Sostituiti i vertici del Partito Nazionale Democratico. Lascia anche il figlio di Mubarak, Gamal. Il rais resta saldo al comando. A Il Cairo non si placa la protesta: in milioni in piazza. VIDEO E FOTO
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Dopo ore di impasse, nelle quale la piazza è rimasta affollata di manifestanti mentre dai palazzi della politica non si segnalavano grandi movimenti, improvvisa in serata è arrivata l'accelerazione. I vertici del Pnd, il partito di Hosni Mubarak, sono stati cambiati e anche il figlio Gamal è stato sostituito.
La giornata è stata segnata da un susseguirsi di notizie e dichiarazioni poi smentite o ridimensionate come quella delle dimissioni dello stesso Hosni Mubarak dalla presidenza del Pnd e la posizione espressa dall'emissario di Barack Obama Frank Wisner a favore di una transizione guidata dal rais, corretta dalla stessa Casa Bianca. Parla a titolo personale, ha fatto sapere.
La notizia del rinnovamento dei vertici del partito al potere, già in sé significativa, è stata seguita dal giallo dell'annuncio delle dimissioni da presidente del Pnd dello stesso rais. La notizia, apparsa in sovraimpressione sulla televisione di stato e rilanciata da altre televisioni satellitari arabe, ha creato momenti di confusione, che si sono poi placati quando una catena satellitare ha ritirato la notizia e l'agenzia di stampa ufficiale egiziana Mena ha dato conto del cambiamento ai vertici del Pnd, senza citare in alcun modo la questione delle dimissioni di Mubarak.
Successivamente la Mena ha riportato dichiarazioni del neonominato segretario generale aggiunto del Pnd nonché capo della commissione media, Mohamed Abdellah, secondo il quale il Pnd valuterà emendamenti adeguati alla nuova fase. "L'attuale periodo richiede facce nuove per assumersi le responsabilità in questo periodo critico", ha affermato.
Fonti del Pnd hanno inoltre spiegato che il partito sta esaminando una modifica dello statuto per fare in modo di separare gli incarichi di governo da quelli di partito, una delle richieste avanzate dalle opposizioni con le quali il vicepresidente Omar Soleiman ha avviato oggi contatti.
Le posizioni nell'opposizione rimangono però diverse: da un lato il Comitato dei saggi, nel qual figura l'attuale segretario della Lega araba Amr Mussa, che vede con favore un passaggio di poteri presidenziali dal rais al suo vice. E le componenti più intransigenti dell'opposizione, come il movimento per la riforma di Mohammed el Baradei e Fratelli musulmani, che dall'inizio della rivolta insistono perché Mubarak prima se ne vada.
Nella serata di sanato, però, la confraternita islamista ha fatto un'apertura al dialogo fissando una serie di condizioni. E cioè il rispetto delle posizioni della piazza, il coinvolgimento di tutte le forze politiche e un calendario ben fissato dei passaggi successivi.
Nel rincorrersi di notizie e successive aggiustamenti di tiro rientra anche quella dell'attacco al gasdotto (GUARDA LE FOTO) che dall'Egitto arriva in Israele e in Giordania. Le prime informazioni indicavano che ad essere stato colpito era il braccio israeliano.
Successivamente si è saputo che a saltare è stato quello che alimenta la Giordania, anche se è stato interrotto il flusso verso Israele per motivi precauzionali. Smentita anche la notizia fatta circolare dalla FoxTv di un tentato attentato a Soleiman.
E' risultata invece confermata la notizia di una esplosione vicino ad una chiesa, causata da un ordigno in una località vicino a Rafah, al confine con la striscia di Gaza.
In questa confusione e concitazione di notizie e voci, la certezza è che domeinica 6 febbraio i manifestanti sono stati nuovamente chiamati a raccolta per la terza giornata del milione.
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La giornata è stata segnata da un susseguirsi di notizie e dichiarazioni poi smentite o ridimensionate come quella delle dimissioni dello stesso Hosni Mubarak dalla presidenza del Pnd e la posizione espressa dall'emissario di Barack Obama Frank Wisner a favore di una transizione guidata dal rais, corretta dalla stessa Casa Bianca. Parla a titolo personale, ha fatto sapere.
La notizia del rinnovamento dei vertici del partito al potere, già in sé significativa, è stata seguita dal giallo dell'annuncio delle dimissioni da presidente del Pnd dello stesso rais. La notizia, apparsa in sovraimpressione sulla televisione di stato e rilanciata da altre televisioni satellitari arabe, ha creato momenti di confusione, che si sono poi placati quando una catena satellitare ha ritirato la notizia e l'agenzia di stampa ufficiale egiziana Mena ha dato conto del cambiamento ai vertici del Pnd, senza citare in alcun modo la questione delle dimissioni di Mubarak.
Successivamente la Mena ha riportato dichiarazioni del neonominato segretario generale aggiunto del Pnd nonché capo della commissione media, Mohamed Abdellah, secondo il quale il Pnd valuterà emendamenti adeguati alla nuova fase. "L'attuale periodo richiede facce nuove per assumersi le responsabilità in questo periodo critico", ha affermato.
Fonti del Pnd hanno inoltre spiegato che il partito sta esaminando una modifica dello statuto per fare in modo di separare gli incarichi di governo da quelli di partito, una delle richieste avanzate dalle opposizioni con le quali il vicepresidente Omar Soleiman ha avviato oggi contatti.
Le posizioni nell'opposizione rimangono però diverse: da un lato il Comitato dei saggi, nel qual figura l'attuale segretario della Lega araba Amr Mussa, che vede con favore un passaggio di poteri presidenziali dal rais al suo vice. E le componenti più intransigenti dell'opposizione, come il movimento per la riforma di Mohammed el Baradei e Fratelli musulmani, che dall'inizio della rivolta insistono perché Mubarak prima se ne vada.
Nella serata di sanato, però, la confraternita islamista ha fatto un'apertura al dialogo fissando una serie di condizioni. E cioè il rispetto delle posizioni della piazza, il coinvolgimento di tutte le forze politiche e un calendario ben fissato dei passaggi successivi.
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Successivamente si è saputo che a saltare è stato quello che alimenta la Giordania, anche se è stato interrotto il flusso verso Israele per motivi precauzionali. Smentita anche la notizia fatta circolare dalla FoxTv di un tentato attentato a Soleiman.
E' risultata invece confermata la notizia di una esplosione vicino ad una chiesa, causata da un ordigno in una località vicino a Rafah, al confine con la striscia di Gaza.
In questa confusione e concitazione di notizie e voci, la certezza è che domeinica 6 febbraio i manifestanti sono stati nuovamente chiamati a raccolta per la terza giornata del milione.
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