In Cina solo mappe approvate dal partito

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Il lancio di Map World è stato preceduto da una campagna di monitoraggio e bonifica delle immagini geografiche online. D'ora in poi solo chi ha una licenza potrà offrire simili servizi. Tra questi non c'è ancora Google.

Google Maps e Map World a confronto

di Matteo Miavaldi


Al di là degli aspetti economici e tecnologici, tra le ragioni che hanno portato al lancio di Map World, il servizio di mappe online cinese, ce ne sono alcune squisitamente politiche, che hanno a che fare con il desiderio del governo di Pechino di controllare il flusso di informazioni che scorre nella rete nazionale.

Tutto ha inizio il maggio scorso quando lo State Bureau of Surveying and Mapping (SBSM), organo statale cinese che si occupa delle regolamentazioni in materia di cartografia e rilevamenti geografici, lancia l’allarme: la rete è piena di informazioni geografiche sensibili a disposizione gratuitamente nelle migliaia di mappe online spuntate negli ultimi anni. Siti militari e territori dedicati alle sperimentazioni nucleari in Cina erano infatti tutti ordinatamente elencati in forum e portali di online mapping, aggiornati continuamente da appassionati che reperivano queste informazioni top secret analizzando le foto satellitari reperibili da diversi portali Internet, anche stranieri.

A seguito della denuncia dall'alto è partita una massiccia campagna di monitoraggio, che ha sanzionato ed obbligato alla chiusura migliaia di siti web giudicati fuori legge. Il risultato di questa operazione di bonifica è che le aziende che vogliano pubblicare online informazioni geografiche dettagliate nella rete cinese, devono chiedere una licenza governativa. Ad oggi, le autorità hanno rilasciato i permessi a 31 società, su 90 che ne avevano fatto richiesta, tra le quali figurano Nokia, Baidu (avversario diretto di Google nell’ambito dei motori di ricerca) e Tencent, leader nazionale delle piattaforme di blog e microblogging. Il grande assente è proprio Google China, che secondo la stampa nazionale non avrebbe nemmeno spedito la richiesta ufficiale agli uffici competenti. Non è dato sapere se siano in corso trattative tra le autorità di Pechino ed il colosso di Mountain View, ma di certo se la morsa governativa dovesse stringersi sulla libertà delle mappe online, Google Earth potrebbe presto entrare nel mirino della censura nazionale.

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