Han Han: sbarca in Italia il fenomeno cinese
MondoScrittore, blogger ma soprattutto idolo indiscusso della generazione nata negli anni '80, quella dei figli unici che non ha conosciuto Mao e parla l’inglese. Il 14 settembre esce nel nostro Paese il suo primo romanzo “Le tre porte”. Leggi l'anticipazione
Leggi un estratto del romanzo “Le Tre Porte”
di Cecilia Attanasio Ghezzi
Han Han è secondo nella lista del 2010 delle persone più influenti stilata dai lettori di Time, è corteggiato dal New York Times e apprezzato dall’artista dissidente Ai Weiwei che lo definisce un ragazzo “coraggioso, con le idee chiare, attivo e di spirito” il cui avvenire sarà quello del “becchino”. E cioè di chi metterà una pietra sopra a tutti gli scrittori e gli artisti che lo hanno preceduto. A differenza di molti suoi colleghi, in patria non è mai stato censurato. È un rallista, un blogger, un latin lover, uno scrittore e un editore.
La sua fulminante carriera comincia nel 1999 quando, a diciassette anni, scrive il primo romanzo, Le tre porte, in uscita in questi giorni in Italia presso la casa editrice Metropoli d’Asia (leggine un estratto). All'epoca frequenta l’ultimo anno delle scuole superiori, viene bocciato e presenta le dimissioni formali dalla scuola. "Cosa farai adesso?", gli chiede preoccupato un professore. In Cina, tanto più dieci anni fa, uscire dal sistema era un vero rischio. Ma Han Han già sapeva il fatto suo: "Camperò vendendo libri e mi comprerò una macchina da corsa". Saccente, nessun adulto gli avrebbe mai creduto, eppure ce l’ha fatta senza problemi.
Con oltre due milioni di copie vendute "Le tre porte" è il libro di maggior successo degli ultimi vent'anni in Cina. Racconta l'educazione scolastica di Lin Yuxiang e dei tre esami che deve superare per accedere all’università, le tre porte, appunto. Attraverso la storia di Yuxiang, Han Han descrive il disagio della sua generazione, stritolata dalle aspettative di genitori e società. Sono gli 80 hou, i figli unici nati negli anni Ottanta. Sono i ragazzi che non hanno conosciuto la Cina maoista, quelli che finalmente studiano l’inglese, i primi “teenager” della storia della Cina. Viziati, saccenti e sarcastici, si ritrovano a combattere un mondo scolastico che punisce chi esce fuori dai binari. È una lotta impari che i personaggi di questo romanzo non riescono mai a vincere.
Da quel primo romanzo sono passati poco più di dieci anni: quattro romanzi, diverse raccolte di articoli e saggi e poi le gare in automobile con il team di Volkswagen Shanghai, le apparizioni nei talk show, i fan club, i poster giganti in metropolitana, la canzoni incise e le copertine patinate. Ma sopratutto il blog, aperto nel 2006.
Attraverso uno stile semplice, graffiante e moderno, Han Han critica chiunque non ama: l'Associazione degli scrittori, i critici letterari (famoso il suo Il circolo letterario è uno schifo, non si finga figo), i funzionari corrotti, i sindaci e chi più ne ha più ne metta. Alcuni dei suoi post sono stati “armonizzati”, cioè sono stati oscurati dai censori, ma il suo blog (ad oggi quasi 500 milioni di visite) è ospitato da uno dei più visitati portali web cinesi e continua ad essere accessibile. E c’è di più: da poco i suoi post migliori sono regolarmente tradotti anche in inglese.
Nel 2010 ha creato l’ambiziosa rivista letteraria Party - Un coro di assoli. Il primo numero raccoglieva fotografie e articoli di firme autorevoli tra artisti, musicisti e scrittori cinesi, come Shi Kang, Zhou Yunpeng e Ai Weiwei. Ma, nonostante il successo di vendite, il secondo numero non è mai uscito. Han racconta che sono stati “importanti dipartimenti” del Governo a intimargli di interromperne la pubblicazione. Non è stato così per 1988, il suo romanzo che doveva uscire a puntate sulla rivista: oggi è un libro presente in tutte le librerie, che commuove e fa discutere i trentenni cinesi.
