Le “camicie rosse”, i sostenitori del deposto ex presidente Thaksin Shinawatra, sono tornati a scontrarsi nel centro della capitale tailandese contro polizia ed esercito. Morti e feriti. Un attentato dinamitardo ha ferito diversi soldati
Bombe molotov, granate, colpi di pistola: è guerriglia nel centro di Bangkok tra l'esercito thailandese e le “camicie rosse”, i sostenitori dell'ex premier Thaksin Shinawatra, da oltre tre settimane in rivolta per chiedere nuove elezioni, che si sono appellati al re. Il “bollettino” degli ospedali aumenta di ora in ora: almeno 15 persone sono morte e 680 sono rimaste ferite. Tra le vittime anche un cameraman giapponese della Reuters, arrivato da alcuni giorni in città per seguire le manifestazioni.
Testimoni raccontano che Khao San Road, una via turistica popolare nel centro della città, è diventata una "zona di guerra": vetrine infrante, auto in fiamme, fumo, macerie. La rivolta è scoppiata quando le forze di sicurezza, su ordine del governo, hanno tentato di strappare al controllo dei manifestanti una zona nel quartiere vecchio della capitale thailandese, nelle vicinanze del ponte Phan Fah, tra la sede locale dell'Onu e alcuni edifici governativi.
L'esercito ha lanciato lacrimogeni e sparato proiettili di gomma sui manifestanti che, protetti da barricate di auto e pick-up, hanno risposto con bombe molotov e granate, riuscendo a mantenere la loro roccaforte e a prendere in ostaggio cinque militari. Ma la rivolta non si è fermata alla capitale e si sta estendendo anche nel nord del Paese, dove centinaia di “camicie rosse” hanno manifestato contro il governo del premier Abhisit Vejjajiva, da 16 mesi al potere dopo il golpe incruento che nel 2006 depose Thaksin. Il primo ministro ha spiegato che l'esercito "può sparare solo in aria e per difendersi". Secondo il portavoce dell'esercito, Sansern Kaewkamnerd, la situazione potrebbe degenerare ulteriormente e le vittime potrebbero diventare molte di più. Per questo, il premier, a tarda notte, ha ordinato il ritiro temporaneo dei militari.
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L'esercito ha lanciato lacrimogeni e sparato proiettili di gomma sui manifestanti che, protetti da barricate di auto e pick-up, hanno risposto con bombe molotov e granate, riuscendo a mantenere la loro roccaforte e a prendere in ostaggio cinque militari. Ma la rivolta non si è fermata alla capitale e si sta estendendo anche nel nord del Paese, dove centinaia di “camicie rosse” hanno manifestato contro il governo del premier Abhisit Vejjajiva, da 16 mesi al potere dopo il golpe incruento che nel 2006 depose Thaksin. Il primo ministro ha spiegato che l'esercito "può sparare solo in aria e per difendersi". Secondo il portavoce dell'esercito, Sansern Kaewkamnerd, la situazione potrebbe degenerare ulteriormente e le vittime potrebbero diventare molte di più. Per questo, il premier, a tarda notte, ha ordinato il ritiro temporaneo dei militari.
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