Non si ferma la scia di violenza nel paese asiatico, dove un attentato durante una riunione di partito ha provocato oltre 40 morti. A Peshawar, invece, serie di deflagrazioni nei pressi del consolato americano. Dura condanna della Casa Bianca
Il Pakistan, ancora una volta, nella morsa del terrore e della violenza. Sono oltre 40 le vittime dell'attentato kamikaze nel distretto nordoccidentale di Lower Dir, effettuato durante una riunione dell'Awami National Party, il partito moderato dell'etnia pashtun. Stando alla polizia, un uomo avrebbe cercato d'entrare dove si svolgeva l'assemblea politica e, quando è stato bloccato, si sarebbe fatto esplodere.
Poco dopo la città di Peshawar è stata scossa da una serie d'esplosioni nei pressi del consolato statunitense. Secondo i testimoni un commando avrebbe aperto il fuoco con fucili d'assalto e sparato razzi contro la sede americana, dopo aver fatto esplodere un'autobomba. Che l'obiettivo, in ogni caso, fosse davvero la sede della rappresentanza diplomatica è stato confermato dall'ambasciata Usa a Islamabad nonché ribadito da una successiva rivendicazione dei talebani. Il bilancio è di 7 morti, compresi 4 attentatori.
Immediate le condanne del presidente afghano Hamid Karzai e dell'alta rappresentante della politica estera della Ue Catherine Ashton. In una nota diffusa a Bruxelles, la Ashton ha stigmatizzato gli attentati e la violenza quali "tentativi di mettere a repentaglio la democrazia in Pakistan e nella regione". Dura la reazione della Casa Bianca, che ha espresso la "propria inquietudine" per gli attentati nei pressi del consolato americano.
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