Kosovo, la Kfor impone la calma al confine con la Serbia

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Le forze militari della Nato, nel Paese dal 1999, hanno messo sotto il proprio controllo i due valichi di frontiera oggetto di attacchi da parte di gruppi di etnia serba

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Dopo le violenze dei giorni scorsi, con scontri che hanno portato alla morte di un poliziotto kosovaro e al ferimento di altri quattro e, mercoledì 27 luglio, al rogo di un posto di dogana, sul confine tra Serbia e Kosovo è tornata la calma.
Si tratta tuttavia di una tranquillità apparente, imposta dalle forze militari della Kfor, che hanno messo sotto il proprio controllo i due valichi di frontiera oggetto di attacchi da parte di gruppi serbo-kosovari, maggioritari nella regione.
A innalzare nuovamente il livello di tensione nell'area era stata la decisione di Pristina, lunedì scorso, di dispiegare al confine le proprie forze di polizia per imporre l'embargo commerciale contro le merci serbe. Una decisione, presa in risposta all'analoga misura in vigore dal 2008 a Belgrado, che ha suscitato la collera dei serbo-kosovari, particolarmente colpiti a livello economico da questa misura.

La Kfor impone la calma -
Giovedì 28 luglio i militari della Nato hanno assunto il comando dei valichi di Jarinje, che nella serata del 27 luglio era stato dato alle fiamme, e di Brnjak. I due posti di frontiera sono stati chiusi e al momento, hanno assicurato i responsabili della forza internazionale, la situazione "è generalmente calma, con alcune tensioni occasionali". Gruppi di serbo-kosovari, infatti, hanno bloccato le strade che portano ai due valichi, intenzionati a impedire ai poliziotti o ai doganieri di Pristina di installarsi nuovamente al posto di frontiera.
Il governo kosovaro tuttavia non sembra intenzionato a recedere dalla propria decisione. "Non ci sarà alcun passo indietro da parte nostra", ha detto il premier Hashim Thaci. "Le misure di reciprocità con la Serbia - ha dichiarato di fronte al parlamento - verranno fatte rispettare in tutti i valichi di frontiera e dureranno fino a quando Belgrado non cambierà il suo atteggiamento".
A prendere posizione contro l'escalation di tensione, sono stati tra gli altri il presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, il consiglio Nord Atlantico della Nato e il premier della vicina Albania, Sali Berisha, che ha definito le violenze "atti criminali ispirati, sostenuti e finanziati da gruppi ultranazionalisti di Belgrado", mentre il Consiglio dell'Unione europea ha deciso di estendere il mandato del rappresentante speciale Ue in Kosovo, Fernando Gentilini, fino al 30 settembre.

La Nato: "Violenze inaccettabili" - "La sola strada per andare avanti è la continuazione del dialogo", ha detto la portavoce Nato Carmen Romero. "La Nato è certa che la Kfor continuerà a prendere tutte le necessarie misure nell'ambito del suo mandato per mantenere un ambiente sicuro in stretto coordinamento con Eulex", la missione Ue, ha aggiunto la portavoce.
La Kfor è la forza della Nato presente in Kosovo dal 1999. Nel corso degli ultimi mesi, la sorveglianza di parte delle frontiere del Kosovo è passata sotto la responsabilità della polizia di Pristina, ma quella dei confini con la Serbia resta per ora di competenza della Kfor. Nel 1999, all'arrivo del contingente Nato in Kosovo (dopo la guerra con la Serbia), si contavano più di quarantamila soldati della Kfor nell'area. Oggi il loro numero è sceso a circa 5.500. Dall'inizio delle tensioni ai confini con la Serbia, la Kfor ha aumentato l'azione di sorveglianza alle frontiere.

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