Somalia, petroliera italiana sequestrata dai pirati

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Cinque uomini hanno sparato colpi di mitra e lanciato razzi verso la Savina Caylin. L'equipaggio, formato da 5 connazionali e 17 indiani, dovrebbe stare bene, ma i collegamenti sono interrotti. Frattini: "Stiamo monitorando la situazione"

Una petroliera italiana è stata attaccata e sequestrata dai pirati nell'Oceano Indiano, al largo delle coste somale.  Cinque uomini a bordo di un barchino hanno sparato colpi di mitra e lanciato alcuni razzi verso la Savina Caylin.  Il sito della missione EuNavFor Atalanta, il cui compito è proteggere le navi nel Golfo di Aden, riporta che la nave è stata attaccata a 670 miglia a est dell'Isola di Socotra. Tra l'equipaggio (5 italiani e 17 indiani) non dovrebbero esserci feriti.

Secondo le prime ricostruzioni l'attacco è cominciato con un violento scontro a fuoco
intorno alle 05:30 ora locali (le 6:30 in Italia). Secondo la Marina italiana, il capitano ha tentato di sfuggire alla cattura accelerando la velocità, cambiando improvvisamente l'andatura e lanciando potenti getti d'acqua verso la lancia dei corsari, che però hanno reagito aprendo il fuoco. I cinque pirati a bordo della lancia hanno sparato varie raffiche di mitra e lanciato alcuni granate incendiarie verso la petroliera.  L'attacco e' avvenuto molto lontano dalla terraferma ed è probabile che i corsari disponessero di un'imbarcazione d'appoggio nelle vicinanze.

La testimonianza
- Il capitano di fregata Cosimo Nicastro del comando generale della Guardia Costiera, parlando a SkyTG24, afferma che "stiamo monitorando la posizione e la rotta della nave che ha ridotto la velocità e questo ci fa pensare che i pirati siano saliti a bordo".

Il governo italiano
- La Farnesina ha reso noto con un comunicato che sta monitorando, assieme al ministero della Difesa, la situazione della petroliera: "Il Ministro Frattini ha chiesto all'Unità di Crisi di attivare tutti i canali disponibili per assicurare la tutela dei cinque cittadini italiani a bordo (tra i quali il Comandante) e dell'equipaggio".  "Si è già svolta al riguardo - prosegue la nota - una prima riunione operativa con tutte le diverse articolazioni competenti del Ministero della Difesa per lo studio dei diversi scenari praticabili in base all'evolvere degli eventi... l'Unità di Crisi mantiene stretti contatti con la Società armatrice e anche per suo tramite con alcuni dei familiari dei componenti italiani dell'equipaggio". L'armatore, Fratelli D'Amato Spa, non ha voluto rilasciare commenti.

La nave - La Savina Caylin è una petroliera lunga 266 metri e con una stazza di 105mila tonnellate di proprietà degli armatori napoletani D'Amato.  E' stata varata nel 2008. Nella zona si sta dirigendo la fregata della marina italiana Zeffiro, impegnata nell'Oceano indiano nell'operazione anti-pirateria dell'Ue Atalanta. L'unità italiana, però, è a due giorni di navigazione.

I precedenti -  L'11 gennaio la nave cisterna Dominia, battente bandiera italiana, è stata catturata dai pirati al largo delle coste nigeriane. Gli aggressori, dopo aver rubato gli effetti personali  dell'equipaggio e rapinato la cassa della nave, l'hanno abbandonata  dopo aver costretto tre uomini dell'equipaggio, di nazionalità  filippina, ad accompagnarli a terra con una delle imbarcazioni di  salvataggio.

Il 27 dicembre 2010 scorso la motonave italiana Valle di Cordoba è stata liberata dagli stessi pirati che in 18, armati di kalashnikov,  l'avevano catturata e sequestrata il 24 dicembre al largo di Lagos,  nelle acque davanti alla Nigeria. A mezzogiorno, la motonave era in  navigazione, a circa 60 miglia dalla costa di Lagos. Il comandante della imbarcazione dichiara di aver subito il furto di 5.000  tonnellate di benzina, oggetti d'oro e piccole somme di denaro.  Sequestrata parte dell'equipaggio, la nave è stata portata a circa 40 miglia al largo di Lagos, dove i pirati hanno organizzato il  trasferimento su una bettolina della benzina. Nessun danno hanno  subito gli uomini dell'equipaggio.

Il 14 dicembre 2010, un mercantile italiano, il  Michele Bottiglieri, è stato attaccato dai pirati mentre si trova  in navigazione nel Golfo di Oman. Contro la nave è stato esploso  anche un colpo d'arma da fuoco che ha danneggiato un'antenna satellitare. Per sfuggire all'attacco la nave ha messo in atto una  serie di manovre 'evasive', procedendo a zig zag e riuscendo così a distanziare gli assalitori.

Il 2 aprile 2010 raffiche di mitra e colpi di bazooka contro una nave  italiana in navigazione nel golfo di Aden. La Italgarland,  portacontainer da 46mila tonnellate di proprietà della compagnia  Italia Marittima di Trieste, è riuscita però a sfuggire ai pirati,  grazie all'abilità del comandante.

Il 25 aprile 2009 la nave da crociera Melody, della compagnia italiana Msc Crociere, con a bordo 134 italiani, riesce a sfuggire all'attacco dei pirati mentre naviga a nord delle Seychelles. Sei uomini armati di kalashnikov sparano contro l'imbarcazione ma il personale di sicurezza a bordo della nave risponde al fuoco e mette in fuga gli assalitori.

L'11 aprile del 2009 viene sequestrato il rimorchiatore battente bandiera italiana Buccaneer. Dopo quattro lunghissimi mesi la nave viene rilasciata. I pirati sostengono di essere stati pagati 4 milioni euro, fatto sempre smentito dalla Farnesina.

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