L'ex presidente si difende con un messaggio audio: "Non ho fondi all'estero. Ho lasciato per il bene del Paese, sono vittima di campagna ingiusta". Intanto il procuratore del Cairo convoca l'ex raìs per interrogarlo
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Rompe il silenzio dopo due mesi di assenza dalla scena politica egiziana e lo fa per difendersi e contrattaccare: nei 5 minuti e 59 secondi di messaggio audio mandato in onda dalla televisione satellitare Al Arabiya, l'ex presidente Hosni Mubarak nega che lui e la sua famiglia abbiano accumulato fortune all'estero e accusa chi sostiene il contrario di una campagna di diffamazione per colpire la sua reputazione.
Ma la macchina della giustizia non si ferma e il procuratore generale ha annunciato, quasi in contemporanea al messaggio, di voler interrogare Mubarak e i suoi due figli, Gamal e Alaa, per le violenze contro i manifestanti in piazza Tahrir all'inizio della rivoluzione e per malversazione e abuso di potere.
Oltre a Mubarak, la magistratura sta macinando ordini di custodia cautelare contro gran parte del gotha politico del precedente regime. L'ultimo in ordine di tempo ha colpito l'ex premier Ahmad Nazif, il cui governo è crollato sotto i primi colpi della rivolta di gennaio.
Nel messaggio trasmesso dalla tv satellitare, che non ha precisato dove sia stato registrato, Mubarak, per la prima volta da quando ha lasciato il potere, ha spiegato le sue ragioni per la decisione di dimettersi dopo un regime trentennale e ha ribadito di avere "servito" il Paese con "onestà". "Ho lasciato il mio incarico di presidente - si è difeso Mubarak - facendo prevalere l'interesse della patria e del popolo".
"Ho molto sofferto a causa di campagne ingiuste e le insinuazioni menzognere che cercano di colpire la mia reputazione e la mia integrità, la mia posizione, la mia storia militare e politica", ha sottolineato l'ex rais affermando di riservarsi tutti i diritti legali verso chiunque voglia attaccare la sua reputazione e quella della sua famiglia.
L'ex rais ha difeso i figli, affermando che non hanno sfruttato il potere per arricchirsi illecitamente, dando la sua disponibilità a cooperare con la giustizia per dimostrare di non possedere né fondi né beni immobiliari all'estero, come invece ritiene la procura, che ha chiesto a numerosi Paesi di congelare i beni appartenenti alla famiglia Mubarak.
Il messaggio ha scatenato la reazione della piazza, sia quella fisica, nella Piazza Tahrir del Cairo, sia quella sul web. Molti i commenti di sdegno, come quello del cyber attivista Wael Ghonim, che si chiede perché l'ex presidente dica di aver sofferto per la campagna contro di lui e non per le morti di detenuti nelle carceri o per la povertà del suo Paese. Sono stati anche postati messaggi di sostegno a Mubarak, mentre alcune centinaia di manifestanti ancora presidiano Piazza Tahrir.
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Ma la macchina della giustizia non si ferma e il procuratore generale ha annunciato, quasi in contemporanea al messaggio, di voler interrogare Mubarak e i suoi due figli, Gamal e Alaa, per le violenze contro i manifestanti in piazza Tahrir all'inizio della rivoluzione e per malversazione e abuso di potere.
Oltre a Mubarak, la magistratura sta macinando ordini di custodia cautelare contro gran parte del gotha politico del precedente regime. L'ultimo in ordine di tempo ha colpito l'ex premier Ahmad Nazif, il cui governo è crollato sotto i primi colpi della rivolta di gennaio.
Nel messaggio trasmesso dalla tv satellitare, che non ha precisato dove sia stato registrato, Mubarak, per la prima volta da quando ha lasciato il potere, ha spiegato le sue ragioni per la decisione di dimettersi dopo un regime trentennale e ha ribadito di avere "servito" il Paese con "onestà". "Ho lasciato il mio incarico di presidente - si è difeso Mubarak - facendo prevalere l'interesse della patria e del popolo".
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L'ex rais ha difeso i figli, affermando che non hanno sfruttato il potere per arricchirsi illecitamente, dando la sua disponibilità a cooperare con la giustizia per dimostrare di non possedere né fondi né beni immobiliari all'estero, come invece ritiene la procura, che ha chiesto a numerosi Paesi di congelare i beni appartenenti alla famiglia Mubarak.
Il messaggio ha scatenato la reazione della piazza, sia quella fisica, nella Piazza Tahrir del Cairo, sia quella sul web. Molti i commenti di sdegno, come quello del cyber attivista Wael Ghonim, che si chiede perché l'ex presidente dica di aver sofferto per la campagna contro di lui e non per le morti di detenuti nelle carceri o per la povertà del suo Paese. Sono stati anche postati messaggi di sostegno a Mubarak, mentre alcune centinaia di manifestanti ancora presidiano Piazza Tahrir.