Scontri e vittime, è emergenza in Costa d'Avorio

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Nell’ex colonia francese è in atto un vero e proprio massacro di civili, in seguito ai combattimenti tra le forze repubblicane e i miliziani di Laurent Gbagbo, il presidente uscente che non vuole riconoscere la sua sconfitta

Ennesima giornata convulsa in Costa D'Avorio dove, seppure sempre più isolato diplomaticamente, economicamente strangolato e militarmente indebolito, il presidente uscente Laurent Gbagbo non cede al legittimo vincitore Alassane Ouattara e chiama a raccolta i fedelissimi intorno ai simboli del potere: il palazzo presidenziale e la tv di Stato. Ai soldati chiede di combattere all'ultimo sangue, ai civili di trasformarsi in "scudi umani" per difenderlo.

Nessun esito hanno quindi avuto, finora, le dure prese di posizione degli Stati Uniti che, attraverso il segretario di stato Hillary Clinton, hanno stamane ingiunto a Gbagbo di ritirarsi "immediatamente" visto che il suo irrigidimento senza dialogo sta facendo precipitare il Paese "nell'anarchia". E neppure gli appelli del segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, sono andati a buon fine, tant'è che i responsabili della missione Onu (Onuci) hanno deciso di trasferire il personale non essenziale da Abidjan, capitale economica del Paese, a Bouakè, seconda città per importanza e roccaforte di Ouattara, il vincitore delle elezioni dello scorso novembre, presidente riconosciuto dalla comunità internazionale. Uno spostamento "temporaneo" - è stato sottolineato - per evitare altri attacchi dopo quelli ripetuti degli ultimi giorni contro i caschi blu e gli uffici di Abidjan.

Intanto la situazione nel Paese resta esplosiva ma anche poco verificabile sul campo. Da Abidjan i civili lamentano scarsità di materie prime e viveri, da Duekouè le centinaia di vittime denunciate da varie organizzazioni vanno dai 330 dichiarati dall'Onu agli 800 segnalati dalla Croce Rossa Internazionale. Per ora, senza colpevoli.

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