Il primo ministro uscente Nur al Maliki aveva chiesto un nuovo conteggio dei voti. La commissione elettorale: “Se dubitano e pensano che ci siano degli errori, che ci consiglino un nuovo conteggio di voti in quel preciso centro, non in tutto l'Iraq"
Il primo ministro iracheno Nuri al Maliki ha chiesto alla commissione elettorale un nuovo conteggio dei voti delle legislative dello scorso 7 marzo. Secondo i risultati annunciati ieri dalla Commissione elettorale (Ihec) con il 92% dei voti scrutinati, la Lista per l'Iraq dell'ex primo ministro Ayad Allawi è in testa con 2.543. 632 di voti contro i 2.535.704 raccolti dall'Alleanza per lo stato di Diritto di al Maliki.
Ma la commissione elettorale ha detto no. Il presidente della Commissione, Haidari, ha dichiarato che un riconteggio delle schede elettorali richiederebbe "troppo tempo". "Abbiamo fornito a tutte le entità politiche dei CD con i risultati dello spoglio nei centri elettorali, dopo verifiche approfondite da parte nostra", ha confermato. "Se dubitano e pensano che ci siano degli errori, che ci consiglino di effettuare un nuovo conteggio di voti in quel preciso centro, non in tutto l'Iraq", ha concluso Haidari.
La richiesta ufficiale del primo ministro rischia di minacciare il fragile processo politico in corso e di trascinare il paese in uno stallo che, oltre a rinviare l'annuncio dei risultati definitivi, potrebbe avere un impatto negativo sulla giovane democrazia irachena. Con il 92% delle schede scrutinate nelle 18 provincie irachene, al Maliki avrebbe vinto in sei regioni meridionali sciite e a Baghdad.
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Ma la commissione elettorale ha detto no. Il presidente della Commissione, Haidari, ha dichiarato che un riconteggio delle schede elettorali richiederebbe "troppo tempo". "Abbiamo fornito a tutte le entità politiche dei CD con i risultati dello spoglio nei centri elettorali, dopo verifiche approfondite da parte nostra", ha confermato. "Se dubitano e pensano che ci siano degli errori, che ci consiglino di effettuare un nuovo conteggio di voti in quel preciso centro, non in tutto l'Iraq", ha concluso Haidari.
La richiesta ufficiale del primo ministro rischia di minacciare il fragile processo politico in corso e di trascinare il paese in uno stallo che, oltre a rinviare l'annuncio dei risultati definitivi, potrebbe avere un impatto negativo sulla giovane democrazia irachena. Con il 92% delle schede scrutinate nelle 18 provincie irachene, al Maliki avrebbe vinto in sei regioni meridionali sciite e a Baghdad.
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