L'azienda di Mountain View, nella sua opera di digitalizzazione dei volumi cartacei, si è fermata a contare quanti sono in tutto: "quasi 130 milioni". Ma il mercato tradizionale è sempre più in crisi e la catena Usa Barnes & Noble si mette in vendita
di Serenella Mattera
“Libri del mondo, alzatevi e fatevi contare!”. Immerso nella sua mastodontica impresa di digitalizzare tutti i volumi cartacei esistenti sulla terra (ad un ritmo che sarebbe di circa 1.000 pagine all’ora), Google a un certo punto si è fatto una domanda: “Ma quanti libri ci sono là fuori?”. E, a dispetto dell’apparente impossibilità di dare una risposta definitiva, ha tirato fuori una cifra. Non una stima approssimativa, si badi bene, ma un numero esatto, calcolato grazie a un algoritmo: “Ce ne sono 129.864.880”. Con un’avvertenza: il numero vale “almeno fino a domenica”. Perché quella di Google è un’istantanea, scattata mentre gli autori continuano a scrivere e le tipografie a stampare, in decine di lingue diverse.
Possibile che tutte le culture e le tradizioni del mondo abbiano prodotto “solo” 130 milioni di libri?, si chiede qualcuno. Ma è difficile contestare la cifra fornita da Google. Tanto più che viene accompagnata da un’attenta spiegazione dei criteri usati per elaborare l’algoritmo cui è stato affidato il calcolo. Innanzitutto, si legge sul blog di Google books, “tutto dipende da cosa esattamente si intende per libro”. L’azienda fondata da Page e Brin, ad esempio, dichiara di voler considerare tutte le edizioni dell’Amleto separatamente, per digitalizzare i singoli esemplari che hanno diverse prefazioni e commenti. E allora più che le “opere”, si è deciso di contare i “tomi” (una scelta che, ammettono, lascia comunque dei margini di imprecisione). E i calcoli sono stati effettuati a partire dai dati ricevuti da oltre 150 fornitori, che vanno dalle biblioteche nazionali alle singole case editrici. Così, al netto di registrazioni audio, video, mappe, t-shirt con codici ISBN (International Standard Book Numbers) e sottratti anche i documenti del governo presenti nelle biblioteche Usa, il risultato certificato da Google (ma in continuo aggiornamento) è: 129.864.880.
Ma proprio mentre il colosso del Web si sforza di contarli, la concorrenza degli eBook fa emergere ormai segni evidenti delle difficoltà dei tradizionali volumi rilegati di fronte all’avanzare del nuovo. Questa settimana è arrivata la notizia della decisione della proprietà di valutare la vendita di Barnes & Noble, la principale catena di librerie degli Stati Uniti. Neanche una corazzata da 720 negozi, che vanta oltre 300 milioni di libri venduti all’anno, sembra insomma resistere all’attacco che viene sferrato via Internet dal Kindle di Amazon e più di recente dall’I-Pad. Senza contare che anche per l’acquisto dei volumi cartacei, gli americani si affidano sempre più spesso ai megastore come Wal-Mart piuttosto che alle librerie.
Non è bastato, perciò, alla proprietà di B&N né differenziare l’offerta nei propri negozi (dove ci si può sedere a bere un caffè e comprare gli oggetti più diversi), né mettere sul mercato Nook, il proprio lettore di eBook, per risollevare le sorti di un bilancio in costante declino negli ultimi anni. “Oggi Barnes & Noble – ha scritto il Wall Street Journal – ha una capitalizzazione poco sotto i 950 milioni di dollari, anche dopo l’impennata del 25% che si è registrata martedì, nelle ore seguenti all’annuncio della vendita. In confronto, il principale competitore, Amazon.com, ha una capitalizzazione di mercato di circa 55 miliardi di dollari. Nel 2001, Barnes & Noble valeva 2,2 miliardi e Amazon 3,6 miliardi”.
Se e come la catena simbolo di tutte le librerie d’America riuscirà a risollevare le proprie sorti, non è dato al momento sapere. Per ora si vende. Poi si dovrà cambiare. Perché mentre Google digitalizza i libri cartacei, il mercato dà chiari segnali: il tempo degli eBook è arrivato.
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Possibile che tutte le culture e le tradizioni del mondo abbiano prodotto “solo” 130 milioni di libri?, si chiede qualcuno. Ma è difficile contestare la cifra fornita da Google. Tanto più che viene accompagnata da un’attenta spiegazione dei criteri usati per elaborare l’algoritmo cui è stato affidato il calcolo. Innanzitutto, si legge sul blog di Google books, “tutto dipende da cosa esattamente si intende per libro”. L’azienda fondata da Page e Brin, ad esempio, dichiara di voler considerare tutte le edizioni dell’Amleto separatamente, per digitalizzare i singoli esemplari che hanno diverse prefazioni e commenti. E allora più che le “opere”, si è deciso di contare i “tomi” (una scelta che, ammettono, lascia comunque dei margini di imprecisione). E i calcoli sono stati effettuati a partire dai dati ricevuti da oltre 150 fornitori, che vanno dalle biblioteche nazionali alle singole case editrici. Così, al netto di registrazioni audio, video, mappe, t-shirt con codici ISBN (International Standard Book Numbers) e sottratti anche i documenti del governo presenti nelle biblioteche Usa, il risultato certificato da Google (ma in continuo aggiornamento) è: 129.864.880.
Ma proprio mentre il colosso del Web si sforza di contarli, la concorrenza degli eBook fa emergere ormai segni evidenti delle difficoltà dei tradizionali volumi rilegati di fronte all’avanzare del nuovo. Questa settimana è arrivata la notizia della decisione della proprietà di valutare la vendita di Barnes & Noble, la principale catena di librerie degli Stati Uniti. Neanche una corazzata da 720 negozi, che vanta oltre 300 milioni di libri venduti all’anno, sembra insomma resistere all’attacco che viene sferrato via Internet dal Kindle di Amazon e più di recente dall’I-Pad. Senza contare che anche per l’acquisto dei volumi cartacei, gli americani si affidano sempre più spesso ai megastore come Wal-Mart piuttosto che alle librerie.
Non è bastato, perciò, alla proprietà di B&N né differenziare l’offerta nei propri negozi (dove ci si può sedere a bere un caffè e comprare gli oggetti più diversi), né mettere sul mercato Nook, il proprio lettore di eBook, per risollevare le sorti di un bilancio in costante declino negli ultimi anni. “Oggi Barnes & Noble – ha scritto il Wall Street Journal – ha una capitalizzazione poco sotto i 950 milioni di dollari, anche dopo l’impennata del 25% che si è registrata martedì, nelle ore seguenti all’annuncio della vendita. In confronto, il principale competitore, Amazon.com, ha una capitalizzazione di mercato di circa 55 miliardi di dollari. Nel 2001, Barnes & Noble valeva 2,2 miliardi e Amazon 3,6 miliardi”.
Se e come la catena simbolo di tutte le librerie d’America riuscirà a risollevare le proprie sorti, non è dato al momento sapere. Per ora si vende. Poi si dovrà cambiare. Perché mentre Google digitalizza i libri cartacei, il mercato dà chiari segnali: il tempo degli eBook è arrivato.
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