I carri armati entrano nella città simbolo della ribellione, mentre a Damasco l'esercito lancia bombe a grappolo contro la folla. Obama: "Sono inorridito". Frattini: "Un orribile atto di repressione. Intervenga l'Onu". I VIDEO
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I carri armati dell'esercito siriano sono entrati all'alba di domenica ad Hama (guarda su Google Maps dove si trova), una delle città simbolo della rivolta in Siria e hanno compiuto un "massacro": 100 morti, secondo testimoni diretti, almeno 80 per gli attivisti dell'organizzazione Sawasiah, la Bbc e altri media internazionali, oltre centinaia di feriti. Mentre l'agenzia ufficiale, che addossa la responsabilità degli scontri "a gruppi armati", parla solo della morte di due militari nell'incendio di posti di polizia.
Quel che è certo è che le granate dei carri armati hanno iniziato a colpire la città 210 chilometri a nord di Damasco con un ritmo di quattro al minuto e i militari hanno sparato a casaccio con le mitragliatrici pesanti contro la gente, travolgendo le barricate erette dagli abitanti.(clicca per i video da Youtube)
I corpi di decine di persone, tra le quali donne e bambini, sono abbandonati per le strade e gli ospedali pieni di feriti, secondo quanto riferito da Abdel Rahmane, presisente dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. Ma non solo: i cecchini dell'esercito, riferisce sempre Rahmane, sono sono appostati sui tetti dell'edificio della compagnia elettrica e della prigione. Un testimone diretto ha riferito all'Ansadi aver assistito ad un vero e proprio "massacro", i morti, ha assicurato, "sono oltre 100".
La dinamica dell'intervento - Secondo una tattica tipica delle operazioni di repressione del regime, dall'alba sono state inoltre tagliate acqua ed elettricità nei principali quartieri di Hama. La città paga così un prezzo altissimo per essere diventata uno dei simboli della rivolta e il centro delle manifestazioni ormai quasi permanenti, dove fino a 55 mila persone sono scese in piazza nei mesi scorsi.
Hama in realtà era assediata dall'esercito siriano da circa un mese, ma questa mattina sono entrati in azione i tank e le forze di sicurezza intenzionate a stroncare la protesta anti regime alla vigilia del Ramadan. Gli abitanti si erano organizzati con barricate e fortificazioni artigianali, ma è servito a poco di fronte ai carri armati del regime.
Hama è città simbolo della lotta contro il regime in Siria da quando, nel 1982, la durissima repressione di una rivolta ispirata dal movimento dei fratelli musulmani - bandito nel Paese - contro l'allora presidente Hafez al-Assad, provocò la morte di 20mila persone.
Scontri anche nella capitale e nel resto del paese - Sarebbero almeno 42 i manifestanti rimasti feriti a Damasco dopo che la polizia ha lanciato bombe imbottite di chiodi per disperdere una protesta nel sobborgo di Harasta. Lo hanno riferito due testimoni. Gli ordigni sono stati lanciati dai militari della Quarta divisione, fedelissimi del regime di Bashar al-Assad, inviati per disperdere una protesta.
A Deir Ezzor, est della Siria, 19 persone sono state uccise da proiettili di cecchini piazzati sui tetti, con la maggior parte delle vittime colpite alla testa o al petto, secondo quanto denunciato dalla Lega siriana dei diritti dell'uomo. L'agenzia Sana riferisce di un colonnello e due militari uccisi da uomini armati in questa città, divenuta anch'essa uno dei principali centri della rivolta. Altri 6 morti si sono registrati a Harak (nel sud), ha detto il presidente dell'Organizzazione nazionale dei diritti dell'uomo, Ammar Qurabi, mentre una persona è rimasta uccisa a Bukamal (nell'est). Intanto forze dell'opposizione hanno denunciato l'arresto di Sheikh Nawaf Al Bashir, leader della tribù di Baqqara, la principale della provincia ribelle di Deir al Zor.
La reazione americana - Barack Obamam che ha espresso orrore per quanto succede, ha deciso di rafforzare gli sforzi per isolare Bashar al-Assad, che sta icorrendo "alla tortura, alla corruzione e al terrore". In una dichiarazione Obama ha reso omaggio ai manifestanti scesi in piazza, definendoli "coraggiosi", e artefici del cambiamento che porterà la Siria "ad essere un posto migliore quando la transizione democratica saràrealizzata".
L'Italia si appella all'Onu - Franco Frattini ha chiesto alle Nazioni Unite "una riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza per prendere una posizione molto ferma". "C'è stato un orribile atto di repressione del regime: oltre 100 morti - ha detto il ministro -. Anche nella capitale si è colpito molto duramente". "L'Italia fa un appello alla cessazione immediata delle violenze", ha concluso, ricordando che "domani inizia il mese del Ramadan".
Le reazioni da tutto il mondo - A inizio mese la città era stata visitata in segno di solidarietà dall'ambasciatore americano Robert Ford. Un funzionario dell'ambasciata Usa a Damasco ha commentato così il massacro: "Le autorità siriane "sono disperate" e stanno "ingaggiando una guerra aperta contro i loro stessi cittadini".
Dalla comunità internazionale, è arrivato il commento del ministro degli Esteri britannico, William Hague, che si è detto "inorridito" dalla durissima repressione in Siria. Per il titolare del Foreign Office "non c'è giustificazione per questo tipo di azioni contro civili che da settimane manifestano pacificamente e in grandi numeri". Dalla Germania il ministro degli esteri Guido Westerwelle si dice "profondamente scioccato" e chiede "al presidente Assad di porre immediatamente fine alle violenze contro i manifestanti pacifici".
