La protesta del mondo arabo arriva nello Yemen

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I manifestanti, guidati dagli studenti, chiedono le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, da 30 anni al potere. Un giovane è rimasto ucciso negli scontri con la polizia. Rivolte anche in Libia, Iran, Barhein. LA MAPPA DELLE PROTESTE

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Dopo la Tunisia e l'Egitto il vento della rivolta nel mondo arabo soffia sempre più forte anche nello Yemen. Si diffonde in tutto il Paese il movimento di protesta che vuole le dimissioni del presidente dopo 30 anni di potere, e un dimostrante è morto negli scontri con la polizia nel sud, secondo testimoni e fonti mediche.

Nella città portuale di Aden, circa 500 dimostranti hanno fronteggiato la polizia che ha sparato in aria per disperdere la folla. Due uomini sono stati colpiti da proiettili vaganti e altri due si sono sentiti male per i lacrimogeni. Mohammed Alwani, di 21 anni, è morto per le ferite riportate, come hanno detto i medici. Alwani è il primo dimostrante ad essere stato ucciso in tre settimane di proteste, che sono aumentate di intensità e violenza. I dimostranti hanno accerchiato una stazione di polizia ad Aden ed alcuni uomini, usciti dalla folla, hanno appiccato un incendio ad un edificio municipale e a diverse auto. Altri sei dimostranti sono stati feriti in scontri che si sono protratti in serata e la polizia ha aperto nuovamente il fuoco.

Il presidente Ali Abdullah Saleh - alleato degli Usa contro al Qaeda - al governo da 32 anni, ha detto che la protesta è il frutto di un complotto straniero per diffondere il caos nei Paesi arabi.

In Yemen il 40% della popolazione di 23 milioni vive con meno di 2 dollari al giorno e un terzo soffre la fame. Alta è la disoccupazione e la corruzione, mentre la popolazione cresce a dispetto delle scarse risorse idriche e petrolifere, che si stanno esaurendo. ll rischio di finire come Tunisia ed Egitto ha spinto Saleh a promettere le dimissioni nel 2013 e ad offrire un dialogo all'opposizione, la quale ha accettato, ma molti giovani dimostranti non sono soddisfatti.

Nella capitale Sanaa, militanti filo-governativi armati di bastoni e coltelli si sono scontrati con i dimostranti. Gli agenti non sono riusciti a dividere le due fazioni, dopo che i manifestanti si sono ritrovati all'università per chiedere le dimissioni di Saleh. "Vogliamo cambiare, come hanno fatto gli egiziani e i tunisini", ha detto Meshaal Sultan, uno studente della capitale.

Secondo diversi analisti, le proteste hanno raggiunto un punto di svolta, perché stanno diventando più spontanee e sono guidate dagli studenti invece che dall'opposizione. Difficilmente diventeranno un fatto di massa come in Egitto, ma se continuassero, il Paese, dove un abitante su due possiede un'arma, rischierebbe di scivolare in una fase di grande violenza.

Ma l'onda lunga della protesta nel mondo musulmano continua a interessare anche la Libia, l'Iran e il Bahrein.
In Libia, a Bengasi, la polizia ha disperso con la forza i manifestanti che dalla scorsa notte erano impegnati in un sit-in contro il regime del colonnello Gheddafi. I dimostranti hanno convocato per giovedì 17 una imponente manifestazione, sul modello di quelle in Egitto e Tunisia, entrambi Paesi confinanti.

In Iran nuovi scontri tra sostenitori del regime e dell'opposizione a Teheran, durante i funerali delle due vittime delle violenze di lunedì scorso. La dinamica degli incidenti è ancora confusa ed entrambe le fazioni rivendicano l'appartenenza di una delle due vittime, uno studente universitario. Una fonte giudiziaria ha intanto annunciato che i leader dell'opposizione Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi saranno processati.

In Bahrein migliaia di persone hanno manifestato per il terzo giorno consecutivo nel piccolo Bahrein per chiedere una profonda riforma istituzionale. Allo stesso tempo, centinaia di persone hanno partecipato ai funerali di un giovane rimasto ucciso ieri negli scontri con la polizia.

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