La diagnosi, nell'ospedale di Mingora, la principale città della Valle dello Swat. Le inondazioni hanno colpito 14 milioni di persone. Evacuate centinaia di migliaia di persone
L'Asia sommersa dalle piogge: le foto
Alluvioni e evacuazioni - Una dopo l'altra, in modo implacabile, le città del Pakistan adagiate sulle rive dell'Indo sono state inondate da un fiume che è da sempre linfa e nutrimento dell'agricoltura locale, ma che di colpo si è trasformato in questi giorni in un pericoloso killer che ha gettato nella disperazione 20 milioni di persone, come annunciato oggi dal premier pachistano Yusuf Raza Gilani.
La piena del principale corso d'acqua del Paese, dopo aver devastato il nord, è giunta durante il suo viaggio verso il Mar Arabico nella provincia meridionale di Sindh. Ed è poi toccato alla città di Jacobabad, i cui 10.000 abitanti erano stati quasi tutti evacuati, subirne gli effetti.
Per capire le proporzioni del fenomeno, i responsabili della Protezione civile hanno detto che l'Indo ha in questo momento, in alcuni tratti, una larghezza di 25 chilometri, almeno 20 volte maggiore di quella normale. Il presidente Asif Ali Zardari, criticato per aver continuato una sua visita a Londra nonostante il disastro, ha tracciato un bilancio indicando che 1.400 persone sono morte (ma i soccorritori parlano di oltre 1.600), 71 distretti hanno subito gli effetti di piogge e inondazioni, 720.000 case sono andate distrutte e 1,2 milioni di persone hanno perso tutto.
Epidemie - I timori paventati due settimane fa di possibili epidemie si sono materializzati perché nell'ospedale di Mingora, principale città della Valle dello Swat, è stato segnalato un caso accertato di colera, oltre ad altri sei sospetti.
In attesa dell'arrivo del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che domenica si recherà nelle zone più devastate, il premier Gilani ha fornito in un messaggio per il 64/o anniversario dell'Indipendenza nazionale il dato più toccante: 20 milioni di persone (il 12% della popolazione) sono state messe in difficoltà dalla calamità naturale.
Alluvioni e evacuazioni - Una dopo l'altra, in modo implacabile, le città del Pakistan adagiate sulle rive dell'Indo sono state inondate da un fiume che è da sempre linfa e nutrimento dell'agricoltura locale, ma che di colpo si è trasformato in questi giorni in un pericoloso killer che ha gettato nella disperazione 20 milioni di persone, come annunciato oggi dal premier pachistano Yusuf Raza Gilani.
La piena del principale corso d'acqua del Paese, dopo aver devastato il nord, è giunta durante il suo viaggio verso il Mar Arabico nella provincia meridionale di Sindh. Ed è poi toccato alla città di Jacobabad, i cui 10.000 abitanti erano stati quasi tutti evacuati, subirne gli effetti.
Per capire le proporzioni del fenomeno, i responsabili della Protezione civile hanno detto che l'Indo ha in questo momento, in alcuni tratti, una larghezza di 25 chilometri, almeno 20 volte maggiore di quella normale. Il presidente Asif Ali Zardari, criticato per aver continuato una sua visita a Londra nonostante il disastro, ha tracciato un bilancio indicando che 1.400 persone sono morte (ma i soccorritori parlano di oltre 1.600), 71 distretti hanno subito gli effetti di piogge e inondazioni, 720.000 case sono andate distrutte e 1,2 milioni di persone hanno perso tutto.
Epidemie - I timori paventati due settimane fa di possibili epidemie si sono materializzati perché nell'ospedale di Mingora, principale città della Valle dello Swat, è stato segnalato un caso accertato di colera, oltre ad altri sei sospetti.
In attesa dell'arrivo del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che domenica si recherà nelle zone più devastate, il premier Gilani ha fornito in un messaggio per il 64/o anniversario dell'Indipendenza nazionale il dato più toccante: 20 milioni di persone (il 12% della popolazione) sono state messe in difficoltà dalla calamità naturale.