Continuano i bombardamenti sulla città libica. Nel mirino anche la residenza del rais. Sofia, la moglie del dittatore, intanto accusa l'Alleanza atlantica di aver commesso "crimini di guerra". FOTO E VIDEO: LO SPECIALE
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La Nato intensifica i raid su Tripoli per stanare Gheddafi: i caccia dell'Alleanza atlantica hanno bombardato la capitale libica stavolta anche in pieno giorno, come raramente è capitato dall'inizio delle operazioni militari contro il regime libico.
Una violentissima esplosione è stata udita la mattina di sabato 28 maggio attorno alle 10 (ora italiana) nella zona dove si trova la caserma di Bab al Azizyia, il bunker del colonnello.
L'obiettivo del raid era un deposito di veicoli militari a circa 600 metri dalla residenza del colonnello, secondo fonti della Nato. Ma l'esplosione è stata l'ultima di una lunga serie che ha scosso per tutta la notte la capitale libica, ancora una volta bersaglio dei bombardamenti della Nato.
Colonne di fumo si sono levate in più punti della città. L'agenzia di regime Jana ha denunciato che i caccia della Nato hanno colpito anche "siti civili" nella zona di Al Qariet, a sud della capitale.
"Abbiamo usato bombe ad alta precisione per abbattere le torrette di sorveglianza del complesso di Bab Al Aziziya e mandare un messaggio chiaro al colonnello Gheddafi", ha detto il generale britannico John Lorimer, portavoce della Nato. "Per decenni, il colonnello Gheddafi si è nascosto al suo popolo dietro quelle mura, diffondendo il terrore e schiacciando la popolazione", ha aggiunto Lorimer, precisando di non sapere se al momento dell'attacco il colonnello Gheddafi fosse all'interno della caserma.
"Gheddafi non è comunque un nostro obiettivo", ha precisato il portavoce della Nato. Di opinione diametralmente opposta invece la moglie di Gheddafi, Safyia, secondo la quale la Nato "cerca scuse per eliminare Muammar", violando la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu che parla solo di protezione dei civili minacciati. Safyia, che ha perso un figlio e tre nipotini in uno dei bombardamenti della Nato, ha accusato le forze dell'Alleanza atlantica di "crimini di guerra".
Intervistata telefonicamente dalla Cnn, la moglie del rais ha detto di non essere stata presente al momento dell'attacco in cui, secondo il regime di Tripoli, è rimasto ucciso suo figlio Saif al-Arab. "Ma mi sarebbe piaciuto esserci perché avrei potuto morire con lui. Mio figlio non aveva mai saltato una preghiera della sera. I missili tentavano di colpirci ogni sera, e i raid iniziavano proprio al momento della preghiera", ha detto.
Sul piano politico, intanto, il presidente del Consiglio nazionale di transizione, Mustafa Abdel Jalil, ex ministro del governo di Gheddafi ora al comando della rivolta, ha salutato la nuova posizione della Russia, che al vertice del G8 di Deauville, in Francia, si è schierata sulle posizioni degli occidentali. Il presidente Dmitri Medveded ha chiesto l'uscita di scena del colonnello e ha annunciato che invierà un proprio mediatore nelle prossime ore a Bengasi per tentare di porre fine al conflitto.
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Una violentissima esplosione è stata udita la mattina di sabato 28 maggio attorno alle 10 (ora italiana) nella zona dove si trova la caserma di Bab al Azizyia, il bunker del colonnello.
L'obiettivo del raid era un deposito di veicoli militari a circa 600 metri dalla residenza del colonnello, secondo fonti della Nato. Ma l'esplosione è stata l'ultima di una lunga serie che ha scosso per tutta la notte la capitale libica, ancora una volta bersaglio dei bombardamenti della Nato.
Colonne di fumo si sono levate in più punti della città. L'agenzia di regime Jana ha denunciato che i caccia della Nato hanno colpito anche "siti civili" nella zona di Al Qariet, a sud della capitale.
"Abbiamo usato bombe ad alta precisione per abbattere le torrette di sorveglianza del complesso di Bab Al Aziziya e mandare un messaggio chiaro al colonnello Gheddafi", ha detto il generale britannico John Lorimer, portavoce della Nato. "Per decenni, il colonnello Gheddafi si è nascosto al suo popolo dietro quelle mura, diffondendo il terrore e schiacciando la popolazione", ha aggiunto Lorimer, precisando di non sapere se al momento dell'attacco il colonnello Gheddafi fosse all'interno della caserma.
"Gheddafi non è comunque un nostro obiettivo", ha precisato il portavoce della Nato. Di opinione diametralmente opposta invece la moglie di Gheddafi, Safyia, secondo la quale la Nato "cerca scuse per eliminare Muammar", violando la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu che parla solo di protezione dei civili minacciati. Safyia, che ha perso un figlio e tre nipotini in uno dei bombardamenti della Nato, ha accusato le forze dell'Alleanza atlantica di "crimini di guerra".
Intervistata telefonicamente dalla Cnn, la moglie del rais ha detto di non essere stata presente al momento dell'attacco in cui, secondo il regime di Tripoli, è rimasto ucciso suo figlio Saif al-Arab. "Ma mi sarebbe piaciuto esserci perché avrei potuto morire con lui. Mio figlio non aveva mai saltato una preghiera della sera. I missili tentavano di colpirci ogni sera, e i raid iniziavano proprio al momento della preghiera", ha detto.
Sul piano politico, intanto, il presidente del Consiglio nazionale di transizione, Mustafa Abdel Jalil, ex ministro del governo di Gheddafi ora al comando della rivolta, ha salutato la nuova posizione della Russia, che al vertice del G8 di Deauville, in Francia, si è schierata sulle posizioni degli occidentali. Il presidente Dmitri Medveded ha chiesto l'uscita di scena del colonnello e ha annunciato che invierà un proprio mediatore nelle prossime ore a Bengasi per tentare di porre fine al conflitto.