Continua la violenta repressione del regime di Bashar al Assad. I testimoni: fuoco anche contro le ambulanze. Il primo ministro turco Erdogan: "Atrocità inumane". FOTO E VIDEO: LO SPECIALE
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Guarda le foto dell'assalto del palazzo presidenziale yemenita
(in fondo all'articolo tutti i video sulla crisi in Siria e in Giordania)
Per la prima volta dall'inizio delle proteste, il regime siriano di Bashar al Assad ha usato almeno 5 elicotteri da combattimento pesantamente armati per aprire il fuoco indiscriminatamente sui manifestanti nella cittadina di Maarat al-Numaan.
Nell'undicesimo anniversario della morte a Damasco del "rais immortale" Hafez al Assad, padre dell'attuale presidente, l'esercito siriano ha ufficialmente avviato le operazioni militari contro "le organizzazioni armate" in una cittadina al confine con la Turchia, mentre decine di migliaia di siriani sono tornati in piazza in quasi tutte le località del Paese, comprese Damasco e Aleppo, nel 13/o venerdì consecutivo di mobilitazione.
Attivisti e testimoni oculari riferiscono dell'uccisione di almeno 30 civili in quattro diverse regioni e anche alla periferia di Damasco.
La tv di Stato siriana si limita invece a riferire di due morti, un poliziotto e un civile, uccisi da uomini armati a Bosra al Harir.
Attivisti e testimoni oculari citati dalle tv panarabe al Arabiya e al Jazira hanno riferito di intensi bombardamenti con artiglieria e carri armati contro Jisr, in precedenza circondata dai blindati e resa da giorni "una città fantasma" dopo la fuga di migliaia di residenti in Turchia.
Una sessantina sono ricoverati negli ospedali turchi con ferite di colpi di arma da fuoco. Quei pochi che hanno voluto raccontare ai media internazionali - banditi in Siria dall'inizio delle proteste - la loro verità sui fatti smentiscono la versione ufficiale della presenza di "bande armate" e riferiscono della defezione di "centinaia" tra militari e poliziotti "contrari alle pratiche criminali del regime".
Altri testimoni hanno raccontato di aver visto elicotteri da combattimento sparare sulla folla, militari dare fuoco ai campi di grano (alla vigilia della stagione del raccolto), non meglio precisati cecchini sparare contro le ambulanze.
Anche in base a questi resoconti, il primo ministro della vicina Turchia Recep Tayyp Erdogan ha condannato per la prima volta con durezza il regime siriano, accusandolo di "atrocità inumane".
Nel resto del Paese, nell'88/o giorno dall'inizio delle proteste, a decine di migliaia sono scesi in piazza: dall'estremo nord-est curdo alla citta' meridionale di Daraa, ribattezzata "l'indomita" sui social network per la sua prolungata "resistenza" all'assedio militare e all'interruzione dei servizi essenziali: acqua ed elettricità.
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Per la prima volta dall'inizio delle proteste, il regime siriano di Bashar al Assad ha usato almeno 5 elicotteri da combattimento pesantamente armati per aprire il fuoco indiscriminatamente sui manifestanti nella cittadina di Maarat al-Numaan.
Nell'undicesimo anniversario della morte a Damasco del "rais immortale" Hafez al Assad, padre dell'attuale presidente, l'esercito siriano ha ufficialmente avviato le operazioni militari contro "le organizzazioni armate" in una cittadina al confine con la Turchia, mentre decine di migliaia di siriani sono tornati in piazza in quasi tutte le località del Paese, comprese Damasco e Aleppo, nel 13/o venerdì consecutivo di mobilitazione.
Attivisti e testimoni oculari riferiscono dell'uccisione di almeno 30 civili in quattro diverse regioni e anche alla periferia di Damasco.
La tv di Stato siriana si limita invece a riferire di due morti, un poliziotto e un civile, uccisi da uomini armati a Bosra al Harir.
Attivisti e testimoni oculari citati dalle tv panarabe al Arabiya e al Jazira hanno riferito di intensi bombardamenti con artiglieria e carri armati contro Jisr, in precedenza circondata dai blindati e resa da giorni "una città fantasma" dopo la fuga di migliaia di residenti in Turchia.
Una sessantina sono ricoverati negli ospedali turchi con ferite di colpi di arma da fuoco. Quei pochi che hanno voluto raccontare ai media internazionali - banditi in Siria dall'inizio delle proteste - la loro verità sui fatti smentiscono la versione ufficiale della presenza di "bande armate" e riferiscono della defezione di "centinaia" tra militari e poliziotti "contrari alle pratiche criminali del regime".
Altri testimoni hanno raccontato di aver visto elicotteri da combattimento sparare sulla folla, militari dare fuoco ai campi di grano (alla vigilia della stagione del raccolto), non meglio precisati cecchini sparare contro le ambulanze.
Anche in base a questi resoconti, il primo ministro della vicina Turchia Recep Tayyp Erdogan ha condannato per la prima volta con durezza il regime siriano, accusandolo di "atrocità inumane".
Nel resto del Paese, nell'88/o giorno dall'inizio delle proteste, a decine di migliaia sono scesi in piazza: dall'estremo nord-est curdo alla citta' meridionale di Daraa, ribattezzata "l'indomita" sui social network per la sua prolungata "resistenza" all'assedio militare e all'interruzione dei servizi essenziali: acqua ed elettricità.