manifestazione è previsto per le ore 16 del 22 novembre. "Alla luce della crisi attuale, il ricorso all'uso della forza da parte della polizia indica che il Consiglio supremo delle Forze armate (al potere da febbraio, dalle dimissioni di Mubarak, ndr) è alla guida del movimento contro la rivoluzione in Egitto e che ha fallito in questa fase di transizione", si legge in una nota diffusa dai 35 partiti e movimenti dopo una riunione nella sede del Cairo del sindacato dei giornalisti. Tra i gruppi vi sono gli attivisti del Movimento del 6 aprile, dell'Unione dei giovani di Maspero (i copti coinvolti negli scontri di fine ottobre al Cairo con la polizia, che provocarono 26 morti), della Coalizione dei giovani della rivoluzione, della Campagna per il sostegno a El Baradei presidente e dei Comitati popolari per la difesa della rivoluzione. Nella nota si chiede al Consiglio supremo delle Forze armate di "lasciare il potere a un governo di salvezza nazionale, che abbia i poteri per gestire questa fase di transizione, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e l'economia, e di definire un calendario preciso per il trasferimento dei poteri a un presidente eletto". I gruppi chiedono anche la "riforma del ministero dell'Interno, lo scioglimento della polizia antisommossa, garanzie per processare tutti coloro hanno le mani sporche di sangue di egiziani, processi contro coloro che sono dietro le aggressioni contro i civili compiute dal 25 gennaio fino alla strage del 19 e 20 novembre". Queste richieste, si legge nella nota, rappresentano il "primo passo nella lunga strada della rivoluzione". Per questo, i partiti e i movimenti chiedono infine "una continua pressione popolare" e vere garanzie per "continuare la rivolta che porterà libertà, giustizia a tutti gli egiziani".

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