Secondo fonti governative locali, gli operatori hanno ammesso il coinvolgimento nel complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand. Frattini: vogliamo la verità, fiducia alle autorità di Kabul. Gino Strada: "E' una bufala". L'INTERVISTA
GURADA LE FOTO dei volontari di Emergency arrestati in Afghanistan
In fondo all'articolo l'intervista a Gino Strada, l'intervento del ministro Franco Frattini e tutti gli aggiornamenti dall'Afghanistan
Secondo fonti governative afghane, i tre operatori italiani fermati sabato dai servizi segreti afghani nell'ospedale di Lashkar Gah, nel sud del paese, hanno ammesso di essere coinvolti in un complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand, Gulab Mangal.
La notizia viene rilanciata nella serata di domenica dall'edizione on line del quotidiano britannico Times, che cita fonti afghane, e poi confermata dall'agenzia Ansa.
"Tutti e 9 gli arrestati hanno confessato", ha detto il portavoce del governatore di Helmand, Daoud Ahmadi: "Hanno detto che c'era un piano per compiere attentati suicidi negli affollati bazar, il compound del governatore Gulab Mangal, che volevano uccidere".
Più preciso Wahidhullah, consigliere del responsabile della provincia di Helmand: "Nel corso degli interrogatori, i contorni del complotto sono emersi con chiarezza, così come è emerso il fatto che per realizzarlo un italiano, Marco Garatti, avrebbe ricevuto denaro dai talebani". Wahidhullah ha poi spiegato che il gruppo aveva mimetizzato armi ed esplosivo tra il materiale medico in una delle stanze dell'ospedale. "Il governatore - ha aggiunto - di solito si intrattiene con le vittime nell'ospedale di Emergency per portare assistenza e denaro. Era previsto che in una delle prossime visite, dopo aver lasciato le sue guardie del corpo all'esterno dell'ospedale, Mangal avrebbe trovato a sorpresa nella sala, dove erano ricoverati i feriti, i talebani armati per ucciderlo".
A complicare ulteriormente le cose arriva anche l'altra accusa, rilanciata dalla Cnn on line: i tre italiani sarebbero coinvolti nell'assassinio dell'interprete di Daniele Mastrogiacomo (il giornalista di Repubblica rapito nella provincia nel 2007), Adjmal Nashkbandi.
Marco Garatti, chirurgo, nato a Brescia il 16 aprile 1961, dal 1999 collabora con Emergency e dal 2009 ad oggi ricopre il ruolo di coordinatore di progetto; Matteo Dell'Aira, infermiere, nato a Milano l'1 settembre 1969, dal 2000 lavora con Emergency e dal febbraio 2010 è responsabile medico del centro di Laskhar Gah; Matteo Pagani Gauzzugli Bonaiuti, nato a Roma il 12 novembre 1981, dal novembre 2009 collabora con Emergency in qualità di responsabile logistico amministrativo dell'ospedale Laskhar Gah. Sono questi i nomi dei tre volontati di Emergency accusati dalle autorità afghane.
"E' tutta una bufala. I tre non hanno nulla da confessare". Così Gino Strada ai microfoni di SkyTg24 ha liquidato la notizia proveniente dall'Afghanistan. E ha aggiunto: "Sono persone su cui metto le mani sul fuoco". Il fondatore della Ong italiana non ha dubbi. Già nella giornata di sabato, Emergency aveva parlato di accuse "grottesche". E nel corso dell'intervista rilasciata al canale all news di SKy nel corso della mattinata di domenica, Strada aveva dichiarato: il governo afghano intende eliminare un "testimone scomodo" della guerra contro i talebani.
Si fanno sentire anche i familiari dei volontari, sostenendo che "non è possibile" una confessione e dicendosi "amareggiati" per il "silenzio dello Stato".
"Prego con tutto il cuore, da italiano, che non sia vero". Così il ministro degli Esteri Franco Frattini ha commentato la notizia rilanciata dal Times. "L'eventuale confessione dei tre è da verificare - ha aggiunto Frattini - ma noi aspettiamo il risultato delle indagini. Vi sono dei fatti, sono state trovate armi molto pericolose nell'ospedale gestito da Emergency. Quindi noi tutti vogliamo conoscere la verità, in fretta".
La Ong fondata da Gino Strada è presente in Afghanistan dal 1999 con tre centri chirurgici, un centro di maternità, una rete di 28 centri sanitari. A Lashkar Gah gestisce dal 2004 con un centro chirurgico per vittime di guerra, che in questi anni ha curato oltre 66mila persone. L'organizzazione si era ritirata provvisoriamente dal paese nel 2007 in segno di protesta per l'arresto di uno dei suoi dipendenti che aveva fatto da mediatore con i talebani, per ottenere da loro la liberazione del giornalista italiano Daniele Mastrogiacomo.
