Il rais ricatta l'Europa: nessuna ingerenza

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Berlusconi e Gheddafi a Roma durante una recente visita del leader libico a Roma. A chi sollecitava un intervento contro le violenze, il premier ha detto: Non voglio disturbarlo in questi giorni"
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La minaccia: "Se l'Ue non smette di incoraggiare la rivolta, ripercussioni sui flussi migratori". Sdegno per le violenze da Bruxelles, Francia, Inghilterra. Il governo italiano invita a "realismo ed equilibrio" e scatena le critiche dell'opposizione

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La Libia ha minacciato i paesi europei di interrompere la cooperazione sulla gestione dei flussi di immigrazione illegali se la Ue non smetterà di incoraggiare la rivolta ma l'Unione europea ha respinto al mittente questo ricatto chiedendo stasera a Tripoli di cessare "subito" le violenze contro i manifestanti e di avviare il dialogo.

La minaccia delle autorità libiche è stata resa nota giovedì scorso all'ambasciatore ungherese a Tripoli. L'Ungheria detiene la presidenza del semestre europeo. "Il nostro ambasciatore è stato convocato giovedì a Tripoli e gli è stato detto che se l'Unione europea non smetterà di sostenere i manifestanti, la Libia interromperà gli accordi di cooperazione sull'immigrazione", ha riferito il portavoce della presidenza, Gergely Polner. Lo stesso messaggio "è stato poi trasmesso agli altri rappresentanti europei a Tripoli", ha aggiunto il portavoce, precisando che le autorità libiche hanno voluto in questo modo esprimere la loro insoddisfazione per le dichiarazioni di condanna della violenza e di richiesta a rispettare il diritto alla libertà di espressione giunte dall'Europa.

"Noi abbiamo sentito delle minacce, ma alla fine dei conti la Ue fa ciò che è giusto", ha replicato l'alto rappresentante della politica estera Catherine Ashton, affermando di essere "veramente preoccupata" per il degrado della situazione in Libia. "Noi facciamo appello alla moderazione, esortiamo a mettere fine subito alle violenze e a dialogare", ha detto la Ashton, prima di un confronto tra i ministri degli esteri su tutta la situazione della regione. "Noi vogliamo veramente che la violenza cessi e che si avvii un dialogo", ha rimarcato la Ashton.

L'Italia, che sta già fronteggiando un'ondata eccezionale di immigrati dalla Tunisia, è particolarmente inquieta per la prospettiva di un'apertura indiscriminata delle porte libiche. "Stiamo seguendo molto da vicino tutte le situazioni e siamo preoccupati per le ripercussioni sui flussi migratori nel Mediterraneo", ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini. "Sono pronto a sostenere ogni tipo di dichiarazione per promuovere la stabilità, la sicurezza e la prosperità nel Mediterraneo", ha aggiunto il titolare della Farnesina.
Sulla situazione in Libia, Frattini ha avuto oggi contatti telefonici con il segretario di Stato Usa Hillary Clinton.

La Germania ha dato conto della propria "indignazione" per la dura repressione messa in atto dalle autorità libiche contro i manifestanti. "Siamo indignati per la violenza utilizzata dalle autorità statali in Libia così come in altri paesi" della regione, ha detto il ministro tedesco degli affari europei Werner Hoyer.
Sulla stessa linea anche il suo collega francese, Laurent Wauquiez, che ha definito "assolutamente inaccettabile" e "totalmente sproporzionata" la repressione.

Unica voce esplicitamente fuori dal coro, è stata quella del ministro degli esteri ceco Karel Schwarzenberg che ha invitato la Ue a non intervenire "pesantemente" su quanto sta succedendo in Libia perché "se Gheddafi cade - ha detto - sarebbe una più grande catastrofe per il mondo".

L'atteggiamento da tenere nei confronti della Libia divide, manco a dirlo, anche la politica italiana. Pioggia di critiche dall'opposizione sul governo, accusato di tacere di fronte alla sanguinosa repressione della rivolta a Bengasi.
E se il ministro della Difesa Ignazio La Russa, a proposito della dichiarazione di Silvio Berlusconi su Gheddafi (aveva detto 'non voglio disturbare nessuno'), afferma: "Non avrei usato la parola 'disturbare"', il Pd denuncia il "silenzio e l' inerzia" di Palazzo Chigi e chiede al governo di riferire in parlamento.
Ma nelle file del Pdl prevale un atteggiamento di prudenza. Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto invita al "realismo": bisogna evitare "ingerenze", sottolinea, anche perché in gioco ci sono "i nostri interessi economici" in Libia. Ragionamenti analoghi vengono dal capogruppo pdl al Senato Maurizio Gasparri, che difende l'atteggiamento "equilibrato" del governo. Quel governo che solo pochi mesi fa accoglieva Gheddafi a Roma con tutti gli onori per la giornata dell'amicizia italo-libica.

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