L'imprenditore elvetico, arrestato lo scorso 11 febbraio per violazione dell'immigrazione libica, tornerà oggi a casa. Lo ha annunciato a tripoli il ministro degli esteri della Confederazione Micheline Calmy-Re
Max Goeldi, l'uomo d'affari svizzero liberato tre giorni fa in Libia, tornerà in patria oggi. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri svizzero Micheline Calmy-Rey, aggiungendo che i due Paesi hanno firmato un "piano d'azione" per risolvere la crisi diplomatica. L'accordo è stato firmato alla presenza del ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos, in qualità di presidente di turno dell'Ue. La Confederazione Elvetica, inoltre, sempre per bocca del suo ministro degli esteri si è scusata con la Libia per la pubblicazione delle foto segnaletiche del figlio del leader libico, Hannibal Gheddafi, scattate dalla polizia elvetica quando era in stato di fermo.
Le foto, pubblicate dal quotidiano "La Tribune" dopo l'arresto di Hannibal e della moglie, accusati di aver maltrattato una dipendente, scatenarono una crisi diplomatica tra i due Paesi che poi si allargò a tutta l'Unione Europea. Le autorità libiche arrestarono e condannarono due imprenditori due svizzeri per violazione delle norme sull'immigrazione: Rachid Hamdani, successivamente liberato, e appunto Max Goeldi, rilasciato due giorni fa. Le condanne furono interpretate come una ritorsione da parte di Tripoli nei confronti della Svizzera. Successivamente Berna stilò una lista nera di 188 autorità libiche, compresi Muammar Gheddafi e il ministro degli Esteri Moussa Koussa, ai quali fu vietato il visto di ingresso nei Paesi Schengen. La risposta di Tripoli fu il divieto di ingresso in Libia a tutti i cittadini provenienti dai Paesi Schengen, blocco revocato dopo la cancellazione delle restrizioni imposte ai 188 libici.
Le foto, pubblicate dal quotidiano "La Tribune" dopo l'arresto di Hannibal e della moglie, accusati di aver maltrattato una dipendente, scatenarono una crisi diplomatica tra i due Paesi che poi si allargò a tutta l'Unione Europea. Le autorità libiche arrestarono e condannarono due imprenditori due svizzeri per violazione delle norme sull'immigrazione: Rachid Hamdani, successivamente liberato, e appunto Max Goeldi, rilasciato due giorni fa. Le condanne furono interpretate come una ritorsione da parte di Tripoli nei confronti della Svizzera. Successivamente Berna stilò una lista nera di 188 autorità libiche, compresi Muammar Gheddafi e il ministro degli Esteri Moussa Koussa, ai quali fu vietato il visto di ingresso nei Paesi Schengen. La risposta di Tripoli fu il divieto di ingresso in Libia a tutti i cittadini provenienti dai Paesi Schengen, blocco revocato dopo la cancellazione delle restrizioni imposte ai 188 libici.