Gli attivisti, reduci dalla spedizione della flotta di aiuti per la Striscia fermata da un sanguinoso attacco israeliano, hanno rifiutato di essere espulsi con un provvedimento di polizia e sono stati arrestati
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Sono sei (a differenza di quanto trapelato ieri) gli attivisti italiani reduci dalla spedizione della flottiglia di aiuti per la Striscia di Gaza fermata da un sanguinoso blitz israeliano, e sono tutti detenuti in Israele in attesa della pronuncia di un tribunale essendosi opposti, come numerosi altri stranieri, a un immediato provvedimento amministrativo di rimpatrio. Lo ha confermato anche la Farnesina, che ha precisato che di questi due hanno doppia nazionalità: uno italo-tedesco ed uno italo-palestinese. I sei sono il tenore Giuseppe 'Joe' Fallisi, la giornalista Angela Lano, Marcello Faracci, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin (italiano di ascendenze arabe).
In un’intervista al Tg1 il ministro degli Esteri Franco Frattini ha precisato che "si tratta di persone per le quali vi era un ordine di espulsione. Gli israeliani hanno detto di voler trattenere coloro che rifiutano di aderire all'ordine di espulsione". In ogni caso, ha ribadito il titolare della Farnesina, "saranno visitati dal nostro funzionario". E si è augurato che "siano rilasciati tutti nel più breve tempo possibile".
Come molte altre decine di attivisti, gli italiani hanno dunque rifiutato di essere espulsi con un provvedimento di polizia e sono stati quindi arrestati. Dovranno ora attendere che sia un tribunale israeliano a esaminare il loro caso, e verosimilmente a confermare l'espulsione con una sentenza, prima di tornare in Italia. Una procedura che non può durare in circostanze normali meno di 72 ore.
I sei, trattenuti ieri in isolamento ad Ashdod, la città portuale a sud di Tel Aviv in cui è stata dirottata l'intera flottiglia dopo l'assalto, avranno accesso a rappresentanti consolari italiani nelle prossime ore. Come alcuni altri attivisti risultanoessere stati trasferiti stamattina nel carcere di Ber Sheeva, nella regione meridionale del Neghev. In totale, è confermato che gli attivisti in stato di fermo sono oltre 480, fra stranieri e palestinesi o arabo-israeliani. E che la gran parte degli stranieri è detenuta per essersi opposta al rimpatrio forzoso.
Sono invece 48 coloro che hanno accettato l'espulsione e sono già stati avviati alla partenza e 45, in maggioranza turchi reduci della 'Mavi Marmara', l'unica nave coinvolta nel bagno di sangue, i feriti ricoverati in varie strutture ospedaliere.
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Sono sei (a differenza di quanto trapelato ieri) gli attivisti italiani reduci dalla spedizione della flottiglia di aiuti per la Striscia di Gaza fermata da un sanguinoso blitz israeliano, e sono tutti detenuti in Israele in attesa della pronuncia di un tribunale essendosi opposti, come numerosi altri stranieri, a un immediato provvedimento amministrativo di rimpatrio. Lo ha confermato anche la Farnesina, che ha precisato che di questi due hanno doppia nazionalità: uno italo-tedesco ed uno italo-palestinese. I sei sono il tenore Giuseppe 'Joe' Fallisi, la giornalista Angela Lano, Marcello Faracci, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin (italiano di ascendenze arabe).
In un’intervista al Tg1 il ministro degli Esteri Franco Frattini ha precisato che "si tratta di persone per le quali vi era un ordine di espulsione. Gli israeliani hanno detto di voler trattenere coloro che rifiutano di aderire all'ordine di espulsione". In ogni caso, ha ribadito il titolare della Farnesina, "saranno visitati dal nostro funzionario". E si è augurato che "siano rilasciati tutti nel più breve tempo possibile".
Come molte altre decine di attivisti, gli italiani hanno dunque rifiutato di essere espulsi con un provvedimento di polizia e sono stati quindi arrestati. Dovranno ora attendere che sia un tribunale israeliano a esaminare il loro caso, e verosimilmente a confermare l'espulsione con una sentenza, prima di tornare in Italia. Una procedura che non può durare in circostanze normali meno di 72 ore.
I sei, trattenuti ieri in isolamento ad Ashdod, la città portuale a sud di Tel Aviv in cui è stata dirottata l'intera flottiglia dopo l'assalto, avranno accesso a rappresentanti consolari italiani nelle prossime ore. Come alcuni altri attivisti risultanoessere stati trasferiti stamattina nel carcere di Ber Sheeva, nella regione meridionale del Neghev. In totale, è confermato che gli attivisti in stato di fermo sono oltre 480, fra stranieri e palestinesi o arabo-israeliani. E che la gran parte degli stranieri è detenuta per essersi opposta al rimpatrio forzoso.
Sono invece 48 coloro che hanno accettato l'espulsione e sono già stati avviati alla partenza e 45, in maggioranza turchi reduci della 'Mavi Marmara', l'unica nave coinvolta nel bagno di sangue, i feriti ricoverati in varie strutture ospedaliere.
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