Alluvioni in India, c'è una vittima italiana

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Riccardo Pitton
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Riccardo Pitton, studente di medicina, è stato travolto nella regione di Ladakh. Molti italiani hanno raggiunto New Delhi per essere rimpatriati. Anche il Pakistan è in ginocchio, secondo l'Onu si tratta di un disastro peggiore dello Tsunami. FOTO E VIDEO

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Riccardo Pitton - C'è anche una vittima italiana nelle alluvioni provocate dalle piogge nella valle di Leh, nel Kashmir indiano. Si tratta di Riccardo Pitton, aveva 23 anni ed era di Torino.
Studente di medicina ed amante dello sport ha perso la vita in India inghiottito dal fango durante la violenta alluvione che ha colpito la regione di Ladakh. Volontario dell'opus dei ''era benvoluto da tutti. Un ragazzo serio, silenzioso, riservato, di quelli che all'apparenza preferiscono la sostanza''. A ricordarlo è Giulio Schreiber, direttore del Centro Culturale Valmiana, in cui il giovane faceva il volontario.

Gli altri italiani - "La situazione dei nostri connazionali è in continuo divenire - ha dichiarato ai microfoni di SkyTG24 Gabriele Annis, capo Cancelleria dell’ambasciata italiana nella cpitale indiana- Alcuni hanno già raggiunto Delhi e sono pronti ad essere rimpatriati".

L'alluvione in India - Sono ancora centinaia le persone disperse dopo le violente piogge e alluvioni che hanno colpito la regione di Ladakh, nel Kashmir indiano. A Leh, la principale città, soldati e squadre di soccorso setacciano le case rase al suolo in cerca di cadaveri. Le alluvioni hanno distrutto ponti, strade e danneggiato le linee elettriche. Alcune delle vittime non sono state ancora identificate e centinaia di persone potrebbero essere morte sepolte dagli smottamenti e dai detriti.

Pakistan devastato - Il Pakistan è in ginocchio per le peggiori inondazioni della sua storia, un evento che, econdo l'Onu, è il peggior disastro degli ultimi anni, più grave dello tsunami del 2004, del sisma ad Haiti e del terremoto che colpì lo stesso Pakistan nel 2005.
Le piogge, che imperversano da quasi due settimane, hanno provocato un'ondata di distruzione che si è estesa per oltre mille chilometri, uccidendo più di 1.600 persone; le acque alluvionali procedono verso le fertili pianure del Sindh ed è a rischio la barriera di Sukkur.

Disastri anche in Cina - Il clima sembra impazzito in tutta l'Asia. In Cina, dopo l'enorme frana nella provincia di Gansu, l'ultimo bilancio della tragedia parla di 702 vittime e 1.042 dispersi nel fiume di fango e detriti, ma il bilancio dei morti è destinato a crescere. Lo smottamento è avvenuto nella notte di sabato e domenica, nella prefettura autonoma tibetana di Gannan: uno spesso strato di fango ha coperto un'area 5 chilometri per 500 metri. Continua la frenetica ricerca di sopravvissuti (l'ultimo, un uomo di 52 anni, è stato trovato dopo oltre 50 ore sotto i detriti), ma ormai le speranze si vanno affievolendo. E poiché la tempesta tropicale Dianmu si dirige verso il nord della Cina e forti piogge sono previste nella zona, il lavoro dei soccorsi è destinato a complicarsi.

Anche l'Europa Centrale negli ultimi giorni è stata colpita da piogge torrenziali. Il disastro qui non ha avuto le dimensioni della tragedia che si è abbattuta sull'Asia, ma ha comunque provocato la morte di almeno 15 persone e ingenti danni.

Continua, intanto, l'emergenza in Russia, oppressa da un'ondata di calcio senza precedenti, continua a bruciare e cresce l'allarme per l'impatto sulla salute della nube di fumo tossico che avvolge Mosca. Dopo quasi due settimane, gli incendi anno causato oltre 50 morti: gli ultimi, due soldati che lavoravano per spegnere un rogo pericolosamente vicino al principale centro di ricerca nucleare del Paese.

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