In una lettera congiunta, il presidente francese e il primo ministro britannico chiedono ai partner europei di considerare il Consiglio nazionale libico costituito a Bengasi come "un valido interlocutore politico". E Gheddafi, dicono, "se ne deve andare"
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Lettera congiunta del presidente francese, Nicolas Sarkozy, e del premier britannico, David Cameron, sulla crisi in Libia. "Muammar Gheddafi e il suo clan devono andarsene per evitare ulteriori sofferenze al popolo libico", dicono i due in una lettera congiunta all'Ue, resa nota a Parigi dall'Eliseo. I due chiedono inoltre ai partner europei di riconoscere il Consiglio nazionale libico costituito a Bengasi come "un valido interlocutore politico".
Nel messaggio indirizzato al presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, Sarkozy e Cameron scrivono che "il mondo è testimone" di "violenza e repressione" in Libia "inaccettabili" e che "è chiaro che per noi il regime ha perso qualsiasi legittimità che avesse potuto avere".
Parigi e Londra, perciò, "accolgono con favore la formazione di un Consiglio nazionale di transizione con base a Bengasi" e si "avvicinano" ad esso e ai suoi membri per "sviluppare un dialogo cooperativo". Oggi la priorità è affrontare "la situazione politica e di sicurezza", proseguono Sarkozy e Cameron.
La prima esigenza - scrivono rivolgendosi "ai nostri alleati e ai nostri amici arabi e africani" - è che "Gheddafi e il suo clan" se ne vadano. La seconda è "inviare il segnale politico chiaro" di considerare "il Consiglio come un interlocutore politico valido e una voce importante per il popolo libico in questa fase". A questo scopo, Gb e Francia "sostengono gli sforzi del Cnt di preparare un governo rappresentativo e responsabile".
Parigi e Londra chiedono, poi, "la fine immediata" dell'uso della forza contro i civili "da parte del regime di Gheddafi". Fra i provvedimenti che potrebbero essere adottati per facilitare questa soluzione, quella di "una zona di esclusione aerea" o anche "altre opzioni" per "impedire gli attacchi aerei".
Francia e Gran Bretagna lanciano, infine, un appello alle Nazioni Unite affinchè "valutino e sorveglino da vicino la situazione umanitaria in Libia", dichiarano di "sostenere l'inchiesta annunciata dal Procuratore del Tribunale penale internazionale" e chiedono a "tutti i paesi di applicare completamente l'embargo sulle armi" alla Libia.
La notiza della lettera arriva dopo che la Francia aveva, in giornata, già comunicato di aver riconosciuto il governo provvisorio ribelle di Bengasi al termine di un incontro all'Eliseo fra un emissario di Bengasi e il presidente francese. Indiscrezioni hanno poi reso nota anche l'intenzione di Sarkozy di proporre all'Ue dei bombardamenti mirati in Liba contro Gheddafi.
Il cancelliere tedesco Angela Merkel si era detta "sorpresa" della posizione assunta dalla Francia, sottolineando lo "scetticismo del governo tedesco rispetto all'impiego di mezzi militari in Libia".
Anche la Nato, per voce del segretario Rasmussen, ha frenato, nel corso del vertice dei ministri della Difesa a Bruxelles, su un possibile attacco, chiarendo che è necessario un mandato dell'Onu per qualsiasi opzione militare.
In Libia, intanto, continua l'offensiva di Gheddafi contro i ribelli. Le forze fedeli al rais hanno lanciato un nuovo bombardamento contro Ras Lanuf, El Sider e Brega e la città di Zawiya sarebbe stata riconquistata. Il figlio del colonnello, Saif Al Islam, poi, in un discorso ai suoi sostenitori, ha usato toni minacciosi verso gli insorti e si è rivolto anche alla comunità internazionale: "Siamo nati qui e qui moriremo - ha detto - anche se interviene l'Occidente".
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Nel messaggio indirizzato al presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, Sarkozy e Cameron scrivono che "il mondo è testimone" di "violenza e repressione" in Libia "inaccettabili" e che "è chiaro che per noi il regime ha perso qualsiasi legittimità che avesse potuto avere".
Parigi e Londra, perciò, "accolgono con favore la formazione di un Consiglio nazionale di transizione con base a Bengasi" e si "avvicinano" ad esso e ai suoi membri per "sviluppare un dialogo cooperativo". Oggi la priorità è affrontare "la situazione politica e di sicurezza", proseguono Sarkozy e Cameron.
La prima esigenza - scrivono rivolgendosi "ai nostri alleati e ai nostri amici arabi e africani" - è che "Gheddafi e il suo clan" se ne vadano. La seconda è "inviare il segnale politico chiaro" di considerare "il Consiglio come un interlocutore politico valido e una voce importante per il popolo libico in questa fase". A questo scopo, Gb e Francia "sostengono gli sforzi del Cnt di preparare un governo rappresentativo e responsabile".
Parigi e Londra chiedono, poi, "la fine immediata" dell'uso della forza contro i civili "da parte del regime di Gheddafi". Fra i provvedimenti che potrebbero essere adottati per facilitare questa soluzione, quella di "una zona di esclusione aerea" o anche "altre opzioni" per "impedire gli attacchi aerei".
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Anche la Nato, per voce del segretario Rasmussen, ha frenato, nel corso del vertice dei ministri della Difesa a Bruxelles, su un possibile attacco, chiarendo che è necessario un mandato dell'Onu per qualsiasi opzione militare.
In Libia, intanto, continua l'offensiva di Gheddafi contro i ribelli. Le forze fedeli al rais hanno lanciato un nuovo bombardamento contro Ras Lanuf, El Sider e Brega e la città di Zawiya sarebbe stata riconquistata. Il figlio del colonnello, Saif Al Islam, poi, in un discorso ai suoi sostenitori, ha usato toni minacciosi verso gli insorti e si è rivolto anche alla comunità internazionale: "Siamo nati qui e qui moriremo - ha detto - anche se interviene l'Occidente".