Libia, tra Gheddafi e i ribelli è guerra per il petrolio

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Gli uomini vicini al raìs denunciano: "Attacco aereo britannico contro il giacimento petrolifero di Sarir". I rivoltosi intanto conquistano terreno vicino a Brega. Frattini: "La risoluzione Onu ci consente di rifornire armi". VIDEO E FOTO

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"Aerei da guerra britannici hanno condotto un attacco aereo contro il giacimento petrolifero di Sarir, in cui sono stati uccise tre guardie, e altri dipendenti sono rimasti feriti". E' questa la denuncia del viceministro degli Esteri di Tripoli Khaled Kaim, che ha accusato la Gran Bretagna di aver danneggiato un oleodotto nel corso di un attacco aereo.
La denuncia arriva alcune ore dopo che i ribelli hanno riferito che gli attacchi del governo hanno bloccato la loro produzione petrolifera, con la quale speravano di finanziare la rivolta.
Kaim ha detto che l'attacco ha danneggiato un oleodotto che collega i giacimenti al porto di Marsa el Hariga: "Non c'è dubbio che questa aggressione... è contro il diritto internazionale e non è coperta dalla risoluzione Onu".
Un portavoce dei ribelli ha detto che l'artiglieria di Gheddafi ha colpito i giacimenti nell'area di Misla e di Waha, controllati dai ribelli, sia martedì 5 che mercoledì 6 aprile, bloccando la produzione. Non è stato possibile avere un commento da parte di ribelli sulle ultime accuse di Tripoli, secondo cui i giacimenti sarebbero sotto il suo controllo.

Continua la battaglia a Brega - I ribelli intanto hanno nuovamente guadagnato terreno attorno al porto petrolifero di Brega, ma hanno anche accusato nuovamente la Nato di non fare abbastanza per aiutarli, mentre le forze di Gheddafi hanno continuato a bombardare con mortai, artiglieria e carri armati Misurata, nell'ovest del Paese. Nel corso dei bombardamenti, inoltre, i ribelli hanno denunciato di essere stati colpiti dal "fuoco amico" della Nato tra Ajabiya e Brega.
Un ministro francese ha detto che gli attacchi aerei Nato in Libia rischiano di "impantanarsi" e un alto ufficiale statunitense ha messo in guardia dalla possibile presenza di agenti libici negli Usa e dal rischio di attacchi di rappresaglia.
"Vogliamo essere certi di identificare questi individui per garantire che da loro non venga alcun pericolo, sapendo che potrebbero essere stati associati al regime di Gheddafi", ha detto il direttore dell'Fbi Robert Mueller.

Frattini: "La risoluzione Onu consente di fornire armi ai ribelli" - Intanto il ministro degli Esteri italiano Frattini torna a parlare del rapporto tra i ribelli e la coalizione che sta compiendi i raid aerei in Libia: "C'è un impegno che abbiamo preso di avere un coordinamento più stretto tra le indicaizoni che vengono da Bengasi e le azioni militari della Nato", dice il titolare della Farnesina." E aggiunge: "In molti casi c'è una necessità di coordinamento". "La Nato deve lavorare per le popolazioni civili".
Per Frattini, comunque, la risoluzione Onu consente di fornire armi ai ribelli.

Rapporti tra l'Europa e i ribelli - A instautare rapporti con i ribelli è anche l'Unione Europa. Una delegazione di otto persone tra cui quattro italiani compreso il capo del gruppo, Agostino Miozzo - inviato della responsabile europea per la politica Estera Catherine Ashton - è giunta a Bengasi per prendere contatti con le autorità politiche e civili dei ribelli. Miozzo, responsabile per la gestione delle crisi del servizio della Ue per l'estero, ha detto di essere a Bengasi "in questo momento difficile per capire meglio di cosa abbiano bisogno gli insorti e per esprimere la disponibilità dell'Unione Europea a fornire aiuti umanitari".

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