Egitto: al referendum costituzionale vincono i sì

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Prima sconfitta per i giovani di piazza Tahrir che hanno guidato la rivoluzione contro il regime di Mubarak. Il voto permette di andare subito alle elezioni come voluto da esercito e Fratelli musulmani. I riformisti chiedevano prima modifiche alla Carta

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In Egitto la vittoria schiacciante del sì al referendum sugli emendamenti costituzionali (che permettono ai militari al governo di andare rapidamente a elezioni) è la prima sconfitta dei giovani di piazza Tahrir dalla fine dell'era Mubarak. I fratelli musulmani e quel che resta del partito di governo dell'ex presidente Hosni Mubarak si erano schierati per il sì, mentre i giovani della rivoluzione e numerosi partiti di opposizione all'epoca Mubarak si erano schierati per il 'no' dicendo di volere una riscrittura della Costituzione.

I risultati definitivi della consultazione popolare danno i sì attestarsi al 77% dei voti e il no al 22%. Il sostegno al pacchetto di dieci emendamenti redatto da una commissione di esperti nominata dal Consiglo supremo della forze armate è stato massiccio in alcune regioni, molto povere, come quella del Fayum a sud del Cairo. Nella Capitale, dicono alcuni fonti, il risultato è più equilibrato fra i sì e i no. Secondo i dati ufficiali al Cairo hanno votato due milioni e mezzo di persone, un milione e trecentomila si sono pronunciati per il sì e novecentomila per il no.

L'argomento principale utilizzato dai sostenitori del sì è che con questo voto si assicura stabilità al Paese e si procede rapidamente sulla strada della transizione verso le elezioni legislative e presidenziali. Il no ha giocato tutte le sue carte sostenendo che la modifica di una decina di articoli non sono abbastanza per disfarsi della costituzione del vecchio regime, nella quale rimangono immutati i vasti poteri del presidente.

I giovani della rivoluzione del 25 gennaio, che su Facebook, avevano già previsto i risultati, dicono che accetteranno il risultato del voto. Abdel Ghani Hendi, fra i responsabili del partito 11 febbraio che raccoglie i giovani rivoluzionari, ha detto che l'esito del referendum è "da accettare". "Avremmo preferito un altro risultato, ma questo è il frutto della volontà popolare. Il referendum è stato trasparente e non ci sono state frodi e anche l'affluenza, pur rimanendo bassa, è pur sempre positiva per questo paese".

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