Egitto, ora è sciopero generale

Mondo
egitto_cairo

Martedì 1 febbraio marcia "da un milione di persone" al Cairo. L'esercito ai manifestanti: "Le vostre proteste sono legittime". Intanto, arriva l'appello Ue: "Elezioni libere e trasparenti". Coprifuoco anticipato alle 14. VAI ALLO SPECIALE

VAI ALLO SPECIALE

LA MAPPA: Turisti fai da te? Occhio ai Paesi ad alta tensione

LE FOTO: Il Cairo: carri armati nelle strade - Egiziani in piazza anche in Europa - La polizia spara sulla folla - La protesta delle donne - L'album

I VIDEO: Assalto al museo egizio - In Egitto come a Tienanmen - La rivolta in onda su YouTube

(In fondo all'articolo tutti i video sugli scontri, i reportage e le testimonianze)


Hosni Mubarak sempre più sotto assedio in Egitto e i tentativi del Rais di placare la rivolta non sembrano dare risultati. Nel settimo giorno di manifestazioni piazza Tahrir, cuore delle proteste al Cairo, si è nuovamente riempita con decine di migliaia di persone che, sfidando il coprifuoco, chiedono la fine del regime. I manifestanti hanno invocato uno "sciopero generale" a tempo indeterminato a partire da lunedì 31 gennaio e un "corteo di un milione di persone" per il primo febbraio e, secondo alcune fonti, anche ad Alessandria, con cui sperano di dare la spallata finale a Mubarak.
Proteste ma anche furti.
Alcuni vandali hanno infatti cercato di saccheggiare il tempio di Karnak a Luxor, ma sono stati fermati. Nei giorni scorsi erano stati già saccheggiati il museo del Cairo e quello del Sinai.
A Il Cairo, intanto, nei negozi e supermercati cominciano a scarseggiare pane e acqua imbottigliata, anche se per le strade si rivede la polizia.

Una marcia da un milione di persone - La mobilitazione contro Mubarak in Egitto continua a crescere. Con il passare dei giorni, infatti, non sembra perdere né forze né energie. 
"Abbiamo deciso che martedì vi sarà una marcia di un milione di persone", ha annunciato Eid Mohamed, uno degli organizzatori. Nel frattempo, raccogliendo un invito in tal senso giunto dai lavoratori di Suez, i dimostranti hanno iniziato a dare vita a uno sciopero generale che andrà avanti a oltranza fino a che non verranno accolte le richieste del movimento, in primo luogo le dimissioni di Mubarak. Le aperture fatta sin qui dal rais non sono ritenute sufficienti dai leader della protesta, che ritengono che Mubarak ripeta "la tiritera senza senso da 30 anni", come ha affermato il capo del Movimento 6 aprile, Ahmed Maher.

Mubarak sotto assedio apre all'opposizione - Per ora, però, il presidente egiziano rifiuta di dimettersi e, nel tentativo di rimanere in sella, ha annunciato il nuovo governo da cui sono spariti l'odiato ministro dell'Interno e i magnati in affari con il regime. Per il resto, poche altre novità. Il cambiamento più significativo è stato l'allontanamento di Habib el-Hadly, principale responsabile per la sanguinosa repressione delle proteste e che controllava le forze di sicurezza accusate di violazioni sistematiche dei diritti umani.
La sua sostituzione era richiesta a gran voce dai manifestanti: al suo posto è andato Mahmud Wagdi, generale di polizia in congedo, ex capo delle istituzioni penitenziarie.
Nel chiaro tentativo di giocarsi l'ultima carta, Mubarak ha anche lanciato un appello al dialogo con le opposizioni, subito respinto al mittente dai Fratelli Musulmani: "Troppo tardi".
Con Mubarak si è schierato il papa della chiesa copta, Shenuda III, che ha riferito di aver parlato con il presidente egiziano per augurargli che Dio gli dia la forza e lo protegga
per il bene dell'Egitto.

L'esercito: niente violenza contro cittadini - L'esercito egiziano non ricorrerà alle armi contro le proteste. E' quanto afferma il  portavoce dell'esercito in un messaggio trasmesso dalla tv di stato egiziana.
"Le richieste del popolo egiziano sono legittime, siamo consapevoli e coscienti di queste richieste - ha detto - la presenza  miliare è per la vostra incolumità e nel vostro interesse".
"Grande popolo dell'Egitto, le vostre forze armate riconosco la legittimità dei diritti del
popolo" e pertanto "non abbiamo fatto né faremo ricorso all'uso della forza contro il popolo egiziano", si legge in un comunicato dell'esercito che sembra così aver preso le distanze dal presidente Hosni Mubarak e dal suo nuovo governo.

La Clinton convoca 260 diplomatici - La crisi che sta attraversando l'Egitto, intanto, interroga anche la diplomazia americana.
Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha infatti convocato a Washington una riunione al Dipartimento di Stato con circa 260 tra ambasciatori, consoli e diplomatici che operano in 180 Paesi nel mondo. Obiettivo del vertice, a quanto rende noto il segretario di Stato, è "fare il punto" delle priorità diplomatiche americane nel mondo. L'occasione, secondo fonti del Dipartimento di Stato, è quella di "ridefinire le dinamiche in Medio Oriente". Hillary Clinton intende infatti incontrare personalmente gli ambasciatori americani che operano nelle aree di crisi. A quanto si apprende, la riunione è anche occasione per valutare in modo più complessivo gli effetti provocati da Wikileaks sulle diverse attività della diplomazia Usa nel mondo.

L'appello Ue - Contemporaneamente, dal vertice Ue tra i ministri degli Esteri è arrivata la richiesta di andare a "nuove elezioni".
L'Unione europea ha chiesto esplicitamente a Hosni Mubarak di avviare "immediatamente" un dialogo con l'opposizione e la società civile nell'ambito di un processo di "transizione ordinata" che spiani la strada allo svolgimento di "libere e giuste" elezioni in Egitto, ma evita di schierarsi sull'opportunità, o meno che il vecchio presidente esca di scena, così come invocato dalle piazze.
"Dalla Ue c'è pieno sostegno al processo democratico, ma nessun diktat: spetta al popolo egiziano decidere la propria leadership". Questo è stato il concetto, ripetuto come un mantra, dai ministri degli esteri della Ue e dal capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, oggi a Bruxelles.

"In Egitto si deve andare verso la democrazia", ha affermato il capo della diplomazia italiana, Franco Frattini, ma quello che la comunità internazionale non vuole è "una soluzione che porti l'islamismo radicale al potere".

Il web? Un'arma a doppio taglio -
In queste ore, però, una nuova minaccia arriva da Internet. Usato per organizzare e  convocare le manifestazioni contro il governo, per raccontare al mondo quanto succede nella piazza sfidando la rigida censura imposta ai  media dalle autorità, per coordinare gli sforzi degli attivisti e creare una sorta di catena virtuale anche a garanzia della loro incolumità, il web rischia di trasformarsi in un'arma a doppio taglio per i giovani che protestano da giorni contro il presidente egiziano Hosni  Mubarak. Su un post apparso su Twitter, l'attivista Sandmonkey denuncia infatti la presenza di 'inflitrati' del governo nei gruppi creati in rete e chiede di non divulgare notizie sulla sorte di una lista di persone date per scomparse, pubblicata questa mattina  sullo stesso sito di micro-blogging.
"La lista di persone scomparse è un falso - si legge nel  'tweet' di Sandmonkey - Molti di loro non sono scomparsi affatto. Sono gli apparati di sicurezza che cercano di raccogliere informazioni su di noi". La lista a cui fa riferimento l'attivista comprende alcune persone al Cairo, ad Alessandria e in altri centri minori. Tra loro anche alcuni blogger antigovernativi, come lo stesso Sandmonkey. In altri messaggi su Twitter è stata denunciata anche la scomparsa del  noto blogger Wael Ghonim, interlocutore di al-Jazeera e direttore  dell'ufficio marketing di Google negli Emirati.

La Farnesina invita a non andare in Egitto -
La Farnesina ritiene "imprudenti" i viaggi nel paese nord africano e l'Italia ha chiesto "imperativamente" alle autorità egiziane di proteggere i cittadini e le missioni diplomatiche Ue, e ha inviato un C130 con un nucleo di Carabinieri per la protezione dell'ambasciata.
intanto, dal 31 gennaio fino a cessazione della crisi, quasi tutti i tour operator italiani hanno sospeso l'offerta di pacchetti viaggio per l'Egitto; per chi ha già prenotato previsti viaggi alternativi o rimborsi.
Per favorire il rientro dall'Egitto dei connazionali,  Alitalia, in coordinamento con il Ministero degli Affari Esteri, ha  provveduto ad aumentare la capacità dei voli, operando i collegamenti su Roma con Airbus A321 da 200 posti, in luogo dei più piccoli A320. 
Alitalia ha inoltre attivato il numero telefonico dedicato 0039.06.65859451 per i passeggeri che si  trovano in Egitto, con personale in grado di fornire informazioni e  assistenza in lingua italiana, inglese ad araba. Alitalia invita i propri passeggeri con biglietti da e per l'Egitto a contattare il call center Alitalia al numero 06.2222 prima di recarsi in aeroporto. E'  inoltre possibile consultare l'operativo dei voli sul sito Internet alitalia.it alla sezione Stato del Volo. A tutti i passeggeri dei voli da e per l'Egitto coinvolti dalle modifiche è garantito il  rimborso totale del biglietto, in caso di rinuncia, o la possibilità di cambiare la prenotazione o l'itinerario del volo entro il 5  febbraio.

Coprifuoco dalle 14 alle 8 -
Intanto, di fronte al caos che regna nel Paese, è stato prorogato di un'ora il coprifuoco, che da lunedì sarà in vigore dalle 14 locali alle 8 del mattino. Una misura che non è riuscita a scoraggiare i manifestanti, che non si sono nemmeno fatti intimidire quando due caccia hanno sorvolato a bassissima quota piazza Tahrir. Nemmeno domenica i soldati hanno reagito davanti alla protesta.

Tutti i video delle proteste in Egitto

Mondo: I più letti

[an error occurred while processing this directive]