La road map è stata tracciata dal presidente ad interim della repubblica, Fued Mebazaa, che, in un discorso al Paese, fatto attraverso la televisione nazionale, ha voluto segnare un distacco netto e soprattutto irreversibile con il passato
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La strada per affrancare la Tunisia dalle scorie tossiche del regime di Ben Ali è stata disegnata: il 24 luglio si svolgeranno le elezioni che porteranno alla formazione di un'assemblea costituente che avrà il compito di definire le nuove "regole" di un Paese che vuole lasciarsi, prima possibile, alle spalle un passato in cui la democrazia era solo una parola vuota.
La road map è stata tracciata dal presidente ad interim della repubblica, Fued Mebazaa, che, in un discorso al Paese, fatto attraverso la televisione nazionale, ha voluto segnare un distacco netto e soprattutto irreversibile con il passato, annunciando che resterà in carica oltre la scadenza del suo mandato a tempo (cioè oltre la metà di marzo) per essere garante della transizione.
"Proclamiamo oggi - ha detto Mebazaa con voce sicura - l'ingresso in una nuova era, nel quadro di un sistema politico diverso che rompe definitivamente con il caduto regime". Parole in un certo senso attese e che, secondo le prime reazioni raccolte tra gli analisti politici, hanno voluto mettere chiarezza nelle tante incertezze degli ultimi giorni, che hanno visto il governo perdere pezzi importanti e con motivazioni diverse.
Tanto che domani il neopremier, l'ottantaquattrenne Caid Essebsi, collaboratore del padre della Tunisia moderna, Habib Bourghiba, e succeduto a Mohammed Ghannouchi, costretto alle dimissioni dalle proteste di piazza, ufficializzerà la nascita di un nuovo governo in cui preponderante sarà la presenza di tecnici.
Cosa, questa, richiesta soprattutto dalle parti sociali (con il potente sindacato di sinistra Ugtt in testa) e vista come la sola mossa vincente contro l'incertezza che regna ancora nel Paese. L'elezione dell'assemblea costituente però non sarà che il primo passo verso la ridefinizione del quadro istituzionale della Tunisia, perché subito dopo toccherà mettere mani a una nuova legge elettorale.
Solo con quest'atto si potrà aprire la strada alle elezioni vere e proprie, sia quelle presidenziali che quelle politiche. E lì tutto sarà rimesso in gioco. Perché ad oggi, a conferma del momento magmatico che vive la Tunisia, ci sono 21 partiti ufficialmente riconosciuti e 12 di essi sono nati dopo il 14 gennaio, gli altri solo oggi, con la loro accettazione da parte del ministero dell'Interno.
E mercoledì prossimo c'è un'altra scandenza importantissima, perché il tribunale civile di prima istanza di Tunisi sarà chiamato a pronunciarsi sull'istanza di scioglimento dell'Rcd (Rassemblement Constitutionnel Democratique), il partito di Ben Ali, oggi comunque sospeso, ma ancora dal potere praticamente intatto, visto come ancora molti dei suoi esponenti siano presenti nei punti cruciali della complessa macchina amministrativa dello Stato.
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