Tutti si chiedono come abbia fatto Han a non sorpassare quell'esile linea che in Cina trasforma un semplice uomo in un temuto dissidente. “Spesso [le autorità] hanno le idee confuse – ha dichiarato in un'intervista al Time - Nessuno sa cosa pensano. Sono molte le persone mi chiedono come faccio a scrivere mantenendo una linea che non dia fastidio alle autorità. La risposta è che non lo so”.
di Cecilia Attanasio Ghezzi
Han Han è secondo nella lista del 2010 delle persone più influenti stilata dai lettori di Time, è corteggiato dal New York Times e apprezzato dall’artista dissidente Ai Weiwei che lo definisce un ragazzo “coraggioso, con le idee chiare, attivo e di spirito” il cui avvenire sarà quello del “becchino”. E cioè di chi metterà una pietra sopra a tutti gli scrittori e gli artisti che lo hanno preceduto. A differenza di molti suoi colleghi, in patria non è mai stato censurato. È un rallista, un blogger, un latin lover, uno scrittore e un editore.
La sua fulminante carriera comincia nel 1999 quando, a diciassette anni, scrive il primo romanzo, Le tre porte, in uscita in questi giorni in Italia presso la casa editrice Metropoli d’Asia (leggine un estratto). All'epoca frequenta l’ultimo anno delle scuole superiori, viene bocciato e presenta le dimissioni formali dalla scuola. "Cosa farai adesso?", gli chiede preoccupato un professore. In Cina, tanto più dieci anni fa, uscire dal sistema era un vero rischio. Ma Han Han già sapeva il fatto suo: "Camperò vendendo libri e mi comprerò una macchina da corsa". Saccente, nessun adulto gli avrebbe mai creduto, eppure ce l’ha fatta senza problemi.
Con oltre due milioni di copie vendute "Le tre porte" è il libro di maggior successo degli ultimi vent'anni in Cina. Racconta l'educazione scolastica di Lin Yuxiang e dei tre esami che deve superare per accedere all’università, le tre porte, appunto. Attraverso la storia di Yuxiang, Han Han descrive il disagio della sua generazione, stritolata dalle aspettative di genitori e società. Sono gli 80 hou, i figli unici nati negli anni Ottanta. Sono i ragazzi che non hanno conosciuto la Cina maoista, quelli che finalmente studiano l’inglese, i primi “teenager” della storia della Cina. Viziati, saccenti e sarcastici, si ritrovano a combattere un mondo scolastico che punisce chi esce fuori dai binari. È una lotta impari che i personaggi di questo romanzo non riescono mai a vincere.
Da quel primo romanzo sono passati poco più di dieci anni: quattro romanzi, diverse raccolte di articoli e saggi e poi le gare in automobile con il team di Volkswagen Shanghai, le apparizioni nei talk show, i fan club, i poster giganti in metropolitana, la canzoni incise e le copertine patinate. Ma sopratutto il blog, aperto nel 2006.
Attraverso uno stile semplice, graffiante e moderno, Han Han critica chiunque non ama: l'Associazione degli scrittori, i critici letterari (famoso il suo Il circolo letterario è uno schifo, non si finga figo), i funzionari corrotti, i sindaci e chi più ne ha più ne metta. Alcuni dei suoi post sono stati “armonizzati”, cioè sono stati oscurati dai censori, ma il suo blog (ad oggi quasi 500 milioni di visite) è ospitato da uno dei più visitati portali web cinesi e continua ad essere accessibile. E c’è di più: da poco i suoi post migliori sono regolarmente tradotti anche in inglese.
Nel 2010 ha creato l’ambiziosa rivista letteraria Party - Un coro di assoli. Il primo numero raccoglieva fotografie e articoli di firme autorevoli tra artisti, musicisti e scrittori cinesi, come Shi Kang, Zhou Yunpeng e Ai Weiwei. Ma, nonostante il successo di vendite, il secondo numero non è mai uscito. Han racconta che sono stati “importanti dipartimenti” del Governo a intimargli di interromperne la pubblicazione. Non è stato così per 1988, il suo romanzo che doveva uscire a puntate sulla rivista: oggi è un libro presente in tutte le librerie, che commuove e fa discutere i trentenni cinesi.
Tutti si chiedono come abbia fatto Han a non sorpassare quell'esile linea che in Cina trasforma un semplice uomo in un temuto dissidente. “Spesso [le autorità] hanno le idee confuse – ha dichiarato in un'intervista al Time - Nessuno sa cosa pensano. Sono molte le persone mi chiedono come faccio a scrivere mantenendo una linea che non dia fastidio alle autorità. La risposta è che non lo so”.