La lista dei 100 libri da leggere? "Una sfida al confronto"

Mondo
Una delle tante pagine di Facebook dedicate all'elenco/sondaggio sui libri promosso dalla BBC
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Spopola in rete l'elenco/sondaggio della BBC sui capolavori della letteratura da non perdere. Abbiamo chiesto ad alcuni scrittori il motivo di questo successo: “Una conseguenza del fatto che l'uomo è un animale sociale”. Ma c’è anche chi si dice contrario

di Filippo Maria Battaglia

In principio era la lista, o meglio la sua vertigine, come scriveva Umberto Eco in un saggio di qualche tempo fa: lunghe schiere di nomi da Esiodo a Gadda, da Ezechiele a Joyce.
Poi, arrivò il social network e più in generale il web 2.0, e tutto cambiò. Di liste, su internet, se ne trovano ormai a bizzeffe e quasi tutte hanno un certo successo.
Tra le più recenti, v’è ne è una che in questi ultimi giorni ha collezionato migliaia di click e condivisioni. Non ha a che fare con i 10 video più visti su Youtube, né con i migliori videogiochi dell’anno.

Riguarda piuttosto la letteratura ed è sottoforma di sondaggio siglato BBC. È una lista di 100 libri da non perdere (capolavori, si sarebbe detto un tempo), corredata da un dato che circola in rete: la maggior parte degli intervistati avrebbe letto solo il 6% di questi romanzi.
Una qualsiasi rilevazione, direte voi. E invece no, perché una volta pubblicata, la ricerca si è trasformata in un passaparola virtuale, con tanto di istruzioni per l’uso: “Copia questo messaggio nelle tue note – si legge nel post che circola su blog e Facebook - Metti in neretto i libri che hai letto interamente e in corsivo quelli che hai iniziato ma non hai finito. ‘Tagga’ i tuoi amici appassionati lettori e anche me, così posso vedere il tuo risultato”.
Il risultato? Un tam tam infinito, il cui successo non è poi così facile da capire.

“Anch'io – ammette a Sky.it lo scrittore Santo Piazzese – subisco il richiamo delle liste. Credo che sia un misto tra un'affermazione di sé, il confronto con gli altri e l'esigenza di rassicurazione che è più o meno presente in tutti. E' una conseguenza del fatto che l'uomo è un animale sociale”.
“È una sfida giocosa al confronto. I libri fanno parte delle nostre vite, ormai” aggiunge Silvia Avallone, che col romanzo d’esordio Acciaio (Rizzoli) ha venduto più di trecentomila copie, sfiorando l'aggiudicazione del premio Strega di quest'anno. “È bello sapere che oggi, a differenza di un secolo fa, la maggior parte delle persone almeno un libro lo ha letto. È poco, anzi pochissimo, ma è già qualcosa. I libri non sono più confinati nelle biblioteche dei monasteri, ma viaggiano sui treni, nei bar, sulle panchine dei giardini pubblici, e addirittura si fanno le gare su internet a chi ne ha letti di più. Sarebbe bello però, dopo la gara, tracciare delle connessioni fra i titoli, ricostruire le nostre storie personali della letteratura: ne uscirebbe una bella archeologia di noi stessi”.

Come era prevedibile, l’iniziativa però non ha riscosso te deum incondizionati. Se si entra nel merito dei titoli scelti, infatti, quasi tutti hanno da ridire: “Perché questa dittatura dei romanzi?”, si chiede Avallone, mentre Piazzese toglierebbe alcuni best seller relativamente recenti come Il codice da Vinci.
Critiche, però,  arrivano anche nel metodo, e dunque coincidono con l’iniziativa in sé. Assai scettico è, ad esempio, Pietrangelo Buttafuoco. Il giornalista e scrittore siciliano pensa “tutto il male possibile delle liste e degli elenchi e di tutti i narcisismi culturalisti. Hanno solo la funzione di far sentire intelligenti chi ne fa sfoggio. Fosse solo per citare. L'unico elenco degno, infatti, potrebbe essere quello delle biblioteche”.
E se gli si chiede il perchè di questo successo, l’autore di Fimmini risponde: “Le ragioni sono fin troppo ovvie: tutto si riduce a pop. E Dio ce ne scampi dai social network”.

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