Attacchi a Bangkok, tensione tra polizia e camicie rosse

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Dopo le granate lanciate ieri, si fronteggiano soldati e manifestanti. Incertezza sulle vittime. Alcuni parlano di tre morti, altri di uno. Il governo accusa i sostenitori dell'ex premier ma dal movimento negano ogni responsabilità e aprono al dialogo

Venerdì di tensione a Bangkok dopo le esplosioni, ieri, di alcune granate. Centinaia di poliziotti thailandesi in tenuta antisommossa, questa mattina, si sono trovati faccia a faccia con le camicie rosse, i sostenitori dell'ex premier deposto Thaksin Shinawatra. La polizia chiedeva ai manifestanti di smantellare la barricata che hanno costruito nel quartiere finanziario di Silom. In quella zona, dal 12 marzo, le camicie rosse protestano per avere nuove elezioni. Da giorni fronteggiano sia i soldati che difendono la capitale, sia i “senza colore” che sostengono il governo. I dimostranti, come risposta, hanno versato combustibile sulla barriera fatta in gran parte da pneumatici. Quando la polizia si è ritirata, anche le camicie rosse sono tornate nel campo allestito al di là dello sbarramento. Il capo dell'esercito della Thailandia, Anupong Paochinda, ha detto che non intende reprimere la protesta antigovernativa perchè un'azione in quella direzione, al momento, farebbe più danni che altro.

Ancora incertezza sul numero di vittime provocate dalle granate lanciate ieri. C'è discordanza tra la versione del governo e quella delle autorità sanitarie. Il vicepremier Suthep Thaugsuban parla di tre morti, l'Erawan Emergency Centre conta un morto e 86 feriti. Tra questi ci sarebbero alcuni stranieri. La Farnesina ha riferito che non risultano italiani coinvolti. Gli ordigni sono esplosi in rapida successione intorno alle 20 (le 15 in Italia).

Secondo il governo thailandese le granate sono arrivate dalla zona in cui si trovano le camicie rosse. I leader dei dimostranti negano di essere i responsabili dell’attacco, aprono al dialogo e fanno sapere che rinunciano alla richiesta dello scioglimento immediato del parlamento per concedere un mese di tempo al governo.

“Voglio avvisare chiunque sia dietro queste azioni terroristiche del fatto che rischia la pena di morte”, ha detto il generale Tharit Pengdit in un discorso trasmesso in tv. Lo scorso 10 aprile le violenze hanno causato 25 morti e 800 feriti.

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