Marocco in piazza per la manifestazione nata su Facebook

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Si sono battezzati "movimento 20 febbraio" e hanno raccolto migliaia di adesioni online. Oggi a Rabat e nelle altre città del Paese guidato dalla monarchia parlamentare di Mohammed VI hanno chiesto riforme. Proteste in molti altri paesi: VIDEO

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Anche il Marocco è contagiato dall'onda della protesta popolare che sta toccando tutto il Nord Africa e alcuni Paesi del Medio Oriente (guarda il video servizio di Skytg24) dopo Tunisia, EgittoLibia.
Giovani marocchini hanno lanciato su Facebook il movimento "del 20 febbraio" per reclamare una nuova costituzione che, oltre a limitare i poteri del re, crei più giustizia sociale. Migliaia di adesioni online e alcune centinaia di persone n piazza oggi in 20 città del Marocco per chiedere riforme politiche che limitino i poteri di re Mohammed VI.

Nella confusione di questi giorni, gli organizzatori avevano in realtà cancellato questa manifestazione alla vigilia, nel timore di "infiltrazioni" pericolose in un corteo che voleva essere pacifico. Alla fine a Rabat si sarebbero riunite poche migliaia di persone.
Migliaia di di manifestanti anche a Marrakesh, Tangeri e Casablanca.
A Marrakesh, un gruppo di 150-200 persone estranee alle proteste hanno attaccato dei negozi e lanciato pietre contro un edificio pubblico e un McDonalds. L'episodio si è verificato dopo la dispersione della manifestazione a cui hanno partecipato circa 1.500 persone. Incidenti simili si sono verificati a Larache, nel nord del paese. Alcuni giovani hanno attaccato un ufficio doganale e una stazione di polizia. Ad Al Hoceima, nel nord del Marocco, sono scoppiati scontri tra polizia e manifestanti "Alcuni abitanti dei villaggi hanno lanciato pietre contro la stazione di polizia e dato fuoco a cinque automobili", al termine di una manifestazione che sino a quel momento si era svolta in modo pacifico, ha raccontato un testimone. La polizia ha sparato gas lacrimogeni.

Secondo la tv araba Al Jazeera, uno dei motivi che ha limitato l'iniziativa è la defezione dei militanti di alcune importanti associazioni della società civile che in un primo momento avevano promosso la mobilitazione del 20 febbraio.

A differenza di altri paesi arabi, il Marocco non è stato finora investito da forti proteste per la democrazia. Nel Paese sono autorizzati diversi partiti politici e il parlamento viene eletto liberamente. Tanto che cercando "mouvement de 20 fevrier" su Facebook, appaiono numerosissime pagine contro la marcia indetta per oggi. In nome della stabilità del Paese.

Tuttavia, in una serie di aree chiave, il re ha l'ultima parola sull'azione del governo. Al sovrano spetta anche la nomina dei principali ministri. Moulay Hicham El Aloui, cugino del re Mohammed VI soprannominato il "principe ribelle", ha rivolto un appello per lademocratizzazione del sistema e ha espresso il suo sostegno ai manifestanti: "Personalmente, aderisco a qualsiasi iniziativa che chiede una democratizzazione del nostro sistema politico, fermo restando che ciò avvenga in maniera pacifica e tollerante. In questo caso, mi sembra che il movimento abbia queste caratteristiche e quindi io aderisco", ha detto in un'intervista a France 24.

"Su un piano giuridico e costituzionale la monarchia è assoluta, ma questo non vuol dire che il sistema politico sia chiuso o totalitario. E' un sistema autoritario flessibile", ha detto il principe che è ricercatore all'università di Stanford, negli Stati Uniti. Il cugino del re ha anche auspicato che la monarchia marocchina, da lui considerata "legittima e culturalmente radicata", evolva nella direzione di una monarchia costituzionale di tipo spagnolo o britannico.
Il re, secondo il ministero degli Interni, dovrebbe tenere presto un discorso per  annunciare nuove riforme.

Il video con cui era stata lanciata la manifestazione

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