Siria, l'appello di Ue e Usa: "Assad deve dimettersi"

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proteste contro il presidente siriano Assad
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La risposta di Damasco: "Vogliono un'altra Libia". Si stima che la repressione sia costata la vita a circa 2.000 civili dall'inizio delle proteste cinque mesi fa. L'Onu valuta crimini contro l'umanità

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Il presidente americano Barack Obama e l'Unione europea hanno chiesto le dimissioni del presidente siriano Bashar al-Assad. "E' il momento che il presidente Assad se ne vada", ha dichiarato Obama in un ordine esecutivo che impone nuove sanzioni alla Siria, come il congelamento di tutti gli asset governativi siriani sotto la giurisdizione Usa e il divieto di transazioni americane con il governo di Assad. "Le sue richieste di dialogo e riforma suonano false perché fatte mentre sta imprigionando, torturando e massacrando
la sua gente". E ha aggiunto: "Il futuro della Siria deve essere determinato dalla sua popolazione, ma il presidente Bashar al-Assad sta intralciando la loro strada".
Parallelamente, il commissario per gli Affari esteri dell'Ue Catherine Ashton ha sottolineato l'impegno dell'Unione europea che, compatta, chiede la fine delle repressioni.
"L'Unione europea ha ripetutamente sottolineato che la repressione brutale deve finire. La leadership siriana, comunque, ha mantenuto un atteggiamento provocatorio", ha detto Ashton in un comunicato dai toni simili a quelli usati contemporaneamente da Obama.
"Questo dimostra che il regime siriano non è disposto a cambiare. L'Ue recepisce la perdita completa di legittimità di Bashar al-Assad agli occhi della popolazione siriana e la necessità che si faccia da parte", ha detto Ashton, aggiungendo che i 27 governi dell'Unione europea si stanno confrontando per estendere le misure contro Assad, aumentando il numero di soggetti inclusi nella lista nera delle sanzioni.
Anche Germania, Francia e Gran Bretagna, in un comunicato congiunto, si sono unite all'appello per le dimissioni di Assad, dicendosi pronte a sostenere nuove sanzioni.

Damasco: Usa e Ue vogliono una nuova Libia - Finora, da Damasco è arrivato solo il commento di un responsabile del ministero dell'Informazione, Rim Haddad, secondo cui "Obama e il mondo occidentale vogliono aizzare la violenza", invece di "offrire il loro aiuto per le riforme". Allo stesso tempo un analista politico, Issam Takruri, ha dato la chiave di lettura non ufficiale, di certo ufficiosa. "Con queste mosse l'Occidente mira a preparare il terreno per un intervento della Nato usando il pretesto umanitario", ha detto Issam Takruri. "L'Occidente è complice di quel che succede in Siria, che è un affare internazionale e non interno", ha aggiunto Takruri citato dal sito Syria News.

L'Onu valuta crimini contro l'umanità - Tank, granate, cecchini, artiglieria pesante ed elicotteri sono stati usati nella campagna contro gli oppositori, sostengono in un rapporto al Consiglio per i diritti umani dell'Onu i 47 membri dell'agenzia che hanno avviato un'inchiesta sulla Siria. "La missione ha trovato una serie di violazioni dei diritti umani che costituisce attacchi diffusi o sistematici contro la popolazione civile, che potrebbe equivalere a crimini contro l'umanità", dicono nel rapporto, citando in maniera specifica lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.
Il team, che si è occupato della situazione da metà marzo a metà luglio, non può entrare in Siria ma ha intervistato vittime e testimoni nella regione. Ha compilato una lista di 50 esponenti del governo siriano a vario livello che potrebbe essere usata in eventuali processi.
Il Consiglio per i diritti umani dell'Onu terrà una riunione d'emergenza lunedì prossimo sulle violenze in Siria, dopo che 24 paesi quattro dei quali arabi - Giordania, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita - hanno appoggiato l'appello dell'Unione europea ad intervenire.

Duemila vittime dall'inizio delle proteste - Sul bilancio delle vittime dall'inizio della repressione l'Onu parla di circa 1.900 morti, mentre attivisti siriani per la democrazia di almeno 2.300, di cui circa 400 membri delle forze di sicurezza. Damasco, invece, parla solo di circa 500 morti, tra soldati e agenti di polizia. Di certo, in assenza di stampa indipendente in Siria, è estremamente difficile stabilire una cifra esatta. E anche raccogliere reazioni all'alzata di scudi occidentale.

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