Il clochard modello

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Cheng Guorong versione "Bad Boys". Solo uno dei tanti fotomontaggi che spopolano sul web (tratto da funkydowntown.com)
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Dalla strada alle passerelle in meno di tre mesi: dopo essere stato eletto il “senzatetto più bello della Cina”, Cheng Guorong ha esordito a maggio nel mondo della moda cinese. Ma la sua vicenda nasconde una storia di malattia ed emarginazione

di Andrea Pira

La notorietà è iniziata a febbraio, quando diversi siti internet hanno rilanciato alcune foto del senzatetto e dato inizio a un "human flesh search engine", un motore di ricerca umano, per scoprire chi fosse questo “principe dei vagabondi”.
Ritratto per le strade di Ningbo, nella Cina orientale, con i capelli lunghi, il pizzetto, e addosso una vecchia giacca a vento su un giubbotto di jeans e una camicia aperta, Cheng si è guadagnato l'attenzione prima degli internauti, poi del mondo del business e infine dei media internazionali. E mentre su Tao Bao, rinomato portale per lo shopping online, i vestiti ispirati allo stile di Cheng arrivano a costare fino a 9000 yuan (900 euro), sul web compaiono decine e decine di foto ritocchi che lo ritraggono nelle locandine di famosi film o nelle pubblicità di famosi marchi della moda.

L'identità di Brother Sharp non è più un mistero. È vedovo, padre di due figli e soffre di problemi mentali. Nato 34 anni fa nello Jiangxi, nella Cina meridionale, nel 2000 ha lasciato la sua casa e i suoi due figli in cerca di lavoro, facendo perdere ogni contatto tre anni dopo. Un mingong quindi, uno degli oltre 110 milioni di lavoratori migranti che lasciano le campagne per cercare fortuna nelle grandi città.
Grazie all'intervento dello stato Cheng, ora testimonial di una campagna per aiutare i senzatetto, è riuscito a ricongiungersi con la sua famiglia, ma c'è chi avanza l'ipotesi possa trattarsi di parenti fittizi e il fratello e la madre ritrovati siano soltanto degli attori.

Intanto, dopo la prima sfilata, il popolo della rete si è diviso sulla scelta di alcune aziende di fare di Cheng un idolo delle passerelle. “Ricorda una tigre in gabbia” scrive un utente del popolare sito Chinasmack. “Non possiamo gioire per le sue sofferenze, lasciamogli vivere la sua vita” risponde un altro internauta. Ma, come ha ricordato Kent Ewing sulle colonne del Asia Times, il “lato oscuro” della storia di Cheng Guorong è la schizofrenia, dimenticata da quanti ne hanno voluto fare un'icona della moda. Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità 100 milioni di cinesi, (il 7 per cento della popolazione) soffre di malattie mentali. E per questo, ha scritto Ewing, come Brother Sharp, sono spesso abbandonati a se stessi.

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