Ascolta le parole di Gino Strada a Sky Tg24, le dichiarazioni del ministro Frattini, le reazioni del mondo politico
In fondo all'articolo l'intervista a Gino Strada, l'intervento del ministro Franco Frattini e tutti gli aggiornamenti dall'Afghanistan
Secondo fonti governative afghane, i tre operatori italiani fermati sabato dai servizi segreti afghani nell'ospedale di Lashkar Gah, nel sud del paese, hanno ammesso di essere coinvolti in un complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand, Gulab Mangal.
La notizia viene rilanciata nella serata di domenica dall'edizione on line del quotidiano britannico Times, che cita fonti afghane, e poi confermata dall'agenzia Ansa.
"Tutti e 9 gli arrestati hanno confessato", ha detto il portavoce del governatore di Helmand, Daoud Ahmadi: "Hanno detto che c'era un piano per compiere attentati suicidi negli affollati bazar, il compound del governatore Gulab Mangal, che volevano uccidere".
Più preciso Wahidhullah, consigliere del responsabile della provincia di Helmand: "Nel corso degli interrogatori, i contorni del complotto sono emersi con chiarezza, così come è emerso il fatto che per realizzarlo un italiano, Marco Garatti, avrebbe ricevuto denaro dai talebani". Wahidhullah ha poi spiegato che il gruppo aveva mimetizzato armi ed esplosivo tra il materiale medico in una delle stanze dell'ospedale. "Il governatore - ha aggiunto - di solito si intrattiene con le vittime nell'ospedale di Emergency per portare assistenza e denaro. Era previsto che in una delle prossime visite, dopo aver lasciato le sue guardie del corpo all'esterno dell'ospedale, Mangal avrebbe trovato a sorpresa nella sala, dove erano ricoverati i feriti, i talebani armati per ucciderlo".
A complicare ulteriormente le cose arriva anche l'altra accusa, rilanciata dalla Cnn on line: i tre italiani sarebbero coinvolti nell'assassinio dell'interprete di Daniele Mastrogiacomo (il giornalista di Repubblica rapito nella provincia nel 2007), Adjmal Nashkbandi.
Marco Garatti, chirurgo, nato a Brescia il 16 aprile 1961, dal 1999 collabora con Emergency e dal 2009 ad oggi ricopre il ruolo di coordinatore di progetto; Matteo Dell'Aira, infermiere, nato a Milano l'1 settembre 1969, dal 2000 lavora con Emergency e dal febbraio 2010 è responsabile medico del centro di Laskhar Gah; Matteo Pagani Gauzzugli Bonaiuti, nato a Roma il 12 novembre 1981, dal novembre 2009 collabora con Emergency in qualità di responsabile logistico amministrativo dell'ospedale Laskhar Gah. Sono questi i nomi dei tre volontati di Emergency accusati dalle autorità afghane.
"E' tutta una bufala. I tre non hanno nulla da confessare". Così Gino Strada ai microfoni di SkyTg24 ha liquidato la notizia proveniente dall'Afghanistan. E ha aggiunto: "Sono persone su cui metto le mani sul fuoco". Il fondatore della Ong italiana non ha dubbi. Già nella giornata di sabato, Emergency aveva parlato di accuse "grottesche". E nel corso dell'intervista rilasciata al canale all news di SKy nel corso della mattinata di domenica, Strada aveva dichiarato: il governo afghano intende eliminare un "testimone scomodo" della guerra contro i talebani.
Si fanno sentire anche i familiari dei volontari, sostenendo che "non è possibile" una confessione e dicendosi "amareggiati" per il "silenzio dello Stato".
"Prego con tutto il cuore, da italiano, che non sia vero". Così il ministro degli Esteri Franco Frattini ha commentato la notizia rilanciata dal Times. "L'eventuale confessione dei tre è da verificare - ha aggiunto Frattini - ma noi aspettiamo il risultato delle indagini. Vi sono dei fatti, sono state trovate armi molto pericolose nell'ospedale gestito da Emergency. Quindi noi tutti vogliamo conoscere la verità, in fretta".
La Ong fondata da Gino Strada è presente in Afghanistan dal 1999 con tre centri chirurgici, un centro di maternità, una rete di 28 centri sanitari. A Lashkar Gah gestisce dal 2004 con un centro chirurgico per vittime di guerra, che in questi anni ha curato oltre 66mila persone. L'organizzazione si era ritirata provvisoriamente dal paese nel 2007 in segno di protesta per l'arresto di uno dei suoi dipendenti che aveva fatto da mediatore con i talebani, per ottenere da loro la liberazione del giornalista italiano Daniele Mastrogiacomo.
Ascolta le parole di Gino Strada a Sky Tg24, le dichiarazioni del ministro Frattini, le reazioni del mondo politico