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I carri armati dell'esercito siriano sono entrati all'alba di domenica ad Hama (guarda su Google Maps dove si trova), una delle città simbolo della rivolta in Siria e hanno compiuto un "massacro": 100 morti, secondo testimoni diretti, almeno 80 per gli attivisti dell'organizzazione Sawasiah, la Bbc e altri media internazionali, oltre centinaia di feriti. Mentre l'agenzia ufficiale, che addossa la responsabilità degli scontri "a gruppi armati", parla solo della morte di due militari nell'incendio di posti di polizia.
Quel che è certo è che le granate dei carri armati hanno iniziato a colpire la città 210 chilometri a nord di Damasco con un ritmo di quattro al minuto e i militari hanno sparato a casaccio con le mitragliatrici pesanti contro la gente, travolgendo le barricate erette dagli abitanti.(clicca per i video da Youtube)
I corpi di decine di persone, tra le quali donne e bambini, sono abbandonati per le strade e gli ospedali pieni di feriti, secondo quanto riferito da Abdel Rahmane, presisente dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. Ma non solo: i cecchini dell'esercito, riferisce sempre Rahmane, sono sono appostati sui tetti dell'edificio della compagnia elettrica e della prigione. Un testimone diretto ha riferito all'Ansadi aver assistito ad un vero e proprio "massacro", i morti, ha assicurato, "sono oltre 100".
La dinamica dell'intervento - Secondo una tattica tipica delle operazioni di repressione del regime, dall'alba sono state inoltre tagliate acqua ed elettricità nei principali quartieri di Hama. La città paga così un prezzo altissimo per essere diventata uno dei simboli della rivolta e il centro delle manifestazioni ormai quasi permanenti, dove fino a 55 mila persone sono scese in piazza nei mesi scorsi.
Hama in realtà era assediata dall'esercito siriano da circa un mese, ma questa mattina sono entrati in azione i tank e le forze di sicurezza intenzionate a stroncare la protesta anti regime alla vigilia del Ramadan. Gli abitanti si erano organizzati con barricate e fortificazioni artigianali, ma è servito a poco di fronte ai carri armati del regime.
Hama è città simbolo della lotta contro il regime in Siria da quando, nel 1982, la durissima repressione di una rivolta ispirata dal movimento dei fratelli musulmani - bandito nel Paese - contro l'allora presidente Hafez al-Assad, provocò la morte di 20mila persone.
Scontri anche nella capitale e nel resto del paese - Sarebbero almeno 42 i manifestanti rimasti feriti a Damasco dopo che la polizia ha lanciato bombe imbottite di chiodi per disperdere una protesta nel sobborgo di Harasta. Lo hanno riferito due testimoni. Gli ordigni sono stati lanciati dai militari della Quarta divisione, fedelissimi del regime di Bashar al-Assad, inviati per disperdere una protesta.
A Deir Ezzor, est della Siria, 19 persone sono state uccise da proiettili di cecchini piazzati sui tetti, con la maggior parte delle vittime colpite alla testa o al petto, secondo quanto denunciato dalla Lega siriana dei diritti dell'uomo. L'agenzia Sana riferisce di un colonnello e due militari uccisi da uomini armati in questa città, divenuta anch'essa uno dei principali centri della rivolta. Altri 6 morti si sono registrati a Harak (nel sud), ha detto il presidente dell'Organizzazione nazionale dei diritti dell'uomo, Ammar Qurabi, mentre una persona è rimasta uccisa a Bukamal (nell'est). Intanto forze dell'opposizione hanno denunciato l'arresto di Sheikh Nawaf Al Bashir, leader della tribù di Baqqara, la principale della provincia ribelle di Deir al Zor.
La reazione americana - Barack Obamam che ha espresso orrore per quanto succede, ha deciso di rafforzare gli sforzi per isolare Bashar al-Assad, che sta icorrendo "alla tortura, alla corruzione e al terrore". In una dichiarazione Obama ha reso omaggio ai manifestanti scesi in piazza, definendoli "coraggiosi", e artefici del cambiamento che porterà la Siria "ad essere un posto migliore quando la transizione democratica saràrealizzata".
L'Italia si appella all'Onu - Franco Frattini ha chiesto alle Nazioni Unite "una riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza per prendere una posizione molto ferma". "C'è stato un orribile atto di repressione del regime: oltre 100 morti - ha detto il ministro -. Anche nella capitale si è colpito molto duramente". "L'Italia fa un appello alla cessazione immediata delle violenze", ha concluso, ricordando che "domani inizia il mese del Ramadan".
Le reazioni da tutto il mondo - A inizio mese la città era stata visitata in segno di solidarietà dall'ambasciatore americano Robert Ford. Un funzionario dell'ambasciata Usa a Damasco ha commentato così il massacro: "Le autorità siriane "sono disperate" e stanno "ingaggiando una guerra aperta contro i loro stessi cittadini".
Dalla comunità internazionale, è arrivato il commento del ministro degli Esteri britannico, William Hague, che si è detto "inorridito" dalla durissima repressione in Siria. Per il titolare del Foreign Office "non c'è giustificazione per questo tipo di azioni contro civili che da settimane manifestano pacificamente e in grandi numeri". Dalla Germania il ministro degli esteri Guido Westerwelle si dice "profondamente scioccato" e chiede "al presidente Assad di porre immediatamente fine alle violenze contro i manifestanti pacifici".