I tornado italiani attaccano in Libia

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Il comunicato dello Stato Maggiore della Difesa arriva intorno alle 23 e conferma: "I caccia hanno portato a termine la missione di soppressione delle difese aeree che viene condotta mediante l’impiego di missili aria-superficie". FOTO E VIDEO

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Missione compiuta. Arriva a tarda sera il comunicato stampa dello Stato Maggiore della Difesa che conferma la prima azione d'attacco italiana in Libia nell'ambito della Odissey Dawn, l'operazione militare internazionale che mira a far rispettare la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite.

"I sei caccia Tornado dell’Aeronautica Militare decollati dall’aeroporto di Trapani Birgi questa sera per condurre operazioni sul territorio libico" recita il comunicato ufficiale "sono rientrati nella base siciliana. La missione si è svolta con l’impiego di quattro Tornado ECR (Electronic Combat Reconnaissance) supportati da due Tornado Tanker con funzioni di rifornitore in volo (AAR – Air-to-Air Refuelling)". Il linguaggio tecnico non rende meno esplicito il senso dell'operazione militare: "I caccia ECR hanno portato a termine la loro missione di soppressione delle difese aeree presenti sul territorio libico (in gergo tecnico dette SEAD - Suppression of Enemy Air Defense) che viene condotta mediante l’impiego di missili aria-superficie AGM-88 HARM (High-speed Anti Radiation Missile). L’operazione è iniziata alle 20:00 con il decollo del primo caccia ed è terminata alle 22:20 con l’atterraggio dell’ultimo velivolo della formazione".

I due Tornado Tanker che appartengono al 6° Stormo di Ghedi (Brescia), sono stati i primi a rientrare alla base dopo aver effettuato il rifornimento aereo degli altri velivoli. I Tornado ECR, che provengono dal 50° Stormo di Piacenza, sono tra i velivoli attualmente rischierati sul 37° Stormo di Trapani per l’operazione. Il Tornado è un velivolo da combattimento bireattore, biposto, con ala a geometria variabile e capacità “ognitempo” che l’Aeronautica Militare ha acquisito a partire dal 1982. L’equipaggio è composto da un pilota e da un navigatore.

Il comandante dello Stormo, Mauro Gabetta, è soddisfatto: "L'operazione condotta dai nostri velivoli e' stata di soppressione delle linee aeree avversarie. E' stata positivamente condotta e i nostri ragazzi sono tornati a casa", ha detto. "I nostri aerei hanno operato nei pressi di Bengasi. Noi siamo a disposizione della coalizione. Sentiamo la nostra responsabilità nei confronti di tutti i cittadini italiani, e la volontà di aiutare la popolazione libica. Siamo pronti, ora - ha concluso - a ricevere eventuali prossimi ordini".

Nessuna riservatezza, dunque. Nessun gioco di parole che possa ricordare la "difesa attiva" invocata da altri Governi, in altre stagioni politiche, per ridimensionare il peso dell'intervento militare italiano. Anzi, un tentativo di rivendicare, in fretta, un ruolo per il nostro Paese scavalcato da Francia e Inghilterra nella politica per il Mediterraneo. Anche un modo per allontanare con decisione gli equivoci di un'amicizia (quella tra Berlusconi e Gheddafi) che si è rivelata nel volgere di poche settimane forse troppo imbarazzante.

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa aveva chiarito in giornata che l'Italia si era già  messa a disposizione della missione e così è stato con l'impiego di sette basi militari come supporto logistico anche per le operazioni degli alleati e l'intervento sui cieli libici della nostra Aeronautica militare proprio mentre sulle tv di tutto il mondo si vedevano i traccianti della contraerea di Gheddafi. Di certo non è finita visto che al nuovo annuncio di cessate il fuoco da parte di esponenti del governo libico il nostro ministro degli esteri Frattini, come d'altra parte Obama e il Governo britannico, non sembrano dare molta fiducia.

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