La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei parenti dei 19 italiani (tra militari e civili) morti nella strage del 2003. Fino ad ora avevano ricevuto solo un piccolo indennizzo
NASSIRYA: LE IMMAGINI DELL'ATTENTATO
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei familiari delle vittime della strage di Nassiriya in cui il 12 novembre 2003 persero la vita in un attentato 19 italiani, tra militari e civili. Nell'attentato persero la vita 19 italiani - 17 militari e due civili - e nove iracheni. Ora la Corte d'appello di Roma dovrà stabilire il risarcimento in precendenza negato.
Il verdetto della Suprema Corte era atteso per lo scorso 30 novembre ma i supremi giudici avevano disposto l'acquisizione di ulteriori atti e ritenuto necessario più tempo per decidere. Il sostituto procuratore generale militare Francesco Gentile aveva chiesto l'annullamento delle assoluzioni di due generali, Bruno Stano e Vincenzo Lopssolo, ai fini civili, per consentire ai parenti delle vittime di ottenere un risarcimento dallo Stato. Finora, infatti, hanno ricevuto poco più di un piccolo indennizzo, hanno sostenuto i legali dei familiari.
"Questa è una grandissima vittoria morale perché le famiglie delle vittime di Nassiriya, che io rappresento quasi tutte, non hanno mai chiesto il 'vil denaro' ma hanno combattuto per l'accertamento della verità. Anche quando eravamo soli, perché la Procura militare non ci seguiva, e anche quando il governo ha fatto leggi contro di noi". E' questo il commento a caldo dell'avvocato Francesca Conte che ha ascoltato, in Cassazione, la lettura del verdetto che gli ha dato ragione. "Resta un solo rammarico, ossia che la Procura militare non abbia fatto ricorso in Cassazione, insieme a noi, contro le assoluzioni".
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei familiari delle vittime della strage di Nassiriya in cui il 12 novembre 2003 persero la vita in un attentato 19 italiani, tra militari e civili. Nell'attentato persero la vita 19 italiani - 17 militari e due civili - e nove iracheni. Ora la Corte d'appello di Roma dovrà stabilire il risarcimento in precendenza negato.
Il verdetto della Suprema Corte era atteso per lo scorso 30 novembre ma i supremi giudici avevano disposto l'acquisizione di ulteriori atti e ritenuto necessario più tempo per decidere. Il sostituto procuratore generale militare Francesco Gentile aveva chiesto l'annullamento delle assoluzioni di due generali, Bruno Stano e Vincenzo Lopssolo, ai fini civili, per consentire ai parenti delle vittime di ottenere un risarcimento dallo Stato. Finora, infatti, hanno ricevuto poco più di un piccolo indennizzo, hanno sostenuto i legali dei familiari.
"Questa è una grandissima vittoria morale perché le famiglie delle vittime di Nassiriya, che io rappresento quasi tutte, non hanno mai chiesto il 'vil denaro' ma hanno combattuto per l'accertamento della verità. Anche quando eravamo soli, perché la Procura militare non ci seguiva, e anche quando il governo ha fatto leggi contro di noi". E' questo il commento a caldo dell'avvocato Francesca Conte che ha ascoltato, in Cassazione, la lettura del verdetto che gli ha dato ragione. "Resta un solo rammarico, ossia che la Procura militare non abbia fatto ricorso in Cassazione, insieme a noi, contro le assoluzioni".