Il fotoreporter Flavio Signori è rimasto coinvolto nei tafferugli tra militari e camicie rosse. Muore in ospedale il generale Seh Daeng, uno dei leader dei manifestanti
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Le camicie rosse hanno chiesto una tregua al governo in carica. Uno dei leader dei manifestanti, Nattawut Saikua, ha telefonato al segretario generale del primo ministro, Korbsak Sabhavasu auspicando un "cessate il fuoco". Ma intanto continua a salire il numero dei morti e dei feriti. Tra le vittime figura anche il generale thailandese Seh Daeng, il cui vero nome era Khattiya Sawasdipol, colpito alla testa il 13 maggio da un proiettile che, secondo i manifestanti, sarebbe stato sparato dai militari. Nella notte tra domenica e lunedì è deceduto anche un militare 31enne, il primo dall'inizio degli scontri di Bangkok.
Durante gli scontri della serata del 16 maggio è rimasto, invece, ferito il fotoreporter romano Flavio Signori. Sarebbe stato un cecchino dell'esercito a sparare al nostro connazionale, il quale ha dichiarato: "Stavo scattando foto nei pressi dei militari e, quando mi sono spostato dietro la barricata dei rossi, sono stato colpito". La ferita sulla schiena, lunga circa 15 cm, non desta, in ogni caso, particolari preoccupazioni. Signori ha infatti confermato che dovrebbe essere dimesso dall'ospedale entro un paio di giorni.
E continua a essere critica la situazione a Bangkok dopo la scadenza dell'ultimatum alle camicie rosse, lanciato dal governo, che prevedeva uno sgombero dell'area occupata entro le 15.00 ora locale (10.00 in Italia). Come suggerito dalle autorità thailandesi, l'ambasciata italiana a Bangkok ha inviato un sms agli italiani nella capitale, invitandoli a rimanere in casa dopo le 15.00. Secondo quanto riferito dal portavoce della polizia Prawut Thavornsir, a Ratchaprasong, il quartiere di Bangkok occupato delle camicie rosse, sono ancora 5mila i dimostranti, anche se "la situazione è calma". Lo stesso portavoce ha precisato che almeno 400, tra anziani e bambini, hanno trovato rifugio in un tempio buddista, ubicato all'interno della stessa "zona rossa".
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Le camicie rosse hanno chiesto una tregua al governo in carica. Uno dei leader dei manifestanti, Nattawut Saikua, ha telefonato al segretario generale del primo ministro, Korbsak Sabhavasu auspicando un "cessate il fuoco". Ma intanto continua a salire il numero dei morti e dei feriti. Tra le vittime figura anche il generale thailandese Seh Daeng, il cui vero nome era Khattiya Sawasdipol, colpito alla testa il 13 maggio da un proiettile che, secondo i manifestanti, sarebbe stato sparato dai militari. Nella notte tra domenica e lunedì è deceduto anche un militare 31enne, il primo dall'inizio degli scontri di Bangkok.
Durante gli scontri della serata del 16 maggio è rimasto, invece, ferito il fotoreporter romano Flavio Signori. Sarebbe stato un cecchino dell'esercito a sparare al nostro connazionale, il quale ha dichiarato: "Stavo scattando foto nei pressi dei militari e, quando mi sono spostato dietro la barricata dei rossi, sono stato colpito". La ferita sulla schiena, lunga circa 15 cm, non desta, in ogni caso, particolari preoccupazioni. Signori ha infatti confermato che dovrebbe essere dimesso dall'ospedale entro un paio di giorni.
E continua a essere critica la situazione a Bangkok dopo la scadenza dell'ultimatum alle camicie rosse, lanciato dal governo, che prevedeva uno sgombero dell'area occupata entro le 15.00 ora locale (10.00 in Italia). Come suggerito dalle autorità thailandesi, l'ambasciata italiana a Bangkok ha inviato un sms agli italiani nella capitale, invitandoli a rimanere in casa dopo le 15.00. Secondo quanto riferito dal portavoce della polizia Prawut Thavornsir, a Ratchaprasong, il quartiere di Bangkok occupato delle camicie rosse, sono ancora 5mila i dimostranti, anche se "la situazione è calma". Lo stesso portavoce ha precisato che almeno 400, tra anziani e bambini, hanno trovato rifugio in un tempio buddista, ubicato all'interno della stessa "zona rossa".
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