I soldati siriani, impegnati nella repressione delle manifestazioni, hanno preso di mira il centro storico della città e si sono impadroniti della moschea di Omari, epicentro della protesta. Almeno sei i morti tra i civili
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Un’altra giornata di sangue a Daraa, nel sud della Siria. I soldati siriani, impegnati nella repressione delle manifestazioni contro il regime, hanno preso di mira il centro storico della città e si sono impadroniti della moschea di Omari, epicentro della protesta. Sotto il fuoco dei militari, entrati in città con i tank, sarebbero morti almeno sei civili e i cecchini sono piazzati sui tetti del luogo di culto, secondo quanto riferito da un abitante che, ha raccontato, "La mia famiglia e miei amici sono stati massacrati”.
Soltanto venerdì 29 aprile le vittime della repressione sono state, secondo gli attivisti dei diritti umani, almeno 66. Rivoluzione Siriana 2011, uno dei movimenti che guidano la protesta, però, non si dà per vinto e annuncia nuove manifestazioni. "I martiri vivono in eterno", afferma il gruppo sulla propria pagina Facebook, "e i criminali finiranno nella spazzatura della storia, dopo essere stati giudicati e puniti dal popolo. La libertà arriverà”. Domenica i cortei sono convocati proprio a Daraa, lunedì a Damasco, martedì a Banias e Jableh, mercoledì a Homs, Talbieesh e Tall Kalakh; nonostante il regime abbia più volte ribadito che non tollererà manifestazioni "non autorizzate". E oggi 30 aprile, nel centro della capitale Damasco, davanti al Parlamento, si sono radunate alcune decine di donne, in segno di solidarietà con gli abitanti di Daraa.
Ma la linea di Damasco non cambia. Neanche dopo le misure adottate dalla comunità internazionale. Dopo le sanzioni decise venerdì da Washington contro tre alti esponenti del regime, compreso Maher al Assad, fratello del presidente e capo della quarta brigata meccanizzata dispiegata a Daraa. O dopo le sanzioni Ue che prevedono tra l'atro un embargo sulla fornitura alla Siria di armi e di altre attrezzature che possono essere impiegate contro la popolazione civile nelle attività di repressione e che dovrebbero entrare in vigore già dai prossimi giorni.
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