Giovedì i funerali di Stato dell'ultimo soldato italiano ucciso in Afghanistan. La Russa alla Camera: "Resteremo lì fino a quando non sarà portato a termine il processo di transizione"
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La Basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma, ospiterà nella mattinata di giovedì 3 marzo un rito visto ormai troppe volte: i funerali del tenente (oggi capitano) Massimo Ranzani, l'ultimo di una lunga lista di caduti in Afghanistan.
E' la 37/a vittima dall'inizio della missione, nel 2004. Dopo il rientro della salma all'aeroporto di Ciampino, giovedì mattina sarà allestita al policlinico militare del Celio la camera ardente, dalle 9 alle 10.30.
Alle 11.30 i funerali, celebrati dall'ordinario militare mons. Vincenzo Pelvi, alla presenza delle massime cariche dello Stato. "Ammirazione" per la scelta di vita dell'alpino Ranzani è stata espressa mercoledì, alla Camera e al Senato, dal ministro della Difesa la Russa, che ha ricordato come l'ufficiale 37/enne da Occhiobello, in provincia di Rovigo, "da giovane faceva il boy scout, un modo per aiutare i più deboli. Già allora voleva fare il militare, con quello stesso spirito: aveva individuato come proiezione del suo impegno per gli altri la vita in uniforme".
La Russa alla Camera - Un intervento, quello di La Russa a Montecitorio, che è stato bollato come "retorico" dal deputato Fabio Evangelisti, dell'Idv, contro cui si sono sollevati vari parlamentari della maggioranza ("vergognati!", "stai zitto"), ai quali si è rivolto lo stesso ministro dicendo: "Lasciatelo in pace: gli sciacalli hanno anche loro diritto di parlare".
A parte questo battibecco, nel suo intervento La Russa ha ricostruito l'attentato in cui ha perso la vita Ranzani - che si trovava a bordo di un blindato Lince saltato su un ordigno "tipo mina anticarro, azionato probabilmente dalla pressione del mezzo" - ed aggiornato sulle condizioni dei feriti, nessuno dei quali è "in imminente pericolo di vita".
Uno, il caporalmaggiore Paolo Bruno, ha riportato la frattura delle ultime vertebre cervicali e delle prime vertebre toraciche ("in assenza, per fortuna, di danno neurologico") ed è stato già trasferito all'ospedale americano di Ramstein, in Germania, mentre gli altri tre - il caporalmaggiore scelto Giovanni Califano, il caporalmaggiore Salvatore Saputo e il caporale Mario Manfrin - hanno subito fratture e traumi vari e, appena possibile, saranno rimpatriati.
"Siamo lì per non fare la guerra" - "L'Italia partecipa alla missione della Nato in Afghanistan, su mandato Onu, e resteremo lì fino a quando non sarà portato a termine il processo di transizione, onorando gli impegni e senza prendere decisioni unilaterali", ha detto La Russa, sottolineando che la missione "non è quella di fare la guerra, ma non possiamo dividerci o fare polemiche su una parola, su un termine lessicale. Siamo lì esattamente in ossequio all'art. 11 della Costituzione".
In Afghanistan, ha detto ancora il ministro, "è aumentato il rischio per i militari italiani, è aumentata la frequenza degli attacchi, ma questo dato doloroso era prevedibile e inevitabile, perché l'aumento del numero dei soldati, la presenza massiccia sul territorio, portano anche a un aumento della pericolosità" della missione, che "sta facendo grandi passi avanti, sia sul piano militare che della ricostruzione".
La Russa ha anche ribadito che "la sicurezza dei nostri militari non può essere commisurata alle esigenze di bilancio, e su questo sono tutti d'accordo, anche il ministro dell'Economia". "Non possiamo mai considerarci soddisfatti - ha aggiunto - della sicurezza raggiunta e dobbiamo sempre continuare ad operare per aumentarla, pur essendo consapevoli che la protezione totale non esiste".
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E' la 37/a vittima dall'inizio della missione, nel 2004. Dopo il rientro della salma all'aeroporto di Ciampino, giovedì mattina sarà allestita al policlinico militare del Celio la camera ardente, dalle 9 alle 10.30.
Alle 11.30 i funerali, celebrati dall'ordinario militare mons. Vincenzo Pelvi, alla presenza delle massime cariche dello Stato. "Ammirazione" per la scelta di vita dell'alpino Ranzani è stata espressa mercoledì, alla Camera e al Senato, dal ministro della Difesa la Russa, che ha ricordato come l'ufficiale 37/enne da Occhiobello, in provincia di Rovigo, "da giovane faceva il boy scout, un modo per aiutare i più deboli. Già allora voleva fare il militare, con quello stesso spirito: aveva individuato come proiezione del suo impegno per gli altri la vita in uniforme".
La Russa alla Camera - Un intervento, quello di La Russa a Montecitorio, che è stato bollato come "retorico" dal deputato Fabio Evangelisti, dell'Idv, contro cui si sono sollevati vari parlamentari della maggioranza ("vergognati!", "stai zitto"), ai quali si è rivolto lo stesso ministro dicendo: "Lasciatelo in pace: gli sciacalli hanno anche loro diritto di parlare".
A parte questo battibecco, nel suo intervento La Russa ha ricostruito l'attentato in cui ha perso la vita Ranzani - che si trovava a bordo di un blindato Lince saltato su un ordigno "tipo mina anticarro, azionato probabilmente dalla pressione del mezzo" - ed aggiornato sulle condizioni dei feriti, nessuno dei quali è "in imminente pericolo di vita".
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In Afghanistan, ha detto ancora il ministro, "è aumentato il rischio per i militari italiani, è aumentata la frequenza degli attacchi, ma questo dato doloroso era prevedibile e inevitabile, perché l'aumento del numero dei soldati, la presenza massiccia sul territorio, portano anche a un aumento della pericolosità" della missione, che "sta facendo grandi passi avanti, sia sul piano militare che della ricostruzione".
La Russa ha anche ribadito che "la sicurezza dei nostri militari non può essere commisurata alle esigenze di bilancio, e su questo sono tutti d'accordo, anche il ministro dell'Economia". "Non possiamo mai considerarci soddisfatti - ha aggiunto - della sicurezza raggiunta e dobbiamo sempre continuare ad operare per aumentarla, pur essendo consapevoli che la protezione totale non esiste".