Da Tokyo alla Sicilia: "Io incinta costretta a fuggire"

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Rossella Natale insegna italiano nella capitale giapponese. Al quarto mese di gravidanza, ha abbandonato il Paese per paura delle radiazioni, mentre marito e figlio si sono rifugiati a Kobe. "Non so quando rivedrò la mia famiglia, la mia vita è lì"

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di Giulia Floris

"La mia vita quotidiana mi aspetta a Tokyo". Rossella Natale, 37 anni, incinta di 4 mesi, da tre anni vive in Giappone. La paura delle radiazioni nucleari in città, in seguito alle esplosioni nella centrale di Fukushima, l’ha convinta a lasciare il Paese, dove insegna italiano nell’Università della capitale.

Rientrata mercoledì in Italia con un volo Alitalia partito da Osaka, ha lasciato in Giappone la sua famiglia (il marito, sociolinguista tedesco, e un figlio di 17 anni), il suo lavoro, la sua casa, i suoi gatti. La rintracciamo nella abitazione dei genitori in Sicilia. "All'indomani del terremoto, dopo la prima esplosione nella centrale nucleare, abbiamo preso poche cose e ci siamo messi in macchina verso Kobe, dove poi mio marito e mio figlio sono rimasti – racconta –  nella fretta ho dimenticato anche il cellulare”.  Sfollati da un giorno all’altro.

Nel ripercorrere i momenti del sisma, la paura le attraversa ancora la voce e confessa che la notte le capita di svegliarsi in preda al panico. Quello che non dimentica però, insieme al terrore che ha provato, è la compostezza che ha visto nei giapponesi: “Non ho mai assistito a scene di panico, neanche nei momenti più difficili, quando le comunicazioni erano interrotte e i treni bloccati e anche adesso cercano di andare avanti. La vita a Tokyo continua nonostante tutto, gli uffici sono aperti e all’università in questi giorni ci sono state le cerimonie di laurea, che si sono svolte normalmente". E i racconti che le arrivano da chi è rimasto in città parlano del tentativo di andare avanti, nonostante tutto: "Una mia amica ha una scuola di cucina - dice - e tutte le sue allieve le hanno chiesto di non interrompere le lezioni: per trovare gli ingredienti, deve girare 10 o 12 supermercati, ma la scuola è rimasta aperta".
"Per quanto riguarda il mio lavoro – continua Rossella - per ora le lezioni sono in pausa, come sempre in questo periodo, ma l’università mi ha già chiesto di comunicare se penso di rientrare per i primi di aprile".

Una scelta difficile da prendere adesso, quando le informazioni sul pericolo della radioattività sono molto confuse: "I media giapponesi cercano di tranquillizzare la popolazione e forse non rivelano qual è la vera entità del pericolo, così anche chi è in Giappone cerca di informarsi anche dai media stranieri". La tentazione di lasciare per sempre il Paese dove le scosse sono la norma ("Siamo abituati, la terra trema una volta a settimana"), è un pensiero con cui in questi giorni Rossella fa i conti: "In questi momenti la voglia di tornare in Europa con la mia famiglia c’è stata, ma tornare per fare cosa, mi chiedo poi. La mia vita è lì che mi aspetta".

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