Il 14 marzo, a due anni dalla rivolta di Lhasa, Pechino ha predisposto un pattugliamento militare della capitale della regione. Proseguono, intanto, le manifestazioni a favore dell'indipendenza da parte degli esiliati
A due anni dalla rivolta del 14 marzo 2008, che insanguinò le strade di Lhasa, il governo cinese ha intensificato i controlli lungo le strade della capitale tibetana, in cui regna una calma apparente. Il Tibet, infatti, ha commemorato, in tale data, l'anniversario d'un'altra sommossa, che, 51 anni fa, sancì l'occupazione di Pechino e l'esilio del Dalai Lama. Serpeggia, dunque, un certo malumore, tanto più che il rappresentante cinese in Tibet ha scelto la data del duplice anniversario per accusare di sobillazione popolare la suprema autorità religiosa. Immediata la replica del Dalai Lama da Dharamsala, che non solo ha accusato Pechino di "voler cancellare il buddismo" dal Tibet, ma ha anche ribadito l'intenzione di non accettare alcun ruolo politico in caso d'un eventuale futuro governo nel paese. Nel frattempo si susseguono da giorni le manifestazioni per l'indipendenza tibetana. A Taiwan in centinaia hanno invaso le strade di Taipei, mentre nella capitale nepalese Katmandu 34 manifestanti sono stati arrestati dalle forze dell'ordine locali.
Guarda anche:
Dalai Lama alla Casa Bianca, Cina: “Rapporti compromessi”
Il Dalai Lama a Washington per incontrare Obama. TUTTE LE FOTO
NYTimes: "Attacchi a Google partiti da due scuole cinesi"
Guarda anche:
Dalai Lama alla Casa Bianca, Cina: “Rapporti compromessi”
Il Dalai Lama a Washington per incontrare Obama. TUTTE LE FOTO
NYTimes: "Attacchi a Google partiti da due scuole cinesi"