Gheddafi: "Il popolo mi ama, non lascerò la Libia"

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Il leader libico intervistato dalla Abc e dalla Bbc sorride davanti all'ipotesi di lasciare il Paese e di rifugiarsi all'estero in risposta alle richieste dell'amministrazione americana. GUARDA IL VIDEO

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"La mia gente è pronta a morire per proteggermi". E' uno dei passaggi dell'intervista della Bbc e della Abc a Muammar Gheddafi, in cui il leader libico ha anche ha escluso di poter accettare l'offerta di un salvacondotto e l'esilio come via d'uscita alla crisi. (guarda il video in alto). "Mi amano. Tutta la gente è con me. La mia gente morirebbe per proteggermi", ha detto il colonnello, che ha sorriso davanti all'ipotesi di lasciare il Paese e di rifugiarsi all'estero in risposta alle richieste dell'amministrazione americana.

Intanto le forze fedeli al leader libico martedì primo marzo si sono concentrate nella zona occidentale del Paese, mentre gli Stati Uniti stanno facendo avvicinare alla Libia le proprie navi da guerra e forze aeree. Gli abitanti temono che le forze fedeli a Gheddafi stiano preparando un attacco per riconquistare il controllo di Nalut, circa 60 chilometri dal confine tunisino nella Libia occidentale, finita nelle mani dei manifestanti che chiedono la fine del governo del leader libico.

L'ambasciatore Usa all'Onu Susan Rice ha detto che Gheddafi è "scollegato dalla realtà", che sta "massacrando il suo popolo" e che non è adatto a governare. Rice ha aggiunto che Washington è in contatto con i propri alleati, tra cui quelli Nato, per valutare opzioni militari. Gli Usa inoltre hanno fatto sapere che beni per 30 miliardi di dollari sono stati bloccati negli Stati Uniti per impedirne l'accesso a Gheddafi e alla sua famiglia. Il premier britannico David Cameron ha detto che il governo lavorerà a una "no-fly" zone in Libia per proteggere la gente dagli attacchi delle forze fedeli a Gheddafi.

Sul destino del leader libico sarebbe intervenuto anche il Cremlino. Secondo l'agenzia Interfax, infatti, una fonte del governo russo avrebbe definito Gheddafi "un cadavere politico vivente che non ha più posto nel mondo civilizzato".  La fonte ha anche chiarito le ragioni del ritardo di Mosca nel condannare le violenze in Libia. Il presidente Dmitry Medvedev "fin dall'inizio ha reagito negativamente alle recenti azioni delle autorità libiche" ma ha voluto parlare soltanto dopo che tutti i cittadini russi erano stati evacuati, ha spiegato.
Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, intanto, ha frenato sull'imposizione di una No-fly zone sul Paese nordafricano. "Se ne parla però qualunque misura deve passare dal Consiglio di sicurezza dell'Onu e finora questa proposta non è stata avanzata", ha affermato da Ginevra.

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