Cresce il pressing internazionale per abolire il blocco su Gaza. La Santa Sede e le Nazioni Unite chiedono la riapertura dei corridoi. Per il ministro degli esteri Frattini essa è necessaria per la prosecuzione dei negoziati
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Dopo il voto a favore di una commissione d'inchiesta, la comunità internazionale continua a premere su Israele per la rimozione del blocco di Gaza. Ma da Gerusalemme arriva il no secco alla commissione Onu unitamente alle dichiarazioni del premier Shimon Peres sulla piena giustificazione del blitz israeliano. Mentre si sollevano timori per la nave irlandese in arrivo al largo delle coste di Gaza, è tornato a intervenire con durezza il segretario dell'Onu Ban Ki-moon che ha chiesto a Israele l'immediata revoca del blocco, in quanto "dura da troppo tempo, è controproducente, insostenibile, sbagliato e punisce civili innocenti".
E contro l'embargo s'è schierata anche la Santa Sede, che ha chiesto un'inchiesta imparziale e trasparente su quanto accaduto contro la flottiglia pacifista. A esprimerne il pensiero è stato l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'ufficio Onu di Ginevra, che ha dichiarato: "E' evidente, dopo questo incidente, che la politica di questo isolamento della Striscia di Gaza non può funzionare, perché bisogna dare una risposta positiva ai diritti fondamentali di cibo, acqua, medicinali ed educazione per la popolazione". Quindi l'appello: "Dobbiamo tutti incoraggiare la comunità internazionale e i Paesi più direttamente interessati a lavorare per una soluzione di lunga durata, che non può essere altro se non quella di uno Stato palestinese e di uno Stato israeliano sicuro".
Anche per il ministro degli Esteri italiano la riapertura del valico è fondamentale per la prosecuzione dei negoziati. Per Frattini solo un "contributo alla prosecuzione ottimale dei negoziati" mostrerebbe un "gesto di distensione" da parte d'Israele, consentendo in tal modo che "tutti i beni necessari arrivino liberamente all'interno della Striscia di Gaza, salvo i controlli di sicurezza".
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E contro l'embargo s'è schierata anche la Santa Sede, che ha chiesto un'inchiesta imparziale e trasparente su quanto accaduto contro la flottiglia pacifista. A esprimerne il pensiero è stato l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'ufficio Onu di Ginevra, che ha dichiarato: "E' evidente, dopo questo incidente, che la politica di questo isolamento della Striscia di Gaza non può funzionare, perché bisogna dare una risposta positiva ai diritti fondamentali di cibo, acqua, medicinali ed educazione per la popolazione". Quindi l'appello: "Dobbiamo tutti incoraggiare la comunità internazionale e i Paesi più direttamente interessati a lavorare per una soluzione di lunga durata, che non può essere altro se non quella di uno Stato palestinese e di uno Stato israeliano sicuro".
Anche per il ministro degli Esteri italiano la riapertura del valico è fondamentale per la prosecuzione dei negoziati. Per Frattini solo un "contributo alla prosecuzione ottimale dei negoziati" mostrerebbe un "gesto di distensione" da parte d'Israele, consentendo in tal modo che "tutti i beni necessari arrivino liberamente all'interno della Striscia di Gaza, salvo i controlli di sicurezza".
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