Libia, l'assedio finale degli uomini del rais a Bengasi

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Il figlio di Gheddafi: "Presto tutto finito". Le forze del regime bombardano Misurata. Gli insorti: "L'Occidente deve vergognarsi". La Croce rossa si ritira dalla città roccaforte dei ribelli. E intanto scompaiono quattro giornalisti del New York Times

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Le forze di Muammar Gheddafi hanno bombardato la terza città della Libia con l'artiglieria e sono avanzate verso Bengasi, la roccaforte dei ribelli, mentre non fanno progressi gli sforzi diplomatici per impedire al leader libico di soffocare la rivolta. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha invocato un cessate il fuoco immediato mentre il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha detto di sperare in un voto del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, volto a porre fine al conflitto libico, "non più tardi di giovedì 17 marzo". La Clinton, che ha detto che Gheddafi sembra voler uccidere più libici possibili nel suo tentativo di reprimere la rivolta, ha fatto sapere che vengono considerate "molte differenti sanzioni", non solo la no- fly zone.

La Croce Rossa si ritira da Bengasi - Il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), intanto, ha detto di avere ritirato da Bengasi il suo personale e ha lanciato un appello ad entrambe le parti in conflitto affinché risparmino i civili e lo staff medico. "Il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) ha trasferito il suo staff di Bengasi nella città di Tobruk più ad est, da dove continuerà ad assistere le vittime del conflitto", ha detto l'agenzia in un comunicato.

Indecisione sulla no fly zone - Stati Uniti, Russia, Cina, Germania, India e altri membri del consiglio continuano a rimanere indecisi, o hanno sollevato delle riserve, sulla proposta di Francia e Gran Bretagna di imporre una no-fly zone nei cieli libici. A Ginevra, l'ex ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha accusato la comunità internazionale di ritardare la creazione di una no-fly zone, dicendo che è troppo tardi ormai per salvare vite umane. "Una no-fly zone è il minimo. E' certamente già troppo tardi", ha detto Kouchner, parlando della repressione della rivolta. "Sappiamo da tre settimane che la povera società civile, la povere gente, sta morendo. E noi non facciamo nulla", ha detto alla radio svizzera. L'Italia, potenziale base per la no-fly zone proposta da Gran Bretagna e Francia, ha escluso un intervento militare nel paese nordafricano esportatore di petrolio. "La guerra non si può fare, la comunità internazionale un'azione militare non la deve, non la vuole e non la può fare", ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini in un'audizione al Senato.

"Tutto finito in 48 ore" - Le forze di Gheddafi hanno utilizzato carri armati e artiglieria per riprendere il controllo di Misurata, l'ultima roccaforte dei ribelli nella Libia occidentale, hanno riferito i residenti. Ma i rivoltosi che stanno combattendo a Misurata, città sulla costa mediterranea a circa 200 chilometri ad est di Tripoli, hanno detto di aver sequestrato alcuni carri armati delle forze filo- governative. Vicino ad Ajdabiyah, crocevia fondamentale per raggiungere Bengasi, i soldati di Gheddafi hanno detto di aver incontrato resistenza da parte dei ribelli quando hanno combattuto per il controllo della città. Proprio uno degli insorti, Mohammed al Maghrabi, ha detto che nella città sono presenti sia le forze di Gheddafi che i rivoltosi. "I combattimenti sono stati duri. Noi controlliamo l'ingresso orientale, e altri ribelli stanno arrivando da est, così Dio volendo presto li spingeremo fuori (dalla città ndr)". A Bengasi, sede del consiglio nazionale provvisorio degli insorti, regna un clima di nervosismo e di sfida, con alcuni cittadini che prevedono un bagno di sangue e altri che confidano in una vittoria dei ribelli. Un giornale cittadino ha riferito che un Mig-36 di fabbricazione russa, in dotazione agli oppositori del rais, ha bombardato oggi l'aeroporto di Al Kardabiya vicino a Sirte, la città natale di Gheddafi, ma l'agenzia di stampa ufficiale libica, Jana, ha smentito la notizia. L'esercito libico ha detto agli abitanti di Bengasi di consegnare le armi e un figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ha detto alla tv Euronews che la seconda città del paese cadrà con o senza no-fly zone. "Entro 48 ore tutto sarà finito", ha detto. Saif, un tempo la faccia filo-occidentale del potere in Libia, si è scagliato contro il presidente francese Nicolas Sarkozy per essere stato il primo leader straniero a condannare Gheddafi e a sostenere il Consiglio nazionale libico, definendolo "un clown". Ha aggiunto che la Libia ha contribuito a finanziare la campagna elettorale di Sarkozy nel 2007 e ha chiesto indietro i soldi. La segreteria di Sarkozy ha negato il versamento di denaro. La televisione libica ha lanciato un appello a tutte le forze armate della Libia orientale fedeli a Gheddafi per unirsi all'avanzata del governo verso Bengasi. Le due maggiori tribù della città ha detto alla tv che ora sostengono il leader libico. Un numero crescente di libici sta attraversando il confine con l'Egitto ad est di fronte all'avanzata delle forze governative.

Scomparsi 4 giornalisti del New York Times - Quattro giornalisti che si trovano in Libia per il New York Times risultano dispersi. Lo ha riferito il quotidiano, precisando che dei quattro (compreso il due volte premio Pulitzer Anthony Shadid) si sono persi i contatti martedì mattina da Ajdabiya.
Gli altri dispersi sono Stephen Farrell, reporter che era stato rapito dai talebani nel 2009 e soccorso dai commando britannici, e due fotografi, Tyler Hicks e Lynsey Addario.
"Abbiamo parlato con funzionari del governo libico a Tripoli, ci hanno detto che tentavano di accertarsi su dove fossero i nostri giornalisti", ha detto Bill Keller, direttore del New York Times, aggiungendo che il governo libico ha assicurato al Times che nel caso in cui giornalisti fossero stati catturati, sarebbero stati subito rilasciati.




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