Haiti, a un anno dal sisma è emergenza per gli stupri

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Una donna ha in mano una maglietta del Kofavir - Getty Images
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I senzatetto sono ancora un milione e nelle tendopoli comandano bande armate di uomini. Un rapporto di Amnesty International denuncia come ogni giorno donne e ragazze rimangono vittime di violenze senza che le autorità intervengano

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A un anno del terremoto di Haiti, che lo scorso 12 gennaio, costò la vita a circa 230mila persone lasciando sull'isola oltre due milioni di senzatetto, le condizioni in cui vivono i cittadini di Port Aux Prince sono ancora tragiche. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le donne e ragazze, vittime tutti i giorni di violenze e abusi. Secondo quanto denuncia Amnesty International in un rapporto (clicca qui) nell'ultimo anno le vittime di stupri sono aumentate in modo drammatico sull'isola. Il numero di reati sessuali era già alto ad Haiti, ma il terremoto, secondo l'associazione per i diritti dell'uomo, ha distrutto buona parte delle strutture e organizzazioni che dovrebbero garantire la sicurezza dei cittadini, creando situazioni di emergenza quotidiana per le donne e le ragazze haitiane.

A un anno dal sisma i senza tetto che vivono nelle tendopoli sono ancora oltre un milione. La loro vita quotidiana si svolge al di fuori di ogni legge o controllo e bande armate girano di notte, rapendo donne e ragazze senza il rischio di subire conseguenze. Dai racconti raccolti da Amnesty emerge come le vittime delle violenze quasi mai vadano a denunciare gli stupri per paura di ritorsioni e per l'assenza di strutture a cui rivolgersi. "Le donne, che già devono fare dolorosamente i conti per aver perso i loro cari, le case e i beni nel terremoto", ha spiegato Gerardo Ducos, ricercatore di Amnesty su Haiti, "aggiungono a tutto questo l'ulteriore trauma di vivere sotto la costante minaccia di violenza sessuale. Per porre fine a tutto questo, il nuovo governo deve assicurare che la protezione delle donne e delle ragazze nei campi diventi una priorità, cosa che finora è stata ampiamente ignorata nella risposta alla più ampia crisi umanitaria".

Alla realizzazione del rapporto di Amnesty International hanno contribuito oltre 50 sopravvissute alla violenza sessuale, che hanno voluto condividere con l'organizzazione per i diritti umani la loro esperienza. Tra loro Machou, di 14 anni, che vive in una tendopoli a Carrefour Feuillles, a sud ovest di Port-au-Prince. E' stata stuprata a marzo, mentre usava un bagno: "Un ragazzo che mi aveva pedinato ha aperto la porta; mi ha immobilizzata con le mani e ha fatto quello che voleva... mi ha preso a pugni. Non sono andata alla polizia perché non conoscevo quel ragazzo, sarebbe stato inutile. Mi sento costantemente triste e temo che possa accadere ancora". Il rapporto di Amnesty segnala come la mancanza di sicurezza e di controlli della polizia fuori e dentro i campi costituisca un fattore determinante per l'aumento delle aggressioni a sfondo sessuale. La risposta della polizia ai casi di stupro è giudicata inadeguata: molte sopravvissute hanno dichiarato di essersi sentire dire che la polizia non poteva fare niente.

Nell'assenza di strutture pubbliche per aiutare le vittime delle violenze sessuali ad Haiti sono nate due organizzazioni, Kofaviv (Commission of Women Victims for Victims) e la Favilek (Women Victims Arise). Entrambe le organizzazioni sono state fondate da donne violentate decise ad aiutare e a prevenire gli abusi sessuali ad Haiti. Claire, una delle fondatrici di Favilek, racconta: "Sono ottimista che riusciremo a ottenere giustizia anche se ci volessero cento o mille anni. Anche se io muoio, altre donne vittime di abusi continueranno la battaglia per ottenere giustizia in questo paese